25 luglio 2006

Congresso cantonale PLRT del 10 giugno 2006 - Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS

Giubiasco, 10 giugno 2006
[fa stato il testo parlato]

Presidente, amiche e amici liberali radicali

Introduzione
Anche se di questi tempi appare più pagante apparire che essere, anche se le facciate sono in grado di coprire persino vuoti e nullità desolanti, mantengo la ferrea convinzione che in politica alla fine contano i fatti e non le parole. Noi vogliamo e dobbiamo continuare ad essere il partito dei fatti e delle promesse mantenute, il partito che segue una linea d'azione chiara e coerente con i suoi ideali.

A meno di un anno dalle elezioni cantonali vi invito a rileggere il programma di legislatura 2003 - 2007 e a riflettere se e come abbiamo dato seguito alla volontà di lavorare attorno al "Ticino delle opportunità". Vi invito a riflettere se e come abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo posti all'inizio del quadriennio e se ognuno di noi - dal Consigliere di Stato al municipale, al cittadino - ha lavorato fino in fondo per la squadra di cui fa parte, per quel partito che da sempre ha contribuito in modo determinante alla crescita e al progresso di questo nostro Cantone attraverso vere e proprie conquiste alle quali non vogliamo rinunciare.

È infine solo questa la strada che dobbiamo continuare a seguire attraverso il ricambio generazionale all’interno del partito. La nostra attività politica deve poter contare su tutte le persone di buona volontà che si mettono a disposizione: dai giovani che dobbiamo avvicinare e preparare già oggi a garanzia di un futuro avvicendamento nel segno della continuità, ai meno giovani, portatori di esperienze e di un vissuto personale che meritano rispetto e considerazione.

Abbiamo di nuovo bisogno di persone animate da un autentico spirito di servizio per il Paese e che sanno tradurre nella vita di tutti i giorni e nelle loro attività professionali gli ideali che da sempre illuminano il nostro cammino: responsabilità individuale in contrapposizione al sentimento sempre più diffuso di una mamma-Stato che ci risolve tutti i problemi; spirito di iniziativa e di imprenditorialità; apertura verso il mondo e il nuovo; fiducia nell’uomo e nei progressi della scienza, ma anche rigore nell’assicurare equità, giustizia, parità di trattamento, pari opportunità di partenza, vera solidarietà in contrapposizione a certi sentimenti di comodo e disincentivante pietismo collettivo. Dunque la persona al servizio del partito e non il partito al servizio della persona.

La necessità di dialogo e di confronto, tornare a fare politica
Credo che la nostra squadra funzioni tutto sommato bene e questo lo si vede soprattutto nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo, momenti in cui altri partiti non hanno resistito alla brama di provare a cuocerci a fuoco lento e di cercare di dividerci. Non ci sono riusciti.

Sono momenti in cui siamo chiamati a rinnovare senza esitazione il dialogo interno al partito; un dialogo costruito sul rispetto delle ambizioni e delle sensibilità di cui ogni liberale è portatore; un dialogo e un confronto che sono sinonimo di ricchezza di un partito che deve e vuole essere interclassista; un partito in cui tutti sanno di poter esprimere la propria opinione senza bavagli imposti, di essere ascoltati e apprezzati per quello che sono e per quello che fanno; un partito che respinge con fermezza gli atteggiamenti di chi cala sentenze dall'alto del suo trespolo, nel tentativo di soffocare o di ridicolizzare con una punta di disprezzo le opinioni altrui solo perché diverse. Un partito di maggioranza relativa come il nostro deve occuparsi dei problemi quotidiani di tutti i cittadini e non potrà mai essere elitario. Evitiamo gli errori commessi dal nostro partito ad esempio a Zurigo: pochi di noi avrebbero votato certi programmi.

Che la squadra funzioni tutto sommato bene lo si vede anche dalla corrispondenza fra gli obiettivi che ci siamo dati nel programma di legislatura e i risultati concreti della nostra azione politica. Abbiamo dimostrato di saperci assumere fino in fondo le nostre responsabilità di partito di governo anche attraverso decisioni che di certo non fanno l'unanimità, ma che si rivelano irrinunciabili se vogliamo riservarci anche nel futuro i margini di manovra per adottare le riforme di cui il paese ha bisogno. Riforme indispensabili se vuole rimanere competitivo e attento alle esigenze della società. Decisioni che dovrebbero anche permetterci di tornare a fare più politica e meno contabilità.

Risanamento finanziario dello Stato
Infatti, da un'intera legislatura ci stiamo impegnando sul cantiere del risanamento finanziario dello Stato, con risultati che quanto meno soddisfano gli obiettivi e i tempi che ci siamo dati nel piano finanziario. Può darsi che abbiamo talvolta peccato di eccesso di zelo, anche se le responsabilità andavano assunte sino in fondo, nello spostare il dibattito politico quasi esclusivamente sulle questioni finanziarie.

In queste settimane si torna a parlare di nuova perequazione finanziaria, con un Ticino che al posto di ricevere 70 o 80 mio di franchi (come si prospettava in un primo tempo) dovrà invece pagarne una ventina a beneficio di Cantoni che poi si vantano e vengono presi ad esempio, penso ai Grigioni, per avere finanze particolarmente sane. E si torna a parlare di Preventivo 2007 che il Consiglio di Stato è intenzionato a presentare già nel corso del mese di settembre. Mancano ancora poche decine di milioni per raggiungere gli obiettivi di Piano finanziario. Li troveremo, senza poter ancora contare sugli effetti della tenue ma consolidata ripresa economica, li troveremo rinnovando la nostra determinazione che ci ha permesso di praticamente dimezzare i pesanti disavanzi dello Stato ai quali quasi ci eravamo abituati.

Anche questo è il risultato della nostra determinazione, fermo restando che se avessimo dato seguito alle proposte e ai cedimenti che provenivano da destra o anzitutto da sinistra i disavanzi avrebbero tranquillamente raggiunto e superato gli 800 milioni di franchi. Ma vi immaginate ad esempio se non avessimo adottato come governo le misure di adeguamento dei sussidi sui premi delle casse malati per rapporto alle diminuzione dei redditi come conseguenza degli effetti degli sgravi fiscali? Oggi saremmo confrontati con quasi cento milioni di spesa in più. A differenza di altri, noi liberali radicali non sappiamo fare uso delle risorse finanziarie come se si trattasse di soldi del gioco del monopoli, proprio perché sappiamo che i soldi pubblici sono quelli delle cittadine e dei cittadini di questo Cantone. E per costanza di idee e di propositi, vale a dire per rispetto della coerenza, non ce la facciamo sotto - e mi viene in mente, chissà perché, il Bacchetta - ogni qualvolta la stampa o l’OCST o i verdi ci mettono sotto pressione. Siamo sufficientemente realisti per non cullare l'illusione che i PIL e i BAK risolveranno da soli la situazione. E su questo il popolo sovrano ci ha dato ragione più volte, l'ultima delle quali lo scorso 21 maggio con riguardo alla destinazione voluta dal governo per i proventi dell'oro della Banca nazionale. Il Ticino prima o dopo capirà che anche il risanamento finanziario passa attraverso le riforme, la capacità di riorientare i compiti dello Stato, la capacità di fissare obiettivi e priorità, l’attitudine positiva verso quegli adattamenti necessari e persino irrinunciabili per rapporto ai mutamenti della società.

Il Ticino della conoscenza: introduzione
Sono convinto della necessità di guardare avanti e di investire nei veri potenziali di crescita che consentono di portare in Ticino nuove attività legate a beni materiali e immateriali, di creare nuove opportunità di lavoro e di occupazione. Permettetemi pertanto ora alcune considerazioni attorno al "Ticino della conoscenza", quel Ticino aperto sul nuovo, curioso e attento all'evoluzione del sapere, quel Ticino che 10 anni fa ha saputo affiancare a una struttura formativa buona e ben rodata - dalla scuola dell'infanzia, al liceo, alla formazione professionale - un progetto universitario che ci sta dando parecchie soddisfazioni e opportunità. È il Ticino che affonda le sue radici nella sua scuola pubblica. Una scuola pubblica laica che concorre alla crescita morale e intellettuale di individui liberi, in grado di assumere compiti e responsabilità, capaci di farsi largo nel mondo con il lavoro e con la tenacia. Per dire che la competitività di un Paese inizia prima nelle nostre teste.

