11 giugno 2007

I 20 anni del Museo cantonale d'arte di Lugano

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione dell'inaugurazione della mostra “affinità e complementi" per i 20 anni del Museo cantonale d'arte di Lugano di mercoledì 6 giugno 2007)



Autorità cantonali e comunali,
Gentili direttrice e direttore,[1]
Signori membri del comitato scientifico,
Gentili signore e signori,

esprimo dapprima, a nome mio personale come direttore del dipartimento a cui è affidata la gestione della politica culturale, e a nome delle colleghe e dei colleghi del Consiglio di Stato, le più vive felicitazioni per il traguardo dei vent’anni di attività di questo Museo cantonale d’arte. Alle persone che durante questo ventennio hanno lavorato per affermare la presenza del Museo nel panorama culturale, non solo ticinese, esprimo la gratitudine e la riconoscenza dello Stato.

Il Museo cantonale d’arte è, per dirla alla Baudelaire[2], “un phare allumé sur mille cittadelles” che sono tutti quei luoghi disseminati nel cantone, in cui si lavora nella consapevolezza che esiste un legame indissolubile tra conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e progresso della società civile, e nei quali si esprime in varie forme l’identità culturale, non certo elemento racchiuso in immagini e realtà immutabili, ma - mi piace citare ancora il poeta della bellezza classica eterna e muta – patrimonio dinamico che “roule d’âge en âge”.

Cultura dunque intesa come “campo dinamico in continua trasformazione”, – come afferma un assessore alla cultura della vicina Italia – che guarda al futuro “rielaborando continuamente le esperienze del passato, ripercorrendo criticamente quella complessa e dinamica “archeologia” di saperi e conoscenze.”[3] L’arte e la produzione artistica contribuiscono a dare il senso di quella trasformazione. E’ il mutare eterno della percezione della realtà attraverso l’arte.

A tener viva la luce del faro che illumina le mille cittadelle della cultura dovrà contribuire il progettato Osservatorio delle politiche culturali che si occuperà di coordinare le varie iniziative del pubblico e del privato, troppo spesso dipendenti da un eccessivo dipartimentalismo che anche nell’ambito culturale ha sempre impedito di fare un discorso coerente. Dovrà anche interrogarsi su temi fondamentali come quello della definizione e della proprietà del patrimonio culturale, dei suoi costi e della sua redditività.

La nostra è epoca di monitoraggi. E’ tempo e luogo di svolgere monitoraggi puntuali sulle attività dei musei, delle biblioteche e degli archivi che diano dati concreti su cui definire forme di cooperazione, disegnare curricoli di formazione per gli addetti al settore e, come obiettivo fondamentale, raggiungere un equilibrio ottimale tra conservazione e fruizione del nostro patrimonio culturale.[4]

A tale proposito – e così mi esprimo anche nel mio contributo per il catalogo della Mostra – mi piace sottolineare i rapporti con altri attori della politica culturale attivi nel nostro cantone, in primo luogo con la città di Lugano. Le edificazioni in corso nella città e le prospettive future sui contenuti che saranno accolti nei nuovi spazi lasciano prevedere collaborazioni costruttive in ambiti culturali specifici tra Stato, comuni, istituti e associazioni culturali. Si sa che la cultura “in rete” promuove l’esercizio del diritto al pubblico accesso dei centri della cultura, come un museo, una biblioteca o un archivio, ciò che risponde a un principio democratico che non può essere eluso.

La mostra che si inaugura oggi ha altri pregi, oltre a quello di offrire al pubblico la visione di opere d’arte significative provenienti da importanti collezioni pubbliche. Essa è un’occasione per dar risalto alla rete di relazioni che questo Museo ha intessuto con altri centri e enti culturali e al prestigio di cui oggi esso gode sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Che questa Mostra sia stata allestita sotto l’Alto Patronato della presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey è un segno di quel prestigio.

Per riprendere la citazione di prima, questo Museo è un “campo dinamico in continua trasformazione”, cioè che opera nel presente con uno sguardo al futuro definendone i possibili sviluppi futuri.[5]

E’ evidente che qualsiasi progetto ha a che fare con problemi di ordine finanziario. Se da un lato viene affermata la volontà di mettere a disposizione i mezzi finanziari perché un progetto si realizzi, d’altro lato si sa che le risorse finanziarie non sono illimitate, specie di questi tempi in cui l’intervento dello Stato è invocato da più parti.

