13 settembre 2007

Consegna diplomi cantonale giornalista 2007

(Intervento di Gabriele Gendotti - Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della Cerimonia di consegna dei diplomi cantonale di giornalista 2007 del 13 settembre 2007 a Bellinzona)





Porgo il cordiale saluto mio personale e del Consiglio di Stato
al Direttore generale della RTSI e Direttore dei corsi (Dino Balestra),
al Presidente della Commissione dei corsi di giornalismo della Svizzera italiana (Maurizio Corti) e al Presidente della Commissione d’esame (Marco Blaser)
alle neodiplomate e ai neodiplomati
Gentili signore e signori,

durante una consegna dei diplomi è abitudine rivolgere ai convenuti due parole dai toni celebrativi e sottolineare il buon lavoro svolto dagli insegnanti e l'impegno degli studenti; lavoro e impegno che si traducono nei buoni risultati conseguiti dalle neodiplomate e dai neodiplomati, ormai pronti ad assumere nuovi compiti e nuove responsabilità nella cosi detta società dell'informazione e della comunicazione.

Mi complimento con coloro che hanno ottenuto il diploma cantonale di giornalista, e auguro loro successo e soddisfazioni. Sono persone, uomini e donne, che operano in un settore professionale - quello dell'informazione - centrale e prioritario per un Paese che si dice aperto e democratico.

In questa occasione non voglio però limitarmi alle sole parole di circostanza: di fronte a una bella squadra di persone attente, dinamiche e capaci desidero brevemente sottoporre alla vostra attenzione qualche riflessione sull'importanza di un lavoro al servizio della società dalla prospettiva di chi crede in un'informazione libera, corretta e oggettiva; un'informazione capace di assumere il ruolo di mediatrice delle idee, di aiutare il cittadino a capire il mondo e a costruirsi un'opinione su questo o su quell'argomento, di contribuire alla nostra crescita morale e intellettuale.

Lo vorrei fare - ispirato anche dall’aula in cui ci troviamo - dalla prospettiva dell'uomo politico che guarda al risultato del vostro lavoro con rispetto e che, di tanto in tanto, si pone qualche domanda. Lungi da me l’idea di affibbiarvi un’ulteriore lezione deontologica o tecnica, perché queste sono oramai passate e semmai ora sarà la vita professionale a darvele. L’intento è di rendervi partecipi di qualche interrogativo che ci poniamo nei confronti degli organi d’informazione nella nostra quotidiana attività di amministratori della cosa pubblica.

* * *

Il primo interrogativo concerne la ragionevole discrezione che deve essere alla base del nostro agire di uomini, ancor prima di amministratori, di politici o di imprenditori. È una discrezione che troppo spesso viene letta in modo distorto come volontà di nascondere, di "insabbiare" chissà che cosa.

Un esempio: nelle scorse settimane siamo stati costretti ad aprire un’inchiesta disciplinare nei confronti di un nostro dipendente. La relativa risoluzione governativa è stata approvata il martedì mattina durante l’abituale riunione del governo. Il giorno seguente, il mercoledì mattina di buon ora, prima ancora che la risoluzione fosse firmata e men che meno intimata agli interessati, l‘ufficio competente dell’Amministrazione cantonale era già sollecitato da un organo d’informazione, munito di nomi e cognomi, per saperne di più.

Sia chiaro: il giornalista fa il suo mestiere e cerca di arrivare all’informazione prima di un altro. Non fa il suo mestiere chi trasmette un’informazione prima che il diretto interessato ne sia a conoscenza, violando così se non solo il segreto professionale, ma anche norme di comportamento che si ispirano alla discrezione. Ma nella fattispecie questo è un aspetto del problema – penserà qualcuno - che non concerne direttamente l’organo d’informazione. Semmai riguarda l’amministrazione dello Stato. Ciò che mi fa riflettere sono però le conseguenze che la notizia per così dire “rubata” e divulgata male, in toni esagerati o con imprecisioni clamorose sui fatti , ha su chi ne diventa "vittima" e sulla sua cerchia familiare o professionale. La discrezione dimenticata non ha nulla a che vedere con le libertà della democrazia. E questo è un problema che ci riguarda tutti

* * *

Un mio secondo interrogativo si concentra sulla necessità di fare un chiaro distinguo fra la notizia - cioè i fatti - e il relativo commento, cioè l'interpretazione che si vuole dare ai fatti.

