05 luglio 2007

Milizia storica leontichese

(Saluto di Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato e Direttore del DECS, alla milizia storia leontichese del 24 giugno 2007 a Leontica)


Caro presidente di questa milizia storica (Denys Gianora),
Signori membri della milizia storica leontichese,
Signor sindaco del giovane comune di Acquarossa (Ivo Gianora),
Signor Divisionario (Roberto Fisch),
Autorità civili, religiose e militari,
Signori Presidenti delle sezioni della Società ticinese degli ufficiali,
Rappresentanti dei comuni della valle, degli enti turistici e delle milizie di Aquila e Ponto Valentino,
Gentili signore e signori,
Care e cari leontichesi sempre uniti,

Mi rivolgo a voi con le parole stampate sul vostro stemma. L’unione – lo dice anche il proverbio – fa la forza. E’ sempre stato cosí. Lo è stato 195 anni fa, quando - tutti i leontichesi uniti in terra straniera - il bravo San Giovanni guardò giú tra i fiocchi di neve che cadevano sulla sterminata pianura russa e sui ghiacci della Beresina e ascoltò il loro voto. Una promessa mantenuta da coloro, i più fortunati, che tornarono sani e salvi, di condecorare le manifestazioni con soldati in uniforme militare.
Ecco perché,. quando mi hanno chiesto un aiuto finanziario per la dotazione di una nuova uniforme, ho detto subito di sì: perché noi vallerani le promesse le manteniamo.

Racconta Giulio Bedeschi – l’autore del libro Centomila gavette di ghiaccio in cui racconta la tragedia ripetuta della Beresina piú di un secolo dopo durante la seconda guerra mondiale - “come ciechi i marciatori continuarono affondando fino al ginocchio, piangendo, con estrema fatica avanzando di trecento metri in mezz’ora. Come ad ogni notte ciascuno credeva di morire di sfinimento sulla neve, qualcuno veramente s’abbatteva e veniva ingoiato dalla mostruosa nemica, ma la colonna proseguí nel nero cuore della notte.” Molto spesso la storia si ripete e, purtroppo, l’uomo non sempre trae dalle disgrazie di oggi un insegnamento per il domani. Non mancano gli esempi nell’epoca in cui viviamo.

Forse anche i leontichesi, pregando San Giovanni che li salvasse e facesse di tutto perché rientrassero in valle, intonarono il triste Canto della Beresina, quello che un tempo si imparava alle lezioni di canto nelle scuole e che comincia cosí:

La nostra vita somiglia al viaggio
Di un viandante nella notte…

Mi pare di vederlo il soldato delle nostre terre leggendo i racconti del conte de Rochechouart che aveva servito l’esercito russo quando descrive le sofferenze subite dai due eserciti durante la terribile ritirata:
“Dal primo di dicembre in poi, non si parlò più di battersi, ma di marciare il più rapidamente possibile verso Vilna. Dapprima, il 30 novembre, mi trovai sul posto dove l’esercito francese aveva effettuato il passaggio della Varesina. Nulla l mondo avrebbe potuto essere più triste e più straziante”

“Onore e fedeltà” era il motto dei soldati svizzeri che combatterono sotto bandiere diverse per difendere il sovrano che li aveva arruolati. “Onore e libertà” sono le parole simbolo che ci dettano il nostro comportamento quando, come oggi, salutiamo con fierezza la bandiera.

Napoleone ci fece liberi, ma quella libertà fu pagata con la vita di molti soldati che dovettero arruolarsi in una delle epoche piú burrascose della storia d’Europa che segnò la fine del Vecchio Regime e l’alba di nuove nazioni che conquistarono la libertà con il sangue. Anche il Ticino conquistò in quegli anni la libertà, l’indipendenza e la sovranità. E il prezzo fu alto: ticinesi arruolati negli eserciti stranieri e i passaggi devastanti delle armate attraverso le nostre valli. Ce lo ricorda Suvaroff, piú che la statua sul passo del San Gottardo il monumento del suo passaggio nella gola del Ponte del Diavolo.

Mi è parso giusto questo salto nel passato perché l’incontro di oggi - lo dice il vostro presidente della milizia - è d’importanza storica ed è una testimonianza dell’attaccamento della nostra gente alle tradizioni. E’ tanto piú importante oggi questo soffermarsi con fierezza – è ancora il vostro presidente che parla cosí – su quello che siamo stati una volta, proprio in un tempo come il nostro in cui sembra ormai valere solo quello che si ottiene subito e si consuma altrettanto velocemente.

Abbiamo perso molto del senso della profondità storica senza la quale le nostre radici s’indeboliscono e ci è difficile capire l’origine e il perché di certi eventi del presente.

Una festa come quella di oggi è un’occasione per rivisitare il passato, ma anche per rinvigorire quel sentimento di appartenenza a un mondo che è quello che viviamo oggi, ognuno dentro un paesaggio che gli è familiare, voi qui in Valle di Blenio, una valle verde che ha l’immensa fortuna di non essere attraversata né dall’autostrada, né da altre grandi vie di comunicazione.

Ma, come dite voi: “Per san Giovanni feste e nocino”. E’ un’altra tradizione radicata nei luoghi dove invecchia il noce davanti alla cascina. Mia nonna mi diceva: 9 noci per 1 litro di grappa, il massimo è di uva americana, l’Isabella per esempio, nome chiaro come il sole e che canta. Dicono che il nocino l’hanno inventato i frati. Sarà anche vero, ma noci e uva americana ce n’è talmente tanta che il nocino lo avranno inventato anche gli altri. Poi la vostra valle si chiama anche Valle del Sole per cui il nocino si sente proprio a casa propria.

Concludo con un ringraziamento per avere invitato me, che abito proprio qui dietro la Bassa del Nara, e ogni tanto a Leontica ci vengo anche a piedi, ed esprimo il compiacimento mio personale e del Consiglio di Stato per gli sforzi compiuti e l’impegno dimostrato nel confezionare e presentare la nuova uniforme della milizia.
Mio nonno mi ha insegnato di diffidare delle persone che ti fanno promesse senza chiedere nulla in cambio: i nostri e vostri antenati avevano fatto una promessa mettendo sull’altro piatto della bilancia il bene più prezioso che è la propria vita
Ringrazio tutte le persone e gli enti che hanno collaborato alla riuscita di questa festa.

Fa piacere per un politico vedere che i soldi attribuiti da enti statali sono stati spesi bene. Insomma, in un paese ipercritico come il nostro, non pare vero che tutto sia filato via liscio. Dunque bravi tutti quanti.

Grazie dell’attenzione.