30 novembre 2006

Progetto di Accordo intercantonale sull’armonizzazione della scuola obbligatoria – presa di posizione del Consiglio di Stato

L'intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - di giovedì 30 novembre 2006 inerente la presa di posizione del Consiglio di Stato sul Progetto di Accordo intercantonale sull'armonizzazione della scuola obbligatoria, è presente online, con relativa cartella stampa, all'indirizzo web www.ti.ch/decs/stampa, sul sito ufficiale della Repubblica e Cantone Ticino.

Consegna diplomi e certificati CRS alla Scuola superiore per le formazioni sanitarie (SSFS) di Stabio

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - di giovedì 30 novembre 2006 a Stabio)


Signor Direttore,
Signore e signori docenti,
Signore e signori ospiti, in particolare in rappresentanza delle istituzioni sanitarie,
Signore e signori neodiplomati,

la cerimonia di consegna dei titoli di studio costituisce un momento di grande soddisfazione per la scuola e per gli allievi che hanno portato a termine in modo positivo i loro studi e possono quindi festeggiare l'importante risultato raggiunto. Nel contempo è grande anche la mia soddisfazione di poter partecipare a questo atto conclusivo – anche se certamente non ultimo – del percorso formativo che avete intrapreso.

Con la mia soddisfazione desidero esprimere le mie congratulazioni ai neodiplomati per aver ottenuto il titolo di studio e cogliere l'occasione che mi è data questa sera per ringraziare quanti hanno contribuito a tale risultato, in qualità di docenti, datori di lavoro, parenti o amici.

Questa cerimonia avviene nel segno dei cambiamenti che riguardano da vicino la Scuola superiore per le formazioni sanitarie e più in generale dei cambiamenti nel settore della formazione sociosanitaria. E’ pertanto ovvio dedicare a questi cambiamenti anche un momento di riflessione, anche per valutare ciò che ne deriva per voi che oggi ricevete il diploma di questa scuola.

La prima novità importante di questo 2006 che voglio prendere in considerazione riguarda la creazione del nuovo Dipartimento sanità della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, dipartimento alla cui testa è stato designato il dir. Ivan Cinesi, attualmente direttore proprio di questa scuola, ossia della Scuola superiore per le formazioni sanitarie di Stabio.

La proposta di nuovo Dipartimento sanità della SUPSI era stata formulata a fine 2005 dal Consiglio di Stato ed è stata fatta propria, con decisione a larga maggioranza, dal Parlamento ticinese nel giugno 2006.

Questa decisione si è poi realizzata concretamente nel settembre appena trascorso con l'avvio dei corsi per le formazioni di ergoterapista, di fisioterapista e, parzialmente, di infermiere. Va detto che in un primo tempo la data d'inizio della nuova formazione SUPSI era stata prevista per il 2007, ma successivamente, per non perdere la possibilità di collaborare già da subito ad iniziative o a ricerche promosse dalle altre scuole universitarie professionali in Svizzera, si è pensato di anticipare tale data all'autunno 2006.

All'interno della SUPSI non saranno però integrate solo le formazioni di base che ho già citato, ma a contare dal prossimo anno accademico queste saranno seguite anche dalle formazioni post-diploma oggi offerte dalla Scuola superiore per le formazioni sanitarie, i cui responsabili si stanno già adoperando per preparare i nuovi programmi di formazione. Ciò significa che i titoli finora erogati dalla Scuola superiore per le formazioni sanitarie saranno erogati, riservati gli adeguamenti del caso, come titoli della SUPSI. Per voi si porrà il problema di un’eventuale conversione dei vostri titoli in titoli di SUP. Le modalità però sono per ora soltanto vagamente allo studio.

D’altro canto segnalo però che non tutti i corsi post-diploma attualmente offerti nel Ticino nel campo delle cure infermieristiche saranno da subito integrati nella SUPSI. Ciò vale in particolare per le formazioni di specializzazione ora impartite dalla Scuola superiore in cure infermieristiche - vale a dire le specializzazioni in anestesia, in cure intense, e in cure urgenti e pronto soccorso - che continueranno per un certo tempo ad essere impartite a livello di scuola superiore, affinché sia possibile garantire il riconoscimento dei titoli rilasciati sul piano nazionale come titoli giuridicamente protetti.


La seconda considerazione che voglio formulare riposa sul fatto, desumibile da quanto precede, che il nostro Cantone ha per ora deciso di instaurare due vie di formazione per la preparazione d'infermieri, ossia, da una parte quella impartita dalla Scuola superiore in cure infermieristiche, con 80 posti all'anno, e dall'altra, quella a livello SUPSI con 40 posti all'anno. Questa decisione non inficia minimamente la validità dei titoli rilasciati dalle due scuole, che rispondono entrambe largamente ai criteri di riconoscimento stabiliti dalla Comunità europea.

Sono consapevole che alla soluzione adottata nel Ticino, improntata alla prudenza di fronte ai crescenti bisogni sanitari e alla rivoluzione in atto nel settore formazione sociosanitaria, fa riscontro quella adottata nella Svizzera tedesca, con il 5-10% di infermieri formati a livello SUP e a quella romanda, dove si è scelto di formare unicamente infermieri di grado SUP.

