24 agosto 2007

Riforma della scuola media


(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS in occasione della giornata di studio "Riforma della scuola media: esperienze, riflessioni e prospettive" di venerdì 24 agosto 2007 a Bellinzona)



Gentili signore,
egregi signori,

ho il piacere di darvi il più cordiale benvenuto a questa giornata di studio dedicata al tema della Riforma 3 della scuola media.
In questi ultimi anni la scuola è al centro di ogni tipo di attenzione, ma soprattutto quello che colpisce sono le continue e molteplici aspettative che tutti mostrano nei confronti della scuola. Basta osservare il dibattito politico per accorgersi che quando qualcosa non va, quando c’è un problema, una difficoltà, allora viene chiamata in causa la scuola.
Nessuno vuole negare l’importanza della scuola e del sistema scolastico per assicurare lo sviluppo sociale, economico e culturale di una regione, anzi sono convinto che occorra fare tutto il possibile per avere una scuola sempre aggiornata e in grado di formare in modo intelligente i propri allievi. Bisogna però rendersi conto che la scuola non può assumersi tutti i compiti proprio perché istituzionalmente non dispone delle strutture, dei mezzi e delle risorse necessarie per rispondere a tutti i mandati che le si vorrebbero assegnare. Uno dei compiti che ci compete è proprio quello di riconoscere quali sono i compiti prioritari della scuola oggi in una società in piena evoluzione.
La Riforma 3 della scuola media rappresenta proprio un esercizio in questa direzione. Anzi direi che la scuola media, fin dalla sua creazione, si è posta il problema dello sviluppo e dell’aggiornamento. Già nei documenti fondatori si parlava di “riforma nella riforma”. Un principio che è stato pienamente rispettato nel senso che in 30 anni di esistenza la scuola media è evoluta sia sul piano delle strutture e dell’organizzazione, sia su quello dei contenuti e dei metodi d’insegnamento. Parecchi si sono addirittura lamentati che troppi sono i cambiamenti intervenuti, sottolineando come una scuola necessita anche di momenti di tranquillità per assestarsi e per consolidare le sue pratiche. Difficile, però, pensare ad una scuola diversa in un periodo confrontato con vere e proprie rivoluzioni sociali e culturali e dove la popolazione scolastica è mutata in modo considerevole.
La Riforma 3 rappresenta l’ultima fase di questo sviluppo istituzionale. Una riforma varata dopo numerosi anni di lavoro che hanno visti impegnati in particolare i docenti e i quadri scolastici di questo settore.
Definire ed attuare dei cambiamenti nella scuola non è sicuramente facile, come pure trovare un consenso e un’adesione convinta di tutte le componenti. La Riforma 3 della scuola media non è sfuggita a questa logica per cui, nonostante il paziente lavoro caratterizzato da dibattiti, consultazioni e verifiche, ha introdotto dei cambiamenti che non sempre hanno fatto l’unanimità. Pensiamo solo al discorso relativo all’apprendimento e all’insegnamento delle lingue. Se da una parte vi è stata una convergenza sulla necessità di rafforzare e potenziare il ruolo della lingua italiana, dall’altra vi sono state posizioni e approcci spesso divergenti in relazione alla posizione e al numero di lingue straniere da insegnare nella scuola dell’obbligo. Discussioni, questo è utile riconoscerlo, che ancora oggi proseguono in tutta la Confederazione e in numerosi altri Paesi. Il nostro Cantone ha proposto una soluzione che promuove e sostiene un approccio plurilingue, una sfida impegnativa per il mondo della scuola, che andrà sicuramente affinata e precisata nel corso dei prossimi anni. Ma la Riforma 3 ha contemplato numerosi altri cambiamenti sia sul piano strutturale, sia su quello pedagogico e didattico. Innanzitutto la scuola media si è dotata di un nuovo Piano di formazione, che ha preso il posto dei “vecchi programmi”. Il cambiamento non è solo legato al nome, ma contempla un vero e proprio riorientamento del progetto educativo della scuola media. Numerose sono poi le innovazioni di carattere strutturale: una nuova griglia oraria, l’introduzione di forme di insegnamento come i laboratori o i gruppi a effettivi ridotti, una nuova impostazione dei corsi opzionali, il ruolo assunto dagli istituti scolastici. Si potrebbe proseguire elencando tutti gli altri cambiamenti, ma si tratta di aspetti che conoscete molto bene in quanto attori primi di questo processo.
L’anno scolastico appena concluso ha rappresentato un momento significativo proprio perché l’intero progetto di riforma è stato generalizzato e ha coinvolto tutti gli allievi delle scuole medie.
Se da un profilo formale si può affermare che la fase di introduzione della Riforma è conclusa, tutti siamo pienamente coscienti che ora occorrerà fare in modo che i principi e i contenuti predisposti entrino effettivamente in tutte le aule, che i nuovi metodi d’insegnamento siano generalizzati. Gli specialisti dell’educazione ci avvertono, però, che questa è la fase più delicata e complessa dell’intero progetto. A questo riguardo, per evidenziare la dimensione del problema, mi piace ricordare una frase che un ricercatore ha ricordato in un suo intervento dedicato al tema dello sviluppo dell’innovazione della scuola : “ricordatevi - ammoniva in modo ironico il ricercatore - che la distanza più grande che esiste sulla nostra terra è quella che separa un programma scolastico dalla sua applicazione nelle classi”.
Questa affermazione ben evidenzia quali siano le difficoltà e i tempi necessari per assicurare la coerenza tra quanto viene sancito nei programmi e la realtà educativa delle singole classi. Occorre quindi fare tutto il possibile per evitare che i cambiamenti auspicati - per esempio nell’ambito di una riforma – non restino sulla carta ma si riscontrino nelle pratiche quotidiane in tutte le aule e in tutti gli istituti.
Sono convinto che giornate di incontro e di studio come quella odierna rappresentano dei momenti importantissimi per dare visibilità, per presentare e discutere i molteplici progetti sviluppati dai docenti e dagli istituti nell’ambito della riforma. Si tratta indubbiamente di un’occasione privilegiata per cercare di ridurre quella “famosa” distanza e soprattutto per diffondere e progressivamente generalizzare i progetti innovativi che contribuiscono a migliorare la nostra scuola, attualizzando i principi della Riforma 3.
Il fatto che a questo incontro siano presenti più di 200 persone attive nel settore medio non può lasciare indifferenti. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione dell’impegno, della disponibilità e della volontà degli operatori scolastici di assicurare un personale e concreto contributo al miglioramento della scuola.
Anche per questo vi esprimo un sentito ringraziamento per aver saputo assumere in modo responsabile e competente questa nuova sfida.