Un esempio: qualche mese fa, nell’ambito della campagna mediatica che era in atto in tutta la Svizzera e anche nel Cantone Ticino sulla violenza giovanile, abbiamo potuto leggere di docenti minacciati in una scuola professionale, situazione che ci era peraltro assolutamente sconosciuta. Questa è una notizia che riporta un determinato fatto; una notizia utile e importante che ci aiuta nello svolgimento del nostro lavoro come politici, come operatori scolastici o come genitori.

Ci aiuta un po' meno il corollario di interpretazioni dei fatti - una politica sorda che fa finta di non sentire che il problema esiste oppure una scuola cieca, impermeabile ai cambiamenti della società e che quindi non avrebbe riconosciuto per tempo una tendenza in atto. Ma quello che più di tutto ci deve far riflettere – noi responsabili della gestione della cosa pubblica e voi giornalisti responsabili dell’informazione – sono quei giudizi affrettati e sommari come se il mondo fosse diviso da una parte i buoni dall’altro i cattivi; diviso fra le pecore bianche e le pecore nere, tanto per rimanere aggiornati con le strumentalizzazioni preelettorali del momento, che nella scuola diventano le pecore nere da espellere per sempre, senza però porci alcune domande: ma poi dove vanno? Abbiamo veramente risolto i nostri problemi? "Troppo facile, amico" avrebbe probabilmente detto Giuseppe Buffi.

Alla fine tutto si riduce, da un lato, nel richiedere la massima professionalità nello svolgimento del servizio pubblico di informazione e di comunicazione da parte del giornalista, dall’altro lato, nel pretendere dall’utente, e qui la scuola deve giocare un ruolo fondamentale, la capacità di giudizio attraverso un atteggiamento critico di fronte all’informazione.

Oggi forse qualche mezzo di comunicazione deve riconquistare un po’ di fiducia perduta per strada agli occhi dell’utente. Credibilità che passa attraverso la verità dell’informazione e l’autenticità dell’immagine sullo schermo o delle parole di chi riferisce i fatti.

* * *

Torniamo agli aspetti che ho chiamato più celebrativi di questo evento, per sottolineare che, per la prima volta, i diplomi sono il frutto di una nuova collaborazione tra le organizzazioni del mondo del lavoro – imprenditoriali e sindacali – e il Cantone. Per la prima volta la responsabilità dei corsi è infatti interamente passata a queste ultime e il Cantone svolge solo un ruolo di regolamentazione e di sostegno finanziario. La collaborazione credo sia stata proficua. Qualche rammarico resta per non aver potuto coinvolgere maggiormente, in questa operazione, l’Università della Svizzera italiana e in ciò siamo ormai stati sorpassati dalla Romandia, che questo accordo tra l’editoria, i giornalisti e l’università l’ha già concluso. Il titolo rilasciato a chi ha un formazione di base accademica è sicuramente più adeguato all’evoluzione in atto nel mondo della formazione.

Infine, per tornare anche alle neodiplomate e ai neodiplomati, un complimento per la formazione conclusa, in un corso che mi è stato detto di alto livello anche per la vostra presenza e per i lavori di diploma svolti, e i migliori auguri per un futuro in cui l’informazione, ma soprattutto la buona informazione, che non vuol dire l’informazione addomesticata, sia sempre presente.

10 settembre 2007

Nuova sede scuola dell'infanzia di Arosio




(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - per l'inaugurazione della nuova sede della scuola dell’infanzia nella frazione di Arosio, Alto Malcantone, di sabato 1 settembre 2007)






Caro sindaco (Nicola Stempfel),
Signor ispettore scolastico Giampiero Bianchi,
Gentile collega Maria Luisa Delcò, membro della giuria che ha scelto il progetto, in rappresentanza del DECS,
Autorità civili e religiose,
Gentili maestre della scuola dell’infanzia,
Signore e signori,
né voglio dimenticare le bambine e i bambini che lunedì varcheranno la soglia della nuova scuola,

“Talvolta sorridi, talvolta è più dura.” Ho letto queste parole su un muro, lungo una strada di questo bel Malcantone.[1] Chi l’ha scritta dev’essere uno sprayer filosofo, perché quella frase è la vita, fatta di momenti belli e di momenti un po’ meno divertenti. E’ la vita di tutti noi, compresa la vita dei politici. Questo momento dell’inaugurazione ufficiale della nuova sede di scuola dell’infanzia fa parte di quelli belli.