Evidentemente le esperienze che verranno maturate nel corso dei prossimi anni potranno dire se e in quale misura il nostro Cantone dovrà modificare la ripartizione dei posti di formazione nelle scuole a cui accennavo prima. Immagino che molti fattori influiranno su questa decisione, che andrà rivalutata non solo tenendo in considerazione le rivendicazioni di categoria, ma anche l'evoluzione dei bisogni di cura e d'assistenza che si manifesteranno nel corso dei prossimi anni, soprattutto nel campo della lungodegenza e a cui dovrà giocoforza corrispondere l'aumento e la diversificazione di personale formato.

Evidentemente per una rivalutazione della decisione, che potrebbe realizzarsi nel 2012, assumeranno particolare importanza anche il grado di successo e di accoglienza che incontreranno le nuove formazioni che sono state create per coadiuvare l'infermiere, e penso in particolare al nuovo tirocinio di operatore sociosanitario, come pure le valutazioni che indubbiamente saranno intraprese sul piano nazionale sui tre modelli esistenti nelle diverse regioni svizzere.

Io vi chiedo, alla luce della formazione superiore che avete conseguito e di cui oggi ricevete la certificazione, nonché delle posizioni di responsabilità che parecchi di voi andranno ad assumere nel sistema sanitario ticinese, di partecipare in modo aperto e costruttivo a questi cambiamenti, che investono non solo il microcosmo ticinese, ma si inseriscono in un cambiamento di sistema in atto in tutta la Svizzera.


Per finire una terza e ultima annotazione sulla scuola che avete appena terminato, con una considerazione finale ed un auspicio per il futuro.

La considerazione finale scaturisce dalla molteplicità delle formazioni offerte da questa scuola, che si può facilmente constatare scorrendo l'elenco dei diplomati. Questa ricchezza di offerta formativa, sicuramente notevole per un cantone delle dimensioni del Cantone Ticino, ha indubbiamente consentito a molti professionisti di sviluppare nuove competenze, approfondendo le più attuali problematiche sanitarie e preparandosi ad affrontare i cambiamenti che si prospettano nel mondo sanitario. Credo che tutti, voi compresi che rappresentate una delle ultime coorti, debbano essere grati alla lungimiranza delle Autorità esecutive e parlamentari ticinesi, che 13 anni or sono, nel 1993, hanno convenuto l’accordo con la Croce Rossa Svizzera per la creazione de iure dell’Istituto che oggi vi consegna i diplomi.

L’accordo ha d'altro canto permesso allo stesso settore sanitario di far capo a personale ben formato e competente, a tutto vantaggio delle prestazioni e delle cure rivolte al cittadino.

L'auspicio per il futuro è che tale ricchezza formativa non si esaurisca con la Scuola superiore per le formazioni sanitarie ma che possa ottenere pari successo e pari sostegno da parte degli operatori sanitari anche con il passaggio ai nuovi corsi post-diploma universitari.

Con tale auspicio, alla cui concretizzazione evidentemente dedicherò ogni cura, desidero rinnovare i miei complimenti ai neodiplomati, congratulandomi con loro per l'importante risultato raggiunto e formulando loro gli auguri di un futuro professionale ricco di soddisfazioni.

Consegna diplomi CRS alla Scuola superiore medico-tecnica (SSMT) di Locarno

(Intervento di Gabriele Gendotti – consigliere di Stato e direttore del DECS - di mercoledì 29 novembre 2006 a Locarno)


Signor Direttore,
unitamente anche ai miei complimenti e gli auguri per la recente designazione alla direzione della scuola da parte del Consiglio di Stato,
Signori collaboratori di Direzione e docenti,
Signori invitati a questa cerimonia,
Signore e signore neodiplomati e neodiplomate,

partecipo con grande piacere a questa cerimonia di consegna dei diplomi di scuola specializzata superiore – una scuola di grado terziario non universitario - agli 8 tecnici in analisi biomediche e ai 7 tecnici in radiologia medica, cerimonia che mi permette innanzitutto di congratularmi con le neodiplomate e con i neodiplomati per l'importante risultato raggiunto, ma anche di ringraziare tutti quanti, in qualità di docenti, datori di lavoro, responsabili di formazione pratica, parenti o amici, hanno contribuito alla loro formazione.

Da oggi si prospetta davanti a voi l'attività lavorativa come diplomati e sono certo che questo passaggio, non sempre facile ed immediato, vi è stato reso meno arduo grazie alle competenze e alla preparazione che vi hanno fornito scuola e formatori durante i tre anni di studio e che sono senz'altro all'altezza delle attese del mondo del lavoro.

Nel momento in cui uscite formalmente nel mondo del lavoro, mi sembra opportuno consegnarvi alcune riflessioni su passato, presente e divenire della scuola e della professione.

Cominciamo magari dal presente. I curricoli della Scuola superiore medico-tecnica vengono costantemente aggiornati proprio per tenere in considerazione i cambiamenti e le innovazioni che vengono introdotti in modo rapido ed incessante nei vostri contesti lavorativi, determinati soprattutto da un'evoluzione scientifica e tecnologica che avanza mutando in poco tempo metodi e modalità di lavoro appresi.

E' evidente però che l'evoluzione delle vostre professioni, ancor più di altre, è tale per cui non è ormai più possibile restare a lungo in attività senza continuamente aggiornare e perfezionare le conoscenze e le competenze specifiche.

In questo momento credo che sia ben lungi da voi l'idea di riprendere gli studi, ed è sicuramente normale che sia così, ma proprio per l'evoluzione che ho appena descritto vi esorto a non ritenere come conclusa la vostra formazione con l'ottenimento del titolo che fra poco vi sarà consegnato, ma a perseguire con tenacia e con fermezza un'attitudine personale alla formazione continua.

