14 novembre 2007

50 anni della SFG di Bioggio

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - per i 50 anni della SFG di Bioggio del 28 settembre 2007)

Signor presidente della Società federale di ginnastica Bioggio-Agno (Athos Nesa)
Signor presidente dell'Associazione cantonale ticinese di Ginnastica (Jvan Weber)
Autorità
Ragazze e ragazzi e giovani speranze
Signore e signori, amiche e amici dello sport

50 anni di vita sono un bel traguardo: vuol dire che l’attività della SFG di Bioggio/Agno è apprezzata dalla popolazione; significa anche che lavorate bene per cui esprimo subito alle monitrici e ai monitori e a tutte le persone che lavorano per la SFG Bioggio/Agno un plauso per il loro impegno a favore dei giovani e dei meno giovani.

Partecipo sempre volentieri a manifestazioni in cui lo sport è protagonista. Intendo lo sport vero, quello che non conosce trucchi, quello che si pratica perché così ci si sente in buona salute, perché ci si diverte, perché si vedono i progressi che si fanno.

Certo che per progredire si deve sudare, ma la vita è fatta così. Se vogliamo ottenere qualcosa, uno sforzo dobbiamo pur farlo. Ma c’è, dopo, la soddisfazione di aver raggiunto un altro traguardo. Poi ne verranno altri.

Quelli che si esprimono con parole difficili parlano di “palestra di vita”. Vuol dire che in una palestra in cui si fa ginnastica s’imparano anche cose per la vita: s’impara a dominare i propri nervi, a conoscere i propri limiti, a sudare per riuscire a fare bene un esercizio a terra o un volteggio alla parallela, e sopra tutto si impara a conoscere nuovi amici e a rispettarli. Come nello sport – e purtroppo non è sempre così – s’impara a rispettare il così detto avversario, che è un individuo come noi e non una persona da abbattere.

E’ il concetto di sport, sostenuto dal Consiglio federale, quando si afferma che lo sport è uno strumento per diffondere i veri valori dello sport, ma anche della vita: l’amicizia, la tolleranza, la solidarietà, l’integrazione, la giustizia, in una parola usata e strausata nello sport: il fair play.

E ognuno di noi sa, se è attento a quanto capita oggi nel mondo, come certi valori siano oggi calpestati laddove non c’è tolleranza né solidarietà. Ma attenti che certe cose possono capitare anche da noi, per cui deve rimanere viva in noi la preoccupazione affinché una comunità possa vivere e prosperare secondo determinate regole, rispettate da tutti. La comunità non è un gregge di pecore, non importa di che colore.

Cosciente dell’importanza dello sport, come strumento di coesione a ogni livello della società, dunque anche al livello di una società di ginnastica come la vostra, lo Stato mette a disposizione delle società le infrastrutture costruite per le scuole secondo il principio della sussidiarità con l’obiettivo – ma è uno tra molti altri – di sfruttare nel miglior modo possibile le risorse finanziarie, ma anche le risorse umane quando permette a chi ne ha le doti di dedicarsi allo sport come monitrice o monitore e a chi ne sente il bisogno di praticare la disciplina sportiva preferita.

Non è stato un atto formale, qualche anno fa, quello di completare la denominazione del mio dipartimento con la parola “sport”, inteso come educazione o come strumento che concorre all’educazione dei giovani.

Uno dei diritti della carta dei ragazzi e della carta del fair play è definito come “il sentirsi bene e in buona salute per cui praticare lo sport procura piacere.”

Con questo pensiero concludo il mio intervento, cioè con l’augurio che quello che fate qui in palestra – ma vale anche per chi fa sport come me camminando per le montagne – vi mantenga tutti in buona salute, perché è qualcosa che fate, provando piacere.

Alla SFG di Bioggio/Agno, alle monitrici e ai monitori e a tutte le persone che si adoperano per mantenere dinamica la società auguro lunga vita. Ed esprimo, infine, la riconoscenza dello Stato per ogni attività che contribuisce a formare la cittadina e il cittadino di domani e a promuovere il progresso della società.

Grazie dell’attenzione.