In questo settore abbiamo avuto il coraggio di investire parecchio e dovremo continuare a farlo anche nel futuro. Se è vero che con l'USI, la SUPSI o l'ASP la Svizzera italiana si è inserita a pieno titolo nel circuito della conoscenza è altrettanto vero che il mondo della formazione superiore e della ricerca è caratterizzato da una concorrenza sempre maggiore, per cui chi non rinnova il suo impegno ben presto resterà al palo.

Sostegno alla ricerca scientifica, Ticino precursore dei tempi
Alcuni fanno finta di non vedere, anche qualche commentatore domenicale, che in questo quadriennio di grosse difficoltà finanziarie è stato possibile costituire una nuova facoltà di informatica, procedere all’affiliazione alla SUPSI della Fernfachhochschule di Briga (con circa 700 studenti), portare al rango di scuole universitarie il teatro Dimitri di Verscio e il Conservatorio della Svizzera italiana, costituire, anche se manca ancora la decisione finale del Parlamento, il nuovo Dipartimento della sanità alla SUPSI.

Nel settore universitario e della ricerca il Ticino si è dimostrato precursore dei tempi. L'anno scorso il parlamento ha approvato la nuova legge sull'USI e sulla SUPSI nella quale sono stati inseriti alcuni articoli che codificano l'impegno del Cantone nella promozione della ricerca scientifica attraverso il sostegno a istituti pubblici o privati di riconosciuta qualità scientifica.

L'applicazione concreta di questi nuovi articoli è già alle porte, basti pensare al campo della ricerca biomedica e a strutture di riferimento di grande prestigio internazionale e in forte espansione come l'Istituto di ricerche in biomedicina di Bellinzona o l'Istituto oncologico della Svizzera italiana. È nostra intenzione ribadire, attraverso un sostegno tangibile, l'importanza assunta da queste strutture di formazione, di ricerca e di transfert tecnologico, convinti delle loro ricadute positive, anche in termini occupazionali, sull'intero Cantone, convinti che da terra di emigrazione stiamo diventando terra di immigrazione di cervelli fini che chiedono di poter produrre conoscenza in un solido contesto scientifico residente. La novità del nostro Cantone è proprio questa: non vogliamo più investire, ciò che è comunque importante, solo in beni materiali, ma anche in beni immateriali come lo è la ricerca scientifica.

Sistema universitario e relazioni con il territorio
Il nostro sistema formativo vuole essere interlocutore attento, curioso e innovativo della vita sociale, culturale e economica del Cantone. Un sistema universitario che dialoga con il territorio nel quale è inserito, che ha contribuito a creare parecchi nuovi posti di lavoro altamente qualificati,e che vuole da un lato capire le esigenze del mondo del lavoro in modo da poterne garantire l'aderenza con i percorsi formativi, dall'altro contribuire attraverso una fitta rete di collaborazioni nazionali e internazionali alla crescita morale, intellettuale e economica del Paese. Una crescita esponenziale anche dei progetti di ricerca finanziati da fondi nazionali.

Sviluppo e risposte concrete non solo in stretta relazione con la realtà imprenditoriale - il riferimento è evidentemente alla SUPSI e a tutti i programmi di ricerca applicata - ma anche con la piazza finanziaria, elemento senza ombra di dubbio centrale per la competitività del nostro Cantone: proprio recentemente e grazie ad un buon lavoro di squadra fra politica, università e piazza finanziaria è stato possibile evitare che lo Swiss financial institute si concentrasse esclusivamente sull'asse Zurigo-Losanna, per comprendere anche Lugano. Per non parlare della costante attenzione che dobbiamo riservare per mantenere e sviluppare ulteriormente strutture federali come il Centro svizzero di calcolo scientifico (CSCS).

Come liberali radicali vogliamo dunque fare politica per costruire, non per distruggere o frenare come fanno altri, ad esempio con le artificiose e poco democratiche lungaggini sulla costruzione del nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti. Costruire perché siamo liberali radicali e non conservatori. Ha sempre meno senso dividere la classe politica fra destra e sinistra. Oggi la contrapposizione è fra conservatori e progressisti, fra chi surgela e chi innova, fra una tipologia culturale ferma e una in movimento.