Anche la Scuola superiore medico-tecnica ha imboccato da tempo questa strada proponendo già alcuni anni fa il corso di specializzazione per tecnici in radiologia medica ma anche diversi corsi di specializzazione e giornate di studio destinati al personale in attività, fra cui quello che inizierà nel febbraio 2007 in biologia molecolare destinato ai tecnici in analisi biomediche.

Nella riflessione che riguarda il divenire c’è invece l’evoluzione del sistema formativo svizzero e di riflesso cantonale. Infatti, sono consapevole che la scuola che ci ospita sarà confrontata in questi e nei prossimi anni con l'urgenza di rispondere ai profondi cambiamenti determinati dall'introduzione della nuova legge federale sulla formazione professionale, che porteranno alla revisione integrale degli attuali curricoli di tecnico in radiologia medica e di tecnico in analisi biomediche. Un lavoro che si preannuncia lungo ed impegnativo. Auspico tuttavia che non appena le risorse lo permetteranno venga riaperto anche il discorso sulla formazione continua, lavorando evidentemente in stretta collaborazione con le due associazioni professionali interessate, affinché l'offerta dei corsi sia arricchita e potenziata. Infatti, anche questo fa parte dell’evoluzione del sistema formativo, che per le scuole specializzate superiori prevede appunto l’istituzione di post-diploma.

Per quel che riguarda il passato, un passato che è però destinato, almeno così mi auguro, a ripetersi nel futuro, non posso che sottolineare l’apertura e il confronto con la realtà nazionale sviluppati da questa scuola, in controtendenza a indirizzi che vedono una parte del sistema scolastico ticinese impegnato piuttosto ad autoreferenziarsi e a considerarsi forse eccessivamente migliore degli altri del resto della Svizzera.
Ma la scuola come cantiere aperto deve sempre dimostrare una capacità di autocritica e un’attitudine positiva di fronte alle necessarie riforme dettate dai mutamenti della società medesima.

Desidero infatti cogliere l'occasione di questa cerimonia di consegna per rilevare in questa sede l'impegno dimostrato dalla direzione scolastica nella collaborazione con altre scuole e istituti formativi, nel Cantone Ticino e, soprattutto, fuori Cantone. Abbiamo infatti appena ricevuto nei giorni scorsi la lettera della Scuola cantonale dei tecnici in analisi biomediche del Canton Neuchâtel che ci ringrazia, e il ringraziamento viene girato subito e direttamente al direttore Andrea Boffini e ai suoi collaboratori, perché la scuola neocastellana ha avuto la possibilità di frequentare durante una settimana i corsi in questa sede e svolgere " lavori pratici di biologia molecolare, disciplina per la quale la scuola ticinese dispone di materiale e di competenze estremamente utili per noi”.

Questa collaborazione prova che piccole scuole, come quelle di Neuchâtel e di Locarno possono, evitando di isolasi e collaborando invece efficacemente, raggiungere obiettivi più ambiziosi di quelli che la loro dimensione e la realtà locale in cui operano consentirebbero di raggiungere.

Credo che queste parole che vengono da una scuola “concorrente” di un altro Cantone dimostrino meglio di altre l'impegno e la dedizione del personale che opera in questa scuola e la validità della formazione e del titolo che state per ricevere.

Sono cosciente, in conclusione del mio intervento, dei molteplici sforzi che qui si sono fatti, si stanno facendo e ancora si faranno perché questa scuola diventi un vero e proprio centro di competenze, riconosciuto ed apprezzato, e sono convinto che da quest'evoluzione ne potranno trarre giovamento non solo i futuri allievi ma anche il personale già in attività e i neodiplomati, cui rinnovo le mie più vive congratulazioni per il risultato raggiunto e nel contempo auguro un futuro professionale e personale ricco di soddisfazioni.

21 novembre 2006

Cerimonia di apertura di Castellinaria 2006

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della Cerimonia di apertura di Castellinaria 2006 di sabato 18 novembre 2006 a Bellinzona)


Gentili signore e signori,

esprimo un cordiale saluto agli organizzatori e ai sostenitori di Castellinaria. E’ una manifestazione che si ripete negli anni e che ogni volta esprime tutta la sua vitalità attraverso una ricca offerta di eventi che inducono a riflettere non solo sul mondo giovanile, ma sul mondo di oggi nella sua globalità, il mondo dei ragazzi e quello degli adulti.

Sono eventi che ci inducono a riflettere sulle illusioni e le troppe delusioni di noi che viviamo in una realtà sempre piú difficile da decifrare. E’ la nostra voglia di fare qualcosa perché si accenda qualche lume di speranza anche per popolazioni martoriate da conflitti che non finiscono mai.

Mi tornano alla mente i grandi occhi di bambini che guardano nella telecamera del reporter, occhi che esprimono tristezza, o il desiderio che qualcosa cambi nella loro vita o ancora la disperazione davanti alla distruzione della loro casa. E tanto piú allargano il cuore le immagini di bambini sorridenti quando in un angolo del mondo si apre una scuola e si può cominciare a imparare e a sognare.

Proprio di questi giorni si è parlato di “Una scuola per pensare”. E proprio scrivendo di Castellinaria ho detto che questa serie di manifestazioni è un’occasione per riflettere, che vuol dire per pensare. Perché insegnare a pensare non può essere prerogativa della sola scuola, ma di ogni persona, non importa in che contesto o in che momento, abbia a cuore la felicità di un giovane.

Ecco perché, come responsabile di un Dipartimento che si occupa di formare la nostra gioventù, sono particolarmente grato a tutte le persone che con il loro impegno e la loro competenza aiutano i giovani a pensare. Esse permettono a Castellinaria non solo di affermarsi nel mondo delle offerte culturali del nostro cantone, ma anche di rafforzare la presenza del cinema per la gioventú e dunque la conoscenza dei problemi che oggi assillano l’universo giovanile, di aprire nuovi orizzonti di sapere, in primo luogo ai giovani che partecipano con spirito critico a parti di questa manifestazione. Per esprimere emozioni ci vuole la sincerità dei ragazzi.

Ecco perché ho fatto l’elogio della sincerità che è una parte della natura del ragazzo. Potrei anche parlare di elogio della spontaneità e so quanto sia difficile oggi per chi fa crescere i giovani – la scuola o la famiglia – mantenere quella sincerità e quella spontaneità in una realtà come la nostra fatta in maniera martellante, come dice un vostro sponsor, “di immagini banali e banalizzanti”[1] o – aggiungo io – di immagini di violenza e di promesse fallaci: basta partecipare, oggi, a un concorso per diventare, domani, tutti milionari!

E’ un grande merito di chi ha ideato Castellinaria, e ne segue il cammino attraverso gli anni, essersi circondato da sponsor e da associazioni che ne condividono gli obiettivi, che credono nell’importanza didattica del cinema per la gioventù, pronti a promuovere – come dice uno di loro – una “cultura del benessere dei bambini.[2] Accomuno nel mio riconoscimento l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana, il regista Enzo D’Alò e tutte le persone, venute da fuori, che hanno accolto l’invito a essere presenti qui a Bellinzona.

Auguro successo a tutti gli eventi che compongono l’edizione di quest’anno di Castellinaria.
Penso alle diverse rassegne di film per la gioventù con l’augurio che ogni giovane, che vedrà il film ed esprimerà la sua opinione sulle immagini che ha visto, torni a casa con in testa un’idea in piú per il suo futuro.
Penso ai percorsi come “Le parole non dette”[3] con l’augurio che il mondo degli adulti rafforzi le difese contro chi attenta alla dignità del bambino e distrugge la sua voglia di vivere.

La pace nel mondo - per i politici della terra tema quotidiano di discorsi spesso vuoti di senso perché il piú delle volte insinceri - è per il giovane, invece, qualcosa di molto serio perché la sua immagine del grande mondo è figlia dell’immagine che lui ha del mondo in cui vive le esperienze di ogni giorno. E il confronto suscita talvolta sconforto. Gli allievi di Arbedo raccolgono le loro emozioni nel libro “Liberiamo la pace”, altri giovani le esprimono attraverso espressioni d’arte, esposte sulla piazza della biblioteca. Esprimono la loro speranza che giovani di altre parti della terra possano finalmente vivere in un ambiente un po’ meno infelice.

Magari qualcuno dei nostri giovani si è anche ispirato a ciò che ha sentito raccontare da altri giovani, diventati oggi compagni di scuola. Non abbiamo voluto instaurare nella scuola ghetti d’infausta memoria. Siamo convinti di percorrere una strada talvolta in salita, ma sappiamo che è quella giusta. Mi auguro che anche la rassegna sul mondo giovanile nel cinema sudcoreano sia un’ulteriore finestra, dalla quale guardare il mondo da una prospettiva nuova.

Gentili signore e signori,
Dicevo due anni fa della mia ammirazione per quanto fate. Con immutata ammirazione auguro a questa edizione di Castellinaria il successo che si merita e rinnovo a tutte le persone, che in un modo o nell’altro animano la manifestazione, la gratitudine dell’autorità cantonale, riservata a chi contribuisce a far crescere i giovani nella consapevolezza dei veri valori della vita.

Grazie dell’attenzione.


[1] LaRegioneTicino
[2] Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia
[3] cf. nota 3

FTIA – 5 anni “alla stazione”

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - di venerdì 17 novembre 2006 a Giubiasco)


Gentili signore e signori,

Esprimo il compiacimento mio personale e dell’autorità cantonale per gli sforzi che la ftia ha compiuto e compie tuttora a favore di chi è meno fortunato di altri, ma con uguale voglia di essere considerato come gli altri e di poter dare, attraverso un lavoro, qualcosa agli altri.

Anche il settore “Formazione” su mandato dell’Assicurazione invalidità opera nella consapevolezza che essere disoccupato è fonte di umiliazione per l’individuo che vorrebbe essere in qualche modo utile alla comunità e che si sente invece “inutile”, quando il dipendere dagli altri è un ostacolo insormontabile sulla strada che porta a un po’ di felicità.

Il fenomeno della disoccupazione, che colpisce purtroppo e, in tempi di crisi, assai frequentemente, anche chi la sorte ha premiato, dandogli una buona salute, è fonte di disordine sociale quando nei giovani si fa forte il sentimento di non avere un obiettivo per la vita.

Ma è ancora peggio quando ci si accorge di non poterlo avere, quell’obiettivo per la vita, perché non c’è la possibilità di formarsi e di ottenere quel documento che è un diploma professionale con il quale si aprono le porte del mondo del lavoro e cadono quegli ostacoli verso quel po’ di felicità che vuol dire avere un lavoro e sentirsi utili.

