14 maggio 2007

L'ambizione di un modello ticinese nella formazione terziaria


(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - all'USI di Lugano in occasione del "Dies Academicus" di sabato 12 maggio 2007)

[fa stato il testo parlato]

Signor presidente dell'USI,
autorità, ospiti delle altre università e dei politecnici federali,
Signore e signori professori,
Signore e signori,

ho il gradito compito e soprattutto l'onore di portare il saluto del Consiglio di Stato al Dies academicus dell'Università della Svizzera Italiana al quale partecipo con un sentimento di soddisfazione e di orgoglio: soddisfazione e orgoglio che si traducono in un sincero ringraziamento che rivolgo a tutti coloro che contribuiscono a sviluppare la realtà della formazione terziaria della Svizzera italiana in un contesto di qualità e di eccellenza.

Sappiