19 novembre 2007

Presentazione della mostra per i lavori di restauro del Palazzo degli studi di Lugano

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - per la Presentazione della mostra per i lavori di restauro del Palazzo degli studi di Lugano di venerdì 16 novembre 2007)

Signor direttore del liceo di Lugano
Membri del Consiglio di direzione, docenti, allieve e allievi, signore e signori,

sono qui anzitutto per ascoltare le esposizioni dei progettisti e degli addetti ai lavori e per vedere la mostra, evito dunque lunghi discorsi e mi permetto pertanto soltanto di brevemente ripercorrere alcuni passaggi della storia che hanno visto la nascita di questo palazzo.
Già ai primi dell'800 il Gran Consiglio della giovane Repubblica e Cantone Ticino invitò il Governo a dare le necessarie disposizioni affinché si ponesse mano all'istituzione di un Liceo cantonale. Da poco il Ticino era uscito da 300 anni di dominazione svizzera, per dirla con il Franscini da "quella maledetta servitù di tre secoli che fece gli uomini dell'un baliaggio stranieri a quei dell'altro".

Il liceo di Lugano ha da poco compiuto 150 anni, più di 100 dei quali trascorsi nel Palazzo degli studi che ci ospita oggi. Lascio, come detto, volentieri agli specialisti il compito di presentare il progetto di risanamento dell'involucro del Palazzo degli studi, un progetto necessario sotto molti punti di vista.
Un risanamento necessario, che verosimilmente si realizza un po’ in ritardo, ma che è comunque l’espressione della volontà politica di governo e parlamento di voler salvaguardare un edificio di importanza storica, sia dal profilo architettonico, sia e soprattutto per quello che ha rappresentato e rappresenta per la crescita intellettuale e culturale di un Ticino moderno e votato al progresso.

Il 4 dicembre 1904 fu segnato da un grande avvenimento per la Città e per il Cantone tutto: "l'inaugurazione officiale del Palazzo degli studi".

Le cronache dell'epoca[1] dissero che "La cerimonia riuscì modesta, quasi famigliare, ma solenne nello stesso tempo". "Il Palazzo sorge maestoso, degno d'ospitare la futura Università della Svizzera Italiana, e la facciata artisticamente ricca e corretta .. desterà l'ammirazione dei visitatori che la scopriranno dietro i vetusti alberi della villa Ciani. L'esterno aspetto è regale non è per nulla affievolito dalla ripartizione degli ampi locali. Gli scaloni rammentano lontanamente il Palazzo Federale. Fin dall'entrare, la sovrabbondante ricchezza di spazio e di luce vivamente impressiona ed un pensiero corre spontaneo alla mente: questo è un tempio degno dell'arte e della scienza".

"Le effigie di uomini benemeriti (Franscini, Lavizzari, Cattaneo, ecc.) la cui memoria è cara a tutti i ticinesi, si ammirano sugli scaloni e nei corridoi - doveroso tributo di affetto a quei grandi, costante esempio di virtù civile e di amore alla scienza per la nostra gioventù".

La cerimonia di inaugurazione si tenne al terzo piano, con la musica di Lugano che allietava il pubblico "numeroso e distinto".

Continuano le cronache dell'epoca: "Poi s'alzò a parlare l'on. Simen. Il Palazzo degli studi è una delle migliori opere colle quali il Ticino intese festeggiare il primo centenario della propria autonomia. Dall'antica casa dei Somaschi i giovani studenti sono passati in questo edificio maestoso nel quale la geniale arte costruttiva profuse le sue ricchezze, mirando a che l'imponenza e l'armoniosità avessero per base le ragioni d'igiene. Alcuni pensano che s'è fatto troppo in grande: è un errore. L'opera non è per oggi soltanto. Si deve precorrere i bisogni dell'avvenire".

Simen passò in quell'occasione in "rassegna l'opera compiuta dallo Stato per l'istruzione secondaria e superiore, dalla legge del 28 maggio 1832 che istituiva le scuole maggiori e di disegno … a quella del 9 giugno 1852 che fondava il Liceo e ginnasio cantonale di Lugano e le scuole tecnico-ginnasiali di Mendrisio, Bellinzona, Locarno, Pollegio".

Egli concluse con un pensiero rivolto ai giovani: "di qui sortano dei giovani educati alla vita, soldati del dovere, apostoli dell'ideale e della scienza. Si rifugga dallo scetticismo che tarpa le ali d'ogni identità".

"In nome della Repubblica e del popolo egli inaugura questo edificio che sarà indice ai presenti ed ai venturi del progresso conseguito e della solida educazione nella quale il paese affida".

Il suo intervento fu accolto da "vivissimi applausi".

Il Palazzo degli studi ha poco più di 100 anni. Il mondo è cambiato in tutto. Gli spezzoni di articolo che ho appena citato poco fa ci ricordano che non sono però cambiati gli ideali e i principi, anzitutto quelli per così dire “fransciniani”, come la necessità di garantire a tutte e a tutti una solida educazione, la fiducia che ci porta a credere nel progresso, nell'arte e nella scienza oppure la necessità di pensare non solo ai bisogni presenti, ma di anticipare quelli dell'avvenire. Sono proprio stati grandi, e a loro dobbiamo molta riconoscenza, questi politici di altri tempi che hanno gettato le basi per la costruzione del Ticino moderno così come lo conosciamo oggi.

Coraggio, spinta ideale, capacità di guardare al futuro: è con questo spirito che a nome del Consiglio di Stato saluto i lavori di risanamento dell'involucro di un edificio tanto caro ai luganesi e a tutti coloro che hanno studiato e studieranno fra queste pareti.

[1] Corriere del Ticino, 5 dicembre 1904