I recenti disordini giovanili, successi qua e là nel mondo, scoppiano quando il sogno di una vita operosa e dignitosa si scontra con la consapevolezza che quel sogno è irrealizzabile. E’ la caduta dei sogni. Non c’è cosa peggiore nella vita di un individuo.

Lo Stato compie ogni sforzo possibile per “favorire l’integrazione” o “facilitare l’accesso al mondo del lavoro”, due obiettivi dichiarati anche nel vostro opuscolo. E non viviamo in un momento particolarmente facile. All’appello lanciato dalla Divisione della formazione professionale alle aziende, perché facciano il possibile per assumere apprendisti, si aggiunge il vostro appello alle aziende affinché gli sforzi compiuti dalla ftia aiutino il maggior numero di persone meno fortunate di altre ad avere un posto nella vita della comunità e a sentirsi “utili”.

In una stazione si parla di binari e voi dite di essere da cinque anni sul binario giusto! Auguro a tutti voi che quel binario s’allunghi nel tempo e che su di esso corrano Intercity veloci che sono le vostre idee e i vostri progetti che corrono verso altre stazioni, altri luoghi di formazione, in cui chi è giovane, ma meno fortunato dei suoi coetanei, riesca comunque ad avere un ruolo nella vita che lo soddisfi e sempre un obbiettivo da raggiungere.

Alle operatrici e agli operatori della ftia rinnovo, in occasione di questa festa di compleanno, le felicitazioni per i traguardi finora raggiunti, a cui aggiungo la gratitudine dello Stato per il contributo che la ftia dà nella soluzione di problemi attinenti all’integrazione di chi è meno fortunato di altri. In questo senso contribuiamo tutti quanti a mantenere entro limiti sopportabili le differenze fra gli individui offrendo loro opportunità di avere una vita dignitosa.

Vi ringrazio dell’attenzione.

Consegna dei premi della Fondazione Beatrice Aus der Au

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della consegna dei premi della Fondazione Beatrice Aus der Au ai migliori apprendisti locarnesi di giovedì 16 novembre 2006 a Locarno)


Signore ex-apprendiste e signori apprendisti ormai qualificati,
Signore e signori responsabili delle aziende di formazione,
Signori direttori e docenti presenti a questa cerimonia,
caro Piergiorgio Patriarca,
ma soprattutto
cara signora Beatrice Aus der Au,

in questi parecchi anni ormai, da quando è in atto la Fondazione Aus der Au, mi sono sempre chiesto quali potevano essere le ragioni che hanno indotto lei, grazie alla sua generosa donazione, a costituirla per poter distribuire premi ai migliori apprendisti del Locarnese.

Che la Fondazione si indirizzi ai giovani del Locarnese, sponde del lago e valli, è facilmente intuibile. Pur provenendo dalla Svizzera orientale, nel Locarnese, in parte a Locarno e in parte ad Ascona, ha trascorso buona parte della sua intensa e laboriosa vita, feconda di attività professionali. Un legame con questi meravigliosi territori, che riescono ancora a incantare anche chi ci vive ogni giorno, si stabilisce facilmente e può indurre a privilegiarli, quando si tratta magari di fare un gesto di riconoscenza come quello fatto da lei. Bellinzona, dove pure la signora Aus der Au ha svolto alcuni anni di riuscita attività, non è riuscita a indurre gli stessi risultati, forse per la severità delle sue mura che poi fa diventare severe anche le persone nei suoi confronti.

Quali siano invece le ragioni profonde all’origine della sua generosità nei confronti dei giovani, che è poi anche un riconoscimento nei confronti della formazione professionale e più in generale delle istituzioni pubbliche, resta più difficile da capire. In fondo, alle istituzioni pubbliche, al sistema della formazione professionale, ai giovani non ha dovuto, durante la sua quasi centenaria vita, molto e non deve molto neppure adesso.

Infatti, sin da giovane, più che ricevere ha dato e ha dato molto, lavorando intensamente fin dalla giovane età e costruendosi pian piano una situazione professionale invidiabile. E’ facile capire il sentimento di chi, magari partendo da una situazione difficile, è stato aiutato, come è giusto che sia, dalle istituzioni pubbliche, per esempio con le borse di studio o gli assegni di tirocinio, per raggiungere risultati prima nella formazione e poi nell’attività professionale e che, fattosi una posizione, ritiene giusto restituire alla società, per esempio con donazioni o altre modalità, ciò che dalla società ha ricevuto in precedenza.

Nel suo caso, però, come ho detto, più che ricevere ha dato. E allora bisogna dire che questo gesto le fa ancora più onore, perché non è mosso da nessuna esigenza, è gesto totalmente disinteressato.

O meglio, un interesse ritengo che vi sia. E’ l’interesse di far capire a queste e a questi giovani del Locarnese, per lo più intorno ai vent’anni, che lavorare molto e bene, che studiare molto e bene, che imparare bene una professione e dimostrare di averla ben appresa, conseguendo ottimi risultati agli esami finali di tirocinio, viene sempre ripagato. Oggi magari viene ripagato con questo premio che penso sia a tutti gradito perché va ad aggiungersi a uno stipendio, per chi lo riceve, che non sarà certo esorbitante, visto che siete all’inizio della carriera. Domani magari è ripagato con un progresso nella vita professionale oppure nella formazione superiore che sicuramente alcuni di voi hanno avviato oppure avvierà, visti gli ottimi risultati conseguiti nella formazione professionale di base.