E’ bello se pensiamo alle ragazze e ai ragazzi che ogni giorno varcano la soglia della scuola con il sorriso di chi è curioso di conoscere e di fare cose nuove. E la più bella soddisfazione per chi li accompagna durante la giornata è di vedere lo stesso sorriso la sera quando tornano in famiglia.

E’ un momento bello per le famiglie perché sanno che le loro figlie e i loro figli passano alcune ore della giornata in un ambiente accogliente, in spazi che ricevono molta luce e aria.

Accogliente anche perché la struttura ha spazi flessibili che possono essere adattati alle esigenze educative del momento e inoltre è ben inserita nell’ambiente circostante.

D’altro canto ognuno di noi, qui presente a questa cerimonia d’inaugurazione, può rendersi conto della situazione geografica di questo edificio, posto su un balcone verde dove gli occhi di chi osserva spaziano sulla Magliasina da una parte e sul Luganese dall’altra. Un po’ come il mondo visto dall’alto. Ci sono altri balconi verdi qui sopra di noi dai quali l’occhio spazia fino alle Alpi.

Ed è un momento bello per l’autorità del comune nuovo, ma anche per le persone del comune prima dell’aggregazione, che hanno gettato le basi su cui costruire il progetto ora realizzato. Ed è tanto più bello questo momento in quanto l’opera qui condotta a buon fine sta al termine di una strada che ha preso avvio qualche anno fa, partendo dall’idea primitiva della costruzione di una nuova sede che accolga ragazze e ragazzi della regione.

Sappiamo tutti che “talvolta è piú dura”, cioè che talvolta su quella strada si frappongono ostacoli da superare. Ma è il gioco della democrazia che vuole così: essenziale è che all’interesse personale venga anteposto il bene della comunità. La gestione della cosa pubblica è fare il bene della comunità.

L’inaugurazione di un edificio scolastico, di qualsiasi grado di scuola, è uno degli atti più qualificanti della democrazia e dunque di chi, nel comune, ha il compito di agire in modo tale che la democrazia ispiri ogni decisione politica. L’istruzione è uno dei punti qualificanti della democrazia. Ove siamo presenti nel mondo, abbiamo costruito prima di tutto scuole. Solo le dittature, per sopravvivere, mantengono il popolo nell’ignoranza.

Torno a casa nostra, su questo balcone verde. Ogni sforzo che un comune fa per offrire condizioni al passo con i tempi di vita o di lavoro, occasioni di aggiornare il proprio sapere e di incontri tra la gente, è un tassello del grande mosaico di un Paese consapevole che la democrazia non si instaura una volta per tutte, ma vive dell’apporto di nuove idee e della realizzazione di nuovi progetti.

E’ in questo contesto che io vedo la realizzazione del nuovo edificio scolastico al quale è assicurato anche nei prossimi anni – così mi hanno detto – l’afflusso di nuove allieve e allievi. Sono convinto che la vicinanza della città e il miglioramento delle vie di comunicazione, ai quali si aggiunge la bellezza del luogo, sono elementi a sostegno di un ulteriore sviluppo demografico della regione.

Di fronte a scuole che sono costrette a chiudere o a sezioni che scompaiono per mancanza di giovani allievi, fa piacere sentire parole secondo le quali il futuro di una scuola è assicurato.

Signore e signori,
Queste brevi considerazioni sono l’espressione della mia soddisfazione per quanto è stato realizzato nel comune di Alto Malcantone. Penso che la stessa soddisfazione la provino le persone che in questo comune gestiscono la cosa pubblica e le famiglie che ogni mattina accompagneranno la figlia o il figlio nella nuova sede.

Ma è anche la mia soddisfazione per quanto si fa in questo cantone per la scuola in generale. Offriamo un sistema formativo completo dalla scuola dell’infanzia all’università compresa e offriamo un programma pure completo di formazione continua, perché i tempi in cui si imparava “per la vita” sono tramontati da un pezzo.

