21 giugno 2007

Consegna dei diplomi dell’Istituto universitario federale



(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della Consegna dei diplomi dell’Istituto universitario federale del 21 giugno 2007 ad Ascona)



Signora Direttrice dell’Istituto universitario federale per la formazione professionale,
Signor Direttore nazionale della formazione,
Signor Direttore regionale,
signore e signori docenti neodiplomati,
signore e signori ospiti,

fra qualche minuto potrete apprendere come liberarvi dallo stress. Lo stress è quasi diventato un nostro compagno di vita.
Penso che questa giornata sia, per voi neodiplomate e neodiplomati, liberatoria in tal senso anche senza particolari istruzioni. Infatti è la giornata che corona il vostro impegno nell’accompagnare, alla vostra preparazione disciplinare o professionale specifica, quella pedagogica che è indispensabile per poter entrare in aula.
Oggi è impensabile, salvo forse in pochi casi di doni di vita, che una persona si improvvisi docente sulla scorta della pura e semplice competenza in un ambito disciplinare o in un ambito lavorativo. Occorrono, per farlo, precisi strumenti d’ordine pedagogico e didattico, già per il fatto che oggi il docente, in classe, non si confronta solo con il compito dell’insegnamento, ma con tutta una serie di altri compiti che gli sono sempre più spesso delegati dalla famiglia, nella varie forme in cui oggi questa si coniuga, o dalla società
.
Penso di poter partecipare anch’io ai vostri sentimenti di sollievo per il traguardo raggiunto e, letteralmente, di alleggerimento dal peso di un impegno che è certamente notevole, sia pure con le facilitazioni del caso, perlomeno per chi segue il curricolo lungo di abilitazione, facilitazioni che è bene tener presente anche alla fine del percorso.
E’ l’impegno di chi deve conciliare la normale attività d’insegnamento, che è già parecchio onerosa nelle sue varie articolazioni – lezioni, preparazione, correzioni, amministrazione, partecipazione - con le lezioni all’Istituto e il lavoro e lo studio personali e infine ancora con la vita privata in tutti i suoi risvolti, sia “obbligatori” (penso a chi ha famiglia, figli) sia facoltativi (penso a momenti ricreativi che fanno pur parte ormai della normalità).

Tenuto conto dunque del cammino che avete percorso per giungere al traguardo – mi rivolgo qui ai neodiplomati – i miei complimenti sono doverosi, anche perché al vostro successo personale si accompagna quello istituzionale.
Infatti, con i vostri diplomi il sistema scolastico e formativo cantonale guadagna sicuramente in qualità e, soprattutto, ne traggono beneficio i giovani e adulti affidati alle vostre competenze.

In questa circostanza, di fronte a un pubblico così qualificato, sembra però opportuno accompagnare alle parole rituali di congratulazione qualche breve riflessione d’ordine generale proprio sul sistema formativo di cui andrete ora a incrementare la qualità.

La prima riflessione riguarda proprio l’Istituto, per sottolinearne la sua nuova esistenza.
E’ pur vero che una parte notevole dei diplomi oggi consegnati ha le radici ancora nel “vecchio” Istituto svizzero di pedagogia della formazione professionale.
Però da orami sei mesi ci troviamo interamente nel nuovo Istituto, nato dalla nuova Legge federale sulla formazione professionale e nato anche dagli sforzi dei parlamentari ticinesi di assicurarne prima di tutto l’esistenza, esistenza che ancora oggi, a Palazzo federale, è messa in discussione con vari pretesti, fra i quali non manca naturalmente – e in questo caso è un vero pretesto – l’aspetto finanziario, perché il nuovo Istituto universitario non costa più di prima. In secondo luogo, i parlamentari ticinesi si sono anche particolarmente battuti per assicurarne l’articolazione in tutte le regioni linguistiche del Paese, ed è sicuramente grazie al loro impegno se oggi, in questa significativa cornice del Monte Verità, in cui si riuniscono scienza e spiritualità, si possono consegnare i diplomi da parte di una delle sedi regionali.

La seconda riflessione riguarda il nuovo statuto dell’Istituto. Assumendo lo statuto universitario, così come lo prevede esplicitamente la nuova Legge federale, appare più che scontato che esso abbia assunto anche l’autonomia dall’amministrazione pubblica, che in tutto il mondo si riconosce alle istituzioni universitarie.