Io sono perciò particolarmente grato alla signora Bea per questo gesto. Perché con questo gesto ci aiuta a far capire ai giovani il valore dell’impegno nel lavoro e nella formazione.

Certo, posso scrivere sui giornali dell’importanza di migliorarsi nella formazione. Posso correre con i miei collaboratori alla radio e alla televisione per annunciare in ogni occasione l’importanza dello studio. Posso invitare ai docenti, come direttore del Dipartimento, e sono anche sicuro che lo fanno, di parlare durante le lezioni dell’importanza di una buona preparazione di base per poter seguire in seguito la formazione superiore e continua, che oggi è un’esigenza irrinunciabile per poter restare al passo con lo sviluppo sempre più frenetico dell’economia e per ricevere e conservare un posto di lavoro. Di tanto in tanto – e magari anche di più – serve però un riconoscimento tangibile, che premia concretamente e rapidamente un buon risultato raggiunto nella formazione e invoglia altri giovani a fare altrettanto per cercare di raggiungerlo. Insomma, un premio per un buon risultato agli esami finali di tirocinio è sicuramente un buon incentivo, assieme agli altri, per fare meglio e di più.

Ripeto dunque la mia gratitudine alla signora Beatrice, perché – come detto – ci aiuta nel nostro sforzo di convincere i giovani a sempre migliorarsi.

Ma penso di potermi fare interprete anche dei ringraziamenti di voi giovani nei suoi confronti, ringraziamenti che poi, nel seguito di questa cerimonia, le potrete manifestare con una stretta di mano o con una vostra parola. Non so con quali sentimenti voi state di fronte a lei. In fondo molto vi divide da lei, cominciando dall’età – oramai la signora Bea è giunta a un’età in cui non la si nasconde più, soprattutto se ci si arriva con lo stesso spirito con cui vi è arrivata lei – e finendo con tante altre cose. Eppure ci deve essere un filo, anche sottile, che vi congiunge. E questo filo è lo stesso spirito, che ha sorretto lei durante la sua lunga vita privata, professionale e sociale e ha sorretto voi fino alla conclusione della vostra prima formazione, di voler essere migliori degli altri, di voler essere i primi.

Si racconta – ma giustamente lo afferma con orgoglio anche lei - che nelle sue vetrine ci fossero sempre i capi di vestito migliori e più in anticipo rispetto alle tendenze della moda. Cercate anche voi, sul suo esempio, di avere nel vostro bagaglio sempre gli abiti migliori e più in anticipo rispetto agli altri. Abiti che sono la volontà, la puntualità, la pulizia, la precisione, la dedizione, la disponibilità, la costanza, la curiosità e via dicendo. Se continuerete a indossare questi abiti, sarete sempre in vantaggio rispetto alla concorrenza e raggiungerete nel futuro immediato e in quello più lontano, come ha raggiunto lei in passato, traguardi di prestigio nella vita.

Per questo futuro io vi faccio – e penso lo fa con me anche la signora Beatrice senza che tralasci anche di farvi le sue particolari raccomandazioni, che sono per esempio lo studio delle lingue, in un paese come il nostro che è al crocevia tra il nord e il sud – vi faccio i migliori auguri, a voi, alle vostre famiglie e anche alle aziende che vi hanno formato e che meritano, per questa preziosa collaborazione nell’impegnativo compito di istruire una o un apprendista, i nostri migliori ringraziamenti.

10 novembre 2006

Ticino, Ginevra e Losanna uniti nella ricerca in scienza politica e in sociologia politica

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della cerimonia per la Convenzione siglata fra il Ticino e le Università di Ginevra e Losanna di venerdì 10 novembre a Bellinzona)


Gentili signore, egregi signori,
Egregi signori delegati delle Università di Losanna e Ginevra,

sappiamo quanto sono importanti e vitali gli sforzi che sono stati fatti per dare al nostro cantone un polo universitario, che vedono al centro l’attività dell’Università della Svizzera italiana, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l'Alta scuola pedagogica.

Sappiamo anche che le attività di ricerca, per il loro carattere variegato, non sono tutte integrate nel polo universitario. Non per questo si tratta di attività meno degne di interesse o di sostegno da parte dell’ente pubblico. Pensiamo all’Istituto di ricerca in biomedicina oppure all’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana. A questo proposito,è bene ricordare le basi legali che il parlamento ha recentemente approvato; basi legali che rendono possibile, nell’ambito della politica universitaria, attivare un sostegno dello Stato verso la ricerca scientifica in discipline non presenti all’USI o alla SUPSI.

Una condizione precisa per rendere possibile questo intervento pubblico è quello di disporre di una convenzione di collaborazione istituzionale con un’università svizzera, come quella che l’Ufficio di statistica, per il tramite dell’Osservatorio della vita politica, ha recentemente conseguito con gli atenei di Losanna e di Ginevra.

Per il Cantone Ticino si tratta di un’ulteriore passo verso una migliore integrazione con il mondo scientifico svizzero, in questo caso nei campi della scienza politica e della sociologia politica. Di un passo che potrà certamente contribuire a far comprendere meglio le caratteristiche e le specificità della nostra realtà d’oltralpe, favorendo in questo modo il dialogo confederale.