Come dicevo all’inizio nella citazione sul muro del bel Malcantone “talvolta sorridi, talvolta è più dura”. La festa di oggi appartiene al sorriso: lo vedo sul viso di chi ha reso possibile quest’opera.

Il mio grazie va a loro per quanto hanno saputo condurre in porto, all’architetto progettista che ha saputo accomunare le esigenze della costruzione con quelle della pedagogia, alle maestranze e a tutte le persone che hanno concorso alla realizzazione della nuova scuola.
Il nuovo anno scolastico si aprirà lunedì prossimo. Mi auguro che in tutte le allieve e in tutti gli allievi rimanga intatta la curiosità del nuovo, che è la voglia di imparare e che in ognuno e in ognuna di loro rimanga pure intatta la consapevolezza che è una fortuna potere andare a scuola, un privilegio, purtroppo, che a questo mondo non è di tutti.

Grazie dell’attenzione.



[1] Prima di Cademario, salendo da Bioggio


Cerimonia fine tirocinio apprendisti Amministrazioni comunali


(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - durante la Cerimonia di fine tirocinio per gli apprendisti delle Amministrazioni comunali di venerdì 31 agosto 2007 a Paradiso)



Gentili signore,
egregi signori,
stimate Autorità,

consentitemi innanzi tutto di rivolgere un caloroso benvenuto e un sentito ringraziamento a titolo personale e nome del Consiglio di Stato, che mi onoro di rappresentare in questa gioiosa occasione, a voi che siete intervenuti alla cerimonia di consegna degli attestati di questa sera: autorità comunali e cittadine, rappresentanti del mondo della formazione e degli organi di stampa, docenti e genitori che, con la vostra presenza, testimoniate l’interesse per la formazione scolastica e professionale; fondamentale settore per la crescita qualitativa del nostro Paese.

Care neo-qualificate e neo-qualificati,

nell’esercizio delle mie funzioni e prerogative istituzionali ho l’onore e il privilegio, nel corso degli anni, di partecipare a numerose cerimonie di consegna di diplomi. Vi sono sicuramente, al di là delle differenze di grado e di livello scolastico, alcune peculiarità che accomunano i diversi avvenimenti, penso in particolar modo al sentimento condiviso di soddisfazione che si accompagna al raggiungimento di un traguardo così importante e significativo della propria vita.
Questo sentimento partecipato è spesso affiancato dalla consapevolezza che, nel corso della propria esistenza, si dovranno necessariamente affrontare sempre nuove ed impegnative sfide e, inoltre, dall’incertezza che caratterizza ogni fase di cambiamento.
Nel vostro caso queste sensazioni sono sicuramente accentuate sia dal fattore anagrafico che dalle oggettive difficoltà che contraddistinguono l’attuale quadro economico e congiunturale: basti pensare alle tensioni che, malgrado la buona congiuntura, continuano a riverberarsi nel mercato del lavoro.
Le statistiche di queste settimane relative all’occupazione nel nostro Cantone, apparentemente rassicuranti, non ci devono distrarre dalla realtà. Purtroppo celano ansie che attraversano tutto il mondo del lavoro.
Ma, per voi, la conclusione di questo ciclo formativo “duale”, che abbina alla parte teorica, svolta a scuola, la parte pratica sul posto di lavoro, rappresenta un importante tappa intermedia e, contemporaneamente, un grosso incentivo per perseverare nel raggiungimento di nuovi ed ambiziosi orizzonti professionali e personali.

Mi sembra opportuno, a questo proposito, introdurre alcune brevi considerazioni, legate in particolare al tema delle opportunità offerte dalla riforma denominata “Nuova formazione commerciale di base”, che ha istituito anche per gli impiegati di commercio i cosiddetti “Corsi interaziendali”, e, in particolare, corsi interaziendali nel settore che vi riguarda più da vicino: il ramo “Amministrazione pubblica”.