Musei, biblioteche e istituti culturali vanno infatti oggi gestiti con criteri rigorosi di efficienza e di efficacia, nel pieno rispetto della loro missione, il cui esercizio è posto sotto l’alta sorveglianza e la vigile attenzione dello Stato.

Restano certo le priorità nei campi della formazione, della sanità, della socialità e della sicurezza, preoccupazione sempre piú sentita dalla popolazione. Ma se siamo dell’avviso che la crescita civile di uno Stato dipende anche dalla valorizzazione del suo patrimonio culturale, dobbiamo pure essere consapevoli del fatto che lo Stato, cioè la collettività, deve assumerne i costi necessari attraverso una politica intelligente e cooperativa con tutti quegli enti e associazioni, pronti a assicurare la loro collaborazione, in armonia con lo spirito che discende dal titolo di questa mostra: Affinità e complementi.

L’augurio che faccio al Museo è che possa proseguire con successo sulle strade sinora imboccate: quella della conservazione, lo studio e l’incremento del patrimonio di proprietà cantone; quella della presentazione e dell’arricchimento della sua collezione permanente e la strada dell’animazione attraverso eventi come quello che inauguriamo oggi.[6] L’appoggio dello Stato discende dal suo dovere di preservare, valorizzare e gestire la propria memoria. Il Museo cantonale d’arte, Signore e Signori, è diventato un tassello insostituibile della memoria artistica del paese, ma me ne rendo conto, se la sua missione è chiara a tutti, occorre però che lo Stato faccia uno sforzo ulteriore per dare al Museo gli strumenti per svolgerla al meglio: occorre qualche intervento sul contenitore e occorre adeguare gli spazi alle esigenze e agli standard di un museo moderno. Le difficoltà non mancano ma sapremo trovare a breve le soluzioni auspicate.

Consentitemi, prima di concludere, di gettare uno sguardo, proprio da questo faro, sulle altre mille cittadelle, fari di questo Ticino che negli ultimi anni ha compiuto grandi passi nei campi della conoscenza, della comunicazione, della formazione, delle relazioni e delle collaborazioni con altre cittadelle irradianti cultura e scienza, prima di tutto nella vicina Lombardia, ma anche in tanti paesi di qua e di là dalle Alpi e dagli oceani.

E’ un Ticino vivace, nei cui centri di studio, di ricerca e di cura del proprio patrimonio culturale si ottengono risultati riconosciuti a livello mondiale. E’ appena capitato di nuovo la settimana scorsa.[7] Purtroppo, l’immagine di un cantone volto al futuro, che lavora con costanza e progettualità per una formazione moderna e dinamica della sua gioventú o che coltiva, con iniziative come questa del Museo cantonale d’arte, la memoria del proprio passato, è talvolta offuscata dalla nostra propensione ad assumere atteggiamenti di reticenza o di critica negativa persino di fronte a realizzazioni che in altre parti sono considerate un modello da seguire.

C’è dunque ancora molta strada da fare perché il Paese si renda pienamente conto delle proprie potenzialità e perché sia vivo in tutti quel senso di identificazione che ci fa capire il vero significato di eventi come quello che stiamo inaugurando: quello di appartenenza a un Paese che ha dietro di sé un passato, la cui memoria è degna di essere coltivata, e un futuro ricco di attese.

Rinnovo i ringraziamenti
- alla direttrice Manuela Rossi-Kahn
- al direttore in carica Marco Franciolli
- ai membri del comitato scientifico
- agli amici del Museo
- alla città di Lugano
- agli sponsor privati
- alla presidente della Confederazione per il patrocinio accordato all’evento
- a tutte quelle persone che in modo o nell’altro hanno contribuito a dare prestigio e autorevolezza al Museo cantonale d’arte.

Grazie inoltre a tutte le persone intervenute a questa cerimonia d’inaugurazione.


[1] Rossi-Kahn? Franciolli? Tutt’e due?
[2] Baudelaire, Les fleurs du mal, Les Phares
[3] Mariella Zoppi in Culturae, www.cultura.toscana.it
[4] Da: Andrea Ghiringhelli, appunti sui beni culturali (anche paragrafo precedente)
[5] www.exibart.com/profilo/eventi - comunicato stampa del MCA
[6] www.lugano-tourism.ch
[7] Istituto di ricerche in biomedicina di Bellinzona