E’ importante sottolineare, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie, come la convenzione che abbiamo stipulato con le Università di Losanna e Ginevra, è neutrale dal punto di vista dei costi. Nel contempo, essa presenta notevoli vantaggi, promuovendo la ricerca di nuove forme di finanziamento, favorendo l’accoglienza di stagiares e dottorandi che studieranno con maggiore attenzione e assiduità la nostra realtà.

Questa convenzione corrisponde in fondo all’esigenza di affiancare al discorso quantitativo e al dato statistico sulla realtà politica ticinese, il discorso interpretativo e comparativo. Il Ticino politico è stato considerato fin dall’ottocento un Sonderfall, ma di queste specificità che distinguevano per molti versi il Ticino dagli altri Cantoni si davano, in mancanza di analisi scientifiche, spiegazioni assurde che sono state fonti di pregiudizi per decenni: ecco quindi che le rotazioni violente che per tutto il secolo XIX hanno caratterizzato il mutamento dei governo furono imputate al temperamento violento e meridionale dei ticinesi (e si coniò il termine di Tessinereien). Lo stesso dicasi di certi caratteri assai accesi della vita politica ticinese e del predominio dei partiti che generavano delle contrapposizioni fra mondi a senso unico.

Fu la scuola dell’Università di Friborgo di Roland Ruffieux che per prima indirizzò gli universitari ticinesi a uno studio scientifico della realtà politica ticinese. Oggi quella spinta, che ha prodotto importanti risultati, sembra esaurita. Gli obiettivi della convenzione è rimasto quello: ossia di garantire un’attività sistematica e continuata negli anni che ci consenta di dare una solida base scientifica allo studio della realtà politica. E’ importante che ci si chini, senza preconcetti e con piena libertà scientifica, nell’analisi della vita politica, allo scopo di capire analogie e specificità del cantone nel confronto con altre realtà svizzere, ma non solo.

Ed è utile e doveroso che ciò avvenga a partire da solide basi, come quelle che offre l’Ufficio di statistica nel quale l’Osservatorio è integrato. Si potrebbe credere che l’Ufficio di statistica non sia la sede adatta per la ricerca e l’interpretazione dei fatti della vita politica. Il mio avviso è però un altro, maturato dopo avere tentato di rispondere alla seguente domanda: quale migliore sede di quella che mette a disposizione dati elettorali e competenze statistiche? L’Ufficio di statistica ha come compito quello di organizzare e diffondere l’informazione statistica. Non c’è quindi nessuna contraddizione se, soprattutto in campi dove non esiste un polo di competenza specifico in Ticino, l’Ufficio di statistica si sia dotato di compiti di ricerca scientifica. Di una ricerca scientifica, la cui qualità è vagliata e garantita da un’apposita commissione.

L’interesse di due Università romande per una collaborazione rafforzata testimonia della validità degli studi dell’Osservatorio della vita politica dell’Ustat, della qualità delle pubblicazioni, degli approfondimenti, dei convegni e degli incontri scientifici organizzati perlopiù proprio presso Palazzo Franscini.

Concludo, augurando a coloro che dovranno concretizzare gli obiettivi di questa convenzione, un buon lavoro.

Consegna dei diplomi ai segretari d’albergo

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della consegna dei diplomi ai segretari d'albergo di venerdì 10 novembre 2006 a Bellinzona)


Signori Membri della Commissione di vigilanza della scuola,
Signor Direttore,
Signori invitati e ospiti di questa cerimonia,
Signori neosegretari d’albergo,

la consegna dei diplomi finali alle persone, donne e uomini, che hanno concluso positivamente un ciclo di formazione è sempre un evento significativo e di particolare intensità, sia per coloro che ricevono il diploma, sia per coloro – come me - che possono partecipare alla loro soddisfazione e a quella dei loro accompagnatori, giustamente fieri del risultato raggiunto da congiunti o amiche e amici.

La consegna avviene poi normalmente in un clima di festa, magari un po’ trattenuta per il rammarico di dover lasciare un ambiente in cui si è vissuto una bella esperienza di formazione e di vita. Anche per me partecipare a questo clima di festa costituisce un momento di positiva evasione dalle attività di governo di carattere più amministrativo. Costituisce pure un momento di contatto con la vita del nostro paese che prosegue senza sosta, in forza delle decisioni politiche che vengono prese per esempio in materia di formazione scolastica e professionale – tanto per dirne una, senza una decisione politica, presa sia pure d’intesa con la Società svizzera degli albergatori, questa scuola non ci sarebbe - o magari talvolta anche a dispetto delle decisioni politiche.

Per dire che occasioni come questa servono anche a sentire il polso del paese reale, che tira avanti dalla mattina alla sera, dal lunedì al sabato e, visto che siamo in particolare contesto professionale, anche dal lunedì alla domenica e dal primo giorno dell’anno fino all’ultimo. Ringrazio pertanto la direzione della Scuola superiore alberghiera e del turismo per la possibilità che mi è data di farlo.

La soddisfazione dei partecipanti a una cerimonia di consegna dei diplomi è anche più intensa quando alla conclusione di un periodo di formazione corrisponde anche il passaggio verso il mondo del lavoro. Infatti vi è l’aspettativa di passare da una situazione di più o meno grande dipendenza dalla famiglia o magari dallo Stato per chi riceve borse di studio o prestiti, alla situazione di autonomia finanziaria, che trascina poi con sé anche tutte le altre autonomie e libertà. In fondo si passa da una situazione di subalternità a quella, visto che voi neodiplomati siete tutti maggiorenni, di libero cittadino, con tutti i diritti e con tutti i doveri; di libero cittadino che fa parte della vita civile di questo paese e contribuisce a plasmarla con la sua attività professionale, con la sua attività sociale, con la sua attività civile.