Dialogare con il territorio non significa dunque limitarsi ad operare solo su un piano tecnico e economico, ma ampliare il raggio d'azione per affrontare questioni che abbracciano la sfera della sanità e della socialità, la gestione e lo sviluppo territoriale, la protezione dell'ambiente e del patrimonio culturale, l'uso razionale delle risorse energetiche o idriche, la difesa e la promozione della lingua e cultura italiana (è in agenda un incontro con i professori di lingua italiana per passare dalle parole ai fatti), le opportunità di lavoro dei nostri giovani, tutti campi in cui potrei portare esempi concreti di collaborazioni davvero proficue fra gli enti di formazione e di ricerca e la realtà in cui operano.

Cosa voglio dire? Voglio dire che questo nuovo Ticino della conoscenza è forse uno dei pochi progetti concreti e di ampio respiro che stanno veramente portando qualcosa di nuovo: nuove idee, nuove persone, nuove opportunità di lavoro, nuovi stimoli per un "progetto Ticino" che crede nelle sue forze.

Conclusione
Amiche e amici liberali radicali, ci avviamo alla conclusione di un quadriennio difficile. Un quadriennio che non ha mancato di stordirci per i continui zigzag degli altri partiti che con troppa disinvoltura cambiano rotta ascoltando prima la meteo, dopo gli ideali. Un quadriennio che vede una volta di più un Partito liberale radicale che ha il coraggio (e l'onestà intellettuale) di mettere fuori la faccia affrontando - senza rimandare alle calende greche - i problemi sul tavolo con un tipo di approccio pragmatico e realista, non da sognatore o da incantatore di serpenti.

Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo perché ci assumiamo fino in fondo le nostre responsabilità; perché crediamo nell'iniziativa individuale così come crediamo nel ruolo di uno Stato che deve essere posto nella condizione di rispondere alle esigenze delle cittadine e dei cittadini attraverso una buona amministrazione e un servizio pubblico di qualità. Dunque uno Stato forte, che non vuol dire invadente, per il quale tutta la nostra squadra è disposta a lavorare senza cedimenti, con tenacia, passione e anche un po' di sana umiltà che ci permette di imparare dagli errori commessi nel passato e di progettare il nostro futuro con ottimismo. Ma non pensiamo solo ai problemi (e talvolta noi ticinesi siamo anche abilissimi nell'inventarceli). Pensiamo alle opportunità. Ne abbiamo parecchie. Dobbiamo solo saperle cogliere.

Concludo con un invito: impariamo ad apprezzare di più questo nostro Ticino, il "Ticino delle opportunità" del programma di legislatura. È il Ticino della formazione che garantisce integrazione, pari opportunità, sbocchi professionali a 360 gradi; il Ticino della cultura e di un territorio ricco di storia che garantiscono qualità di vita e sentimento di identificazione; il Ticino fiero delle sue radici; il Ticino che lavora e che si dà da fare per garantire anche alle generazioni future il benessere di cui godiamo oggi; il Ticino dello sport, del turismo e dello svago; il Ticino curioso e aperto al nuovo; il Ticino solidale fatto di tante persone che a titolo di volontariato fanno del bene, discretamente e senza clamore, riducendo di fatto l'onere sociale a carico dello Stato.

In poche parole, vogliamo un Ticino che saluta il giorno con un sorriso, non con il mal di pancia degli eterni insoddisfatti.

Amiche e amici, questo Paese ha bisogno di ritrovare un po' più di ottimismo e di entusiasmo. E con l'entusiasmo si possono spostare anche le montagne. Da sempre il Ticino e i ticinesi hanno dato il meglio di loro stessi nei momenti più difficili, facendo uso della loro determinazione, della loro forza di volontà e di lavoro. Tocca a noi imprimere questa spinta, questo impulso non solo ideale: è questo che il paese si aspetta oggi da noi liberali radicali.


Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato
Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
Repubblica e Cantone Ticino

24 luglio 2006

Novità

Questo è il blog di Gabriele Gendotti, implementato in parallelo al sito web www.gendotti.ch per la pubblicazione di tutti i discorsi che vengono tenuti dal Consigliere di Stato e Direttore del DECS ed avere in questo modo un filo diretto con i propri elettori e con tutta la popolazione del Cantone Ticino.
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