14 novembre 2007

Premiazione 3° concorso di scrittura Tre Valli per giovani autori

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della Premiazione 3° concorso di scrittura Tre Valli per giovani autori del 12 ottobre 2007 a Biasca)

Gentili signore e signori,
rivolgo un cordiale saluto
al direttore della Bibliomedia della Svizzera italiana (Orazio Dotta),
ai presidenti dei circoli di cultura di Biasca e Lodrino (Leonia Menegalli, Franchino Sonzogni),
ai direttori e ai docenti degli istituti scolastici e ai membri della giuria,
ai genitori, alle allieve e agli allievi delle scuole elementari e delle scuole medie partecipanti al concorso,

scriveva un grande scrittore circa 120 anni fa che “la scrittura si intreccia di continuo con la vita e che sono “le piccole cose, i piccoli particolari che svelano un carattere, un ambiente, una condizione.”[1]

Che bello leggere queste parole così semplici, proprio nel nostro tempo in cui invece ci giungono agli orecchi paroloni del tipo “rivoluzione digitale”, “ipertesto” “multimedialità” e, sopra tutto, in cui tutto deve potersi fare in modo semplice e veloce.

Allora mi sono chiesto se scrivere al computer è come metter giù i propri pensieri su un foglio bianco e se leggere un testo al computer è come leggere un libro. Mi sono detto di no, ma bisognerebbe sentire che cosa ne pensano i partecipanti a questo concorso.

E prima di tutto chiedere loro perché scrivono. Anche qui tento di dare una risposta e cioè credo che chi scrive lo fa perché ha qualcosa da dire: possono essere le emozioni di un momento della vita, magari qualche sogno ad occhi aperti, o di raccontare una storia oppure ancora di parlare dei rapporti con qualcuno della famiglia, il fratello o la sorella. O ancora perché si vuol raccontare un momento di paura, come l’argomento del concorso di quest’anno. E magari c’è qualcuno che sogna di fare lo scrittore da grande.

Se poi prendo in considerazione il numero dei lavori che sono giunti alla segreteria del concorso (854), allora vuol dire che la voglia di scrivere è grande. E’ una constatazione che consola pensando a tutte le discussioni che oggi si fanno sul problema dei figli, sulle tante ore passate davanti allo schermo televisivo e sui pochi minuti dedicati alla lettura di un libro.

“Salire sulle spalle dei giganti”[2] dice cosí uno scrittore del nord a proposito del leggere le opere dei piú grandi scrittori, perché attraverso la lettura si impara a scrivere, perché lo scrivere, a sua volta, dice quello scrittore “è il ritmo, è la melodia, come nel canto degli uccelli.”

Non so come cantino gli uccelli della così detta “scrittura utile”, quella degli sms e degli e-mail, una scrittura che fatica a star dietro al pensiero che invece corre veloce. Non c’è tempo per una correzione e nemmeno per scrivere per intero le parole. Per è un “x”, perché usare tre lettere quando basta il segno ics! Com’è facile disegnare un cuore. Non hai nemmeno da risolvere il problema dell’ortografia.

La domanda che molti specialisti si pongono è se questo tipo di struttura sia d’ostacolo all’apprendimento dello scrivere o se invece sia veramente utile per introdurre nella propria maniera di scrivere quel tocco in più che parla all’anima di chi scrive e lo rende libero di esprimersi come vuole.

Lascio agli specialisti la risposta. Per quel che mi concerne, come responsabile di un dipartimento che si occupa di scuola, mi fa piacere prendere atto dell’alto numero di partecipanti al concorso. Vuol dire che la scuola riesce, in questo contesto, a contrapporre alla frenesía del tempo, la lentezza della riflessione, perché scrivere è riflettere.

Se mi rivolgo, solo con il pensiero, alle giovani e ai giovani qui presenti, sbaglio di molto se penso che, oltre allo scrivere, provano il piacere di leggere un libro? E che quel piacere è nato tra i banchi di scuola, o ancor prima, in famiglia quando padre o madre dedicano alcuni minuti della giornata a leggere un libro alla figlia o al figlio ancora in età prescolastica?

Concludo con un bravo a tutti quelli che hanno concorso, ai premiati e ai non premiati, con l’augurio che non abbandonino mai la voglia di scrivere e di leggere. Un plauso esprimo al direttore della Bibliomedia della Svizzera italiana e ai presidenti dei circoli di cultura di Biasca e di Lodrino oltre che a tutte le persone che nel modo o nell’altro contribuiscono a mantenere vivo l’interesse per questo concorso.

Ringrazio infine genitori e docenti che compiono ogni sforzo perché nei loro figli rimanga vivo l’interesse per il libro e per la scrittura.
A tutti esprimo la gratitudine del Dipartimento.

[1] Anton Cechov, www.interruzioni.com/cechovscrivere.htm
[2] Olof Lagercrantz, www.interruzioni.com/lartedileggerescrivere.htm