Certamente occorre che questo passaggio sia veramente possibile e che la conclusione della formazione, il ricevimento del diploma, la ricerca di un posto di lavoro convergano verso un esito positivo, ossia l’assunzione da parte di un datore di lavoro.

Penso di poter dire nel vostro caso che, sia pure con l’indispensabile flessibilità di cui bisogna dar prova oggi, non dovrebbe essere impossibile trovare il posto di lavoro. Intanto, il vostro bacino di ricerca di un’attività professionale non si ferma al Cantone Ticino, anche perché i periodi di pratica hanno certamente già portato alcuni di voi fuori Cantone, a contatto di altre realtà linguistiche, culturali, sociali ed economiche. Siete dunque più disponibili a vivere in altre regioni, per cui lo scalino da fare quando si deve lasciare il Cantone per trovare lavoro è meno alto per voi che per le persone che lo fanno per la prima volta.

Inoltre, credo di poter dire che, se doveste lasciare – per qualche mese, per qualche anno o magari anche per una vita - il Cantone, lo fate con un bagaglio linguistico che vi mette a vostro agio in ogni situazione. Ecco la ragione per cui il nostro Cantone ha fatto, sul piano linguistico, scelte importanti, ossia la scelta di curare il plurilinguismo, partendo tuttavia dal rafforzamento della lingua italiana, che è comunque la chiave di volta per il progresso in qualsiasi altro campo della conoscenza. Altro era certamente il caso dei nostri emigranti di fine ottocento o inizio novecento che si sono fatti un nome in tutta l’Europa o in tutto il mondo nel campo dell’albergheria, che sono partiti muniti solo del dialetto e dell’italiano.

Infine, per il buon esito delle vostre ricerche di un posto di lavoro, mi pare di poter dire che il clima è propizio. Infatti il turismo di arrivo in Svizzera, ma anche in modo particolare nel Canton Ticino, è in grande spolvero secondo i dati ancora parziali di quest’anno. Dunque dovrebbe esserci un clima propizio per il mercato del lavoro, per le assunzioni di personale, considerato che l’industria esercentesca e alberghiera è ancora molto “personalintensiv”. Infatti, per fortuna di chi vi opera, ma anche di chi ne fruisce, non siamo ancora ai ristoranti o agli alberghi robotizzati, in cui sono le macchine a servire il cliente e a compiere ogni sorta di azione per il suo benessere. D’altra parte, un’attività economica che è basata sul fattore umano deve contare molto sulla qualità del fattore umano, che è determinante per la soddisfazione del cliente e per la sua “fidelizzazione”. Se si vuole, qui nel Ticino come in tutta la Svizzera o il mondo in cui andrete a operare, che il cliente ritorni, occorre che gli si diano buone ragioni per ritornare.

Può anche darsi che alcuni di voi, mediante la frequenza di questa scuola per segretari d’albergo, abbia ritrovato, dopo altre esperienze formative o di lavoro, il gusto per lo studio e dunque l’interesse per continuare la formazione nei due cicli di studio di del turismo o dell’albergheria di questa scuola specializzata superiore riconosciuta dalla Confederazione. Certamente in questo caso il passaggio all’indipendenza di cui ho fatto cenno all’inizio si ritarda ancora di qualche anno, ma a profitto di una formazione maggiore e maggiormente spendibile sul mercato del lavoro. Anche perché non vi è solo il riconoscimento della Confederazione a far stato, c’è anche quello del mercato del lavoro, ossia dei potenziali datori di lavoro, che apprezzano sempre più la qualità della scuola. Una scuola che ha sempre più anche attrattiva sul piano internazionale, vista la presenza sempre più numerosa di studenti di ogni parte del mondo.

Faccio dunque i miei complimenti ai neo segretari d’albergo che oggi ricevono il diploma e a loro auguro che possano entrare al più presto, se già non vi sono entrati, nel mondo del lavoro, per portarvi le competenze che hanno acquisito in questa scuola grazie all’altrettanto competente lavoro di formazione svolto da direzione e docenti. Gli stessi auguri di futuri successi li faccio a coloro che subito o magari dopo una pausa lavorativa volessero continuare gli studi in questa o in un’altra scuola specializzata superiore del settore, anche se questa è la più economica ed è altrettanto buona se non migliore delle altre scuole svizzere.

E da ultimo mi permetto di ricordare, a conclusione del mio intervento, che se un risultato positivo è stato da voi raggiunto, lo è anche perché questo Paese, il Cantone Ticino, con notevoli sforzi finanziari mette a disposizione, dei giovani suoi volonterosi di apprendere, ogni possibilità di adeguata formazione per competere ovunque sul piano professionale.

03 novembre 2006

Nuovo layout per questo blog


Buongiorno a tutti!

In questi giorni è stato implementato questo nuovo layout per questo mio blog, cercando in questo modo di dargli maggior e più ampio "respiro", affinché possa essere il più piacevole possibile per ogni visitatore che consulta i miei contributi e i miei interventi e discorsi.

Vi rammento che potete anche visitare il mio sito web all'indirizzo www.gendotti.ch e che naturalmente e ben volentieri attendo vostri contributi.

Sia il mio sito web sia il mio blog sono in continuo e regolare aggiornamento.

Cordialità!