La nuova impostazione, implementata nel nostro Cantone a partire dal settembre del 2003, ha messo a disposizione gli strumenti organizzativi, didattici e metodologici utili per consentire alle nostre e ai nostri giovani di conseguire un attestato di capacità specifico per il settore dell’amministrazione pubblica. Non senza dimenticare che, assieme all’attestato federale di capacità in questo ramo, vi è sempre la possibilità di conseguire anche la maturità professionale e, successivamente, di proseguire i propri studi presso le scuole universitarie professionali, in particolare presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. Come pure, per chi avesse minori ambizioni o fosse privo della maturità professionale, di frequentare le scuole specializzate superiori in economia, in particolare nell’ambito dell’informatica di gestione che sempre più investe tutte le attività di un’amministrazione pubblica.

In questa occasione vorrei inoltre evidenziare come esistano, per coloro che operano all’interno degli enti locali, altre valide possibilità di formazione e di perfezionamento professionale. Penso in particolare a quelle offerte dal Centro di formazione per gli enti locali, una struttura professionale, dinamica, e sempre attenta ai cambiamenti della società che è stata voluta dal Consiglio di Stato anche per sostenere, attraverso la formazione, l’intensa fase di rinnovamento della realtà degli enti locali, che passa anche attraverso i processi aggregativi dei comuni. Nel corso degli anni il Centro ha saputo ritagliarsi uno spazio significativo all’interno del mondo formativo cantonale.

La sua offerta formativa è ricca, attuale e completa, e predispone anche all’ottenimento, tramite una convenzione con l’Università della Svizzera italiana (USI), addirittura di un Executive Master in Amministrazione pubblica.

Nell’ottica di un sistema formativo integrato, l’offerta del Centro rappresenta una straordinaria opportunità di crescita professionale ed umana, che apre numerose possibilità ed opzioni rispetto al recente passato. In sostanza, portando a termine il vostro tirocinio, avete compiuto un primo determinante passo nel cammino che, a seconda delle vostre motivazioni, ambizioni e capacità, vi potrà portare, in un prossimo futuro, al raggiungimento di obiettivi ancora più ambiziose ed importanti.

La cerimonia di questa sera mi offre l’opportunità di richiamare la vostra attenzione sul ruolo fondamentale rivestito dai vostri attuali datori di lavoro.

Gli enti locali rappresentano la cellula fondamentale del nostro sistema politico-istituzionale. Partendo da questa considerazione si può sicuramente affermare che l’aver svolto il proprio apprendistato presso di loro rappresenta, oltre che una grossa responsabilità, un grande privilegio che vi ha consentito di meglio comprendere, accanto alle consuete conoscenze professionali, i meccanismi che stanno alla base del nostro ordinamento democratico.
Ho la certezza che le esperienze da voi maturate in questi anni, a diretto contatto con una cittadinanza giustamente sempre più esigente, vi hanno permesso di accumulare un patrimonio di conoscenze e di capacità assolutamente completo e variegato che, a dipendenza della vostre scelte future, vi consentirà di operare, facendovi onore, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Mi sento quindi in obbligo di ringraziare le autorità comunali presenti, per il fondamentale contributo offerto, attraverso la messa a disposizione di posti di apprendistato, al settore della formazione professionale e, in definitiva, alla crescita umana e professionale delle nostre giovani e dei nostri giovani.

Contemporaneamente non posso esimermi dal rivolgere un pressante appello a quei Comuni che avessero ancora disponibilità di posti di tirocinio affinché, nonostante il contesto economico pubblico certamente non brillante - anche se i comuni sembrano stare tutti molto meglio del Cantone - offrano una possibilità di formazione alle e ai cinquanta giovani che attualmente sono ancora senza collocazione nell’ambito del commercio.

Nella mia breve introduzione ho volutamente accennato all’incertezza che caratterizza l’attuale momento storico, non già per accentuare i vostri dubbi, le vostre preoccupazioni o quelle dei vostri genitori rispetto a scelte che inevitabilmente condizioneranno il vostro futuro, bensì per esortarvi ed incoraggiarvi ad adottare una predisposizione mentale e d’animo adeguata per affrontare le sfide che la società moderna impone.

Le conoscenze nozionistiche, tecniche, pratiche e linguistiche acquisite in questi anni di tirocinio dovranno in futuro essere affinate e perfezionate; inoltre dovrete necessariamente sviluppare altre doti e capacità, quali ad esempio, la flessibilità, la tenacia, la creatività e molte altre ancora, che evito di enunciare dettagliatamente in questa circostanza.

In conclusione vi esorto ad affrontare il futuro con determinazione e fiducia, attingendo anche al coraggio di osare che, ne sono certo, è un tratto tipico della vostra età.

Vi rinnovo quindi i miei più sentiti complimenti e contemporaneamente vi auguro di trovare una collocazione stabile all’interno del mondo del lavoro, affinché possiate valorizzare le vostre potenzialità, realizzare le vostre aspirazioni e crescere sia sul piano umano che professionale.

Vi ringrazio per la cortese attenzione.

Consegna attestati maturità professionale sanitaria e sociale



(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della 1.a consegna degli attestati di maturità professionale sanitaria e sociale agli apprendisti operatori sociosanitari e consegna degli attestati di maturità professionale del corso a tempo pieno per professionisti qualificati del 30 agosto 2007 a Giubiasco)



Signora presidente della Formas (Mimi Bonetti Lepori)
Signori membri del Comitato,
Signore e signori – direttrici e direttori di istituti di cura, responsabili di formazione, direttore e docenti della SCOS, familiari e amici - ospiti di questa cerimonia,
e, soprattutto,
signore e signori neoqualificati operatori sociosanitari,

sono particolarmente soddisfatto di poter presenziare oggi alla consegna degli attestati di capacità federale agli operatori sociosanitari a tirocinio nelle istituzioni di cura, come già ho fatto per l’analoga cerimonia per i vostri colleghi più giovani, operatori sociosanitari formati alla Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali.

Con questa cerimonia si conclude infatti per la prima volta nel Cantone Ticino il tirocinio di apprendista operatore sociosanitario nella forma classica, ossia con la formazione pratica in azienda – in questo caso le varie istituzioni che vi hanno assunto tre anni fa – quella teorica nella Scuola cantonale per operatori sociali di Mendrisio e quella pratica e teorica nei corsi interaziendali, svolti nella sede della Formas.

* * *

Questa prima volta appena richiamata dà subito lo spunto per una riflessione sul significato che assume la cerimonia soprattutto in termini generali.

Si presenta infatti sul mercato del lavoro, per la prima volta nel Ticino, come del resto nella Svizzera, che in qualche Cantone ci ha addirittura anticipato, una nuova figura professionale, quella dell’operatore sociosanitario. Una novità che si coniuga in vari modi.

Intanto è un segnale di sviluppo, di trasformazione di un settore economico, quello delle cure sanitarie e sociali. Così come mutano negli altri settori economici, primario, secondario, terziario, anche nella sanità e nella socialità cambiano le tecniche, le modalità di lavoro, la ripartizione dei compiti. Poiché il settore delle cure sanitarie e sociali è intensamente marcato dall’attività umana, i cambiamenti incidono soprattutto sui profili professionali. Ecco le ragioni dell’intensa evoluzione nel settore, con la ridefinizione dei profili professionali e, di conseguenza, delle modalità in cui vengono acquisiti. Così in poco tempo, nella Svizzera e di conseguenza anche nel Cantone, ma anche all’estero, alcune formazioni – fisioterapia, ergoterapia e, parzialmente, cure infermieristiche - sono passate dal livello di scuola superiore a quello di scuola universitaria. Nuovi profili professionali, con formazione a livello secondario – gli operatori sociosanitari e gli operatori socioassistenziali -, sono inoltre stati introdotti per assicurare lo svolgimento di compiti di cura delegabili. Per contro, profili professionali esistenti sono destinati se non a scomparire perlomeno a trasformarsi. Le figure di assistente geriatrico e di cura si ritroveranno probabilmente tra qualche anno integrate nel nuovo profilo professionale di aiuto operatore sociosanitario, con un tirocinio ridotto a due anni.

Certamente capisco qualche sconcerto che può nascere negli addetti ai lavori, confrontati con questi continui cambiamenti, con tutti questi nuovi profili professionali che scompaginano organigrammi consolidati. Ma non si tratta di scelte del Cantone, sono scelte prese a livello nazionale o addirittura internazionale e occorre dimostrare la necessaria flessibilità per adeguarvisi.

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La seconda riflessione indotta da questa cerimonia è relativa al ruolo che assume, in tutti questi mutamenti, la Formas, l’organizzazione del mondo del lavoro che gestisce l’odierna cerimonia. Intanto la Formas stessa è una conseguenza dei mutamenti in corso. Infatti, con il passaggio dalle competenze in materia di formazione professionale sanitaria e sociale dalla Croce Rossa Svizzera alla Confederazione, si sono dovute costituire anche le strutture che normalmente reggono il sistema svizzero della formazione professionale. In particolare si è dovuta costituire un organizzazione del mondo del lavoro responsabile per gli aspetti imprenditoriali, ossia un’organizzazione del mondo del lavoro rappresentativa soprattutto dei datori di lavoro.

Come Autorità cantonale siamo particolarmente lieti di aver raggiunto rapidamente questo obiettivo, ossia di aver promosso e poi contribuito a consolidare, così come previsto dalla Legge federale sulla formazione professionale, un’organizzazione del mondo del lavoro responsabile per il settore delle cure sanitarie e sanitarie. Abbiamo in tal modo un partner affidabile per tutti gli aspetti di competenza del mondo del lavoro nell’ambito della formazione: partecipazione alla definizione sul piano svizzero degli obiettivi e al loro sviluppo nel tempo, organizzazione dei corsi interaziendali, determinazione di aspetti normativi quali retribuzioni degli apprendisti e orari, collaborazione nelle procedure di qualificazione. Certamente il contributo del Cantone nella crescita di Formas resta importante e continuerà ad esserlo, soprattutto sul piano finanziario, ma i soldi quasi mai bastano da soli: occorre trovare anche l’adeguata corrispondenza delle persone che fanno nascere e mantengono le organizzazioni del mondo del lavoro.

La mia presenza è anche un segno di ringraziamento per questa corrispondenza trovata nelle persone alla testa della Formas.

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Arrivando alla terza e ultima considerazione, tocca ora ai neoqualificati. Infatti, al di là delle considerazioni di carattere generale espresse poc’anzi, quella di oggi è soprattutto la loro festa. Una festa in cui, alla soddisfazione di aver saputo rientrare felicemente in un percorso formativo e certamente con un avvio non facile, considerato che molti hanno iniziato questa formazione da adulti, parecchio tempo dopo aver calcato per l’ultima volta aule scolastiche, si mescolano il compiacimento per esser passati con successo attraverso il periodo di tirocinio con i periodi difficili che lo stesso ha sicuramente comportato. C’è naturalmente anche il legittimo orgoglio per il buoni risultati conseguiti agli esami. C’è il sollievo, per la maggior parte di voi, per essere riusciti a trovare, al termine del tirocinio, il posto di lavoro, che deve essere ancor sempre la ragione principale di una formazione e in questo senso mi congratulo con gli istituti che hanno voluto valorizzare il capitale di risorse umane su cui hanno investito parecchio nel corso della formazione, assumendo direttamente i propri apprendisti.

C’è anche naturalmente anche il piacere,come è accaduto a una dozzina di voi, di scoprire che al termine di una formazione di grado secondario è nato l’interesse per addirittura continuare in una formazione superiore, prolungando di almeno un altro paio d’anni il percorso formativo iniziato tre anni or sono e sperimentando concretamente quanto continuo a ripetere da quando svolgo questa funzione: la formazione professionale non è una formazione inferiore, non si ferma agli scalini più bassi, consente di continuamente avanzare fino alle qualifiche più avanzate.

A questa vostra soddisfazione, al vostro compiacimento, al vostro orgoglio, al vostro sollievo permettete che partecipi anch’io.

Concludo con i migliori auguri a tutti gli attori: alla Formas affinché sempre più possa essere autorevole interlocutrice del Cantone, delle aziende e degli apprendisti in materia di formazione; alle neoqualificate e ai neoqualificati affinché possano trarre dal tirocinio concluso il massimo profitto sul lavoro, nella formazione continua che dovrà essere una costante nella loro vita professionale e, magari anche, per chi ambisce a mete ancor più alte, nella formazione superiori magari fino al livello della scuola universitaria professionale, che non è certo preclusa per principio; ai rappresentanti delle aziende perché possano impiegare al meglio la nuova figura dell’operatore sociosanitario.