D’altra parte neppure il Ticino ha tentennato in quest’ambito, quando si è trattato di avviare le sue realtà universitarie, prima l’Università – l’USI - e poi la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana – la SUPSI. Istituzioni che sono legate allo Stato dalla loro connotazione di ente di diritto pubblico ma che poi funzionano con ampia autonomia dall’Amministrazione cantonale, regolata da un contratto di prestazione tra i rispettivi Consigli universitari e il Consiglio di Stato e analogo a quello in allestimento per l’Istituto universitario federale per la formazione professionale e che legherà quest’ultimo al Consiglio federale.

Proprio per completare questo quadro di autonomia, occorre ora, nel Cantone Ticino, fare un ulteriore passo nella costruzione di un sistema coerente degli istituti di rango universitario, assegnando a tutti loro lo stesso statuto. Il pensiero va naturalmente all’istituto parallelo per la formazione degli insegnanti nel Cantone Ticino, cioè all’Alta scuola pedagogica, per la quale appare legittimo avviare, perfezionare e concludere le riflessioni sulla sua collocazione istituzionale più coerente con quella degli altri curricoli universitari, anche alla luce delle suggestioni che vengono direttamente o indirettamente dagli organismi di accreditamento nazionali, quando essi si chinano a valutarne l’impianto, le prestazioni e le esigenze di sviluppo.
Collocazione che non dovrebbe peraltro complicare ulteriormente il quadro universitario del Cantone, fortemente caratterizzato da USI e SUPSI, a loro volta già parecchio unite da accordi di collaborazione e servizi comuni.

La terza e ultima breve riflessione parte proprio dalla constatazione della presenza di più istituzioni di grado universitario che si contendono il compito di formare i docenti delle scuole, ma non solo quelli. Infatti, insegnamento e formazione non sono certo più solo una prerogativa dell’aula scolastica, ma avvengono in contesti sempre più diversificati, si può dire in ogni contesto dell’attività umana. Sempre più nuove e diversificate sono pertanto le figure dei formatori e si capisce anche che vi sia anche una certa diversificazione nell’offerta di formazione per queste figure.
Offerta cui partecipa l’USI, nell’ambito della Facoltà di scienza della comunicazione, la SUPSI, con il suo Dipartimento di scienze aziendali e sociali, e, certamente, più naturalmente indirizzate a questo compito, l’Alta scuola pedagogica e l’Istituto universitario federale per la formazione professionale.

La presenza di tutti questi attori, esige, in un territorio in cui la potenziale utenza ha sicuramente limiti quantitativi, un forte impegno nel coordinamento, che può essere fatto in varie forme, per esempio logisticamente – e qui sto pensando al futuro campus universitario di Lugano e alla possibilità che vi si insedi anche l’Istituto universitario federale per la formazione professionale – oppure nella ripartizione dei compiti, per evitare doppioni asfittici, oppure ancora nella riunione delle risorse laddove soltanto la loro concentrazione – per esempio nel campo della ricerca – consente di raggiungere risultati sostenibili sul piano nazionale e, soprattutto, internazionale.
Poiché i parametri di giudizio sulla qualità delle istituzioni di formazione, della loro ricerca di base e della loro ricerca applicata non sono più locali, nemmeno nazionali, ma sono oramai internazionali.

Con questo monito e con queste prospettive, concludo il mio intervento.
Rinnovo i miei complimenti ai neodiplomati di ogni categoria che oggi terminano ufficialmente un curricolo formativo, compiacendomi per il contributo che certamente sapranno dare per lo sviluppo qualitativo dell’intero sistema formativo ticinese, sia esso a scuola sia esso nei laboratori, nelle officine e in ogni altro contesto. Ringrazio i collaboratori dell’istituto, dalla direttrice nazionale fino ai docenti e al personale amministrativo, per il contributo che hanno dato in tal senso.

Un particolare complimento va ai giovani apprendisti che hanno partecipato al concorso per il miglior lavoro conclusivo della loro formazione e naturalmente ai premiati e ai loro docenti.

A tutti auguro una pausa serena e rinnovatrice delle forze, per un rientro ad agosto con le migliori prospettive per il nuovo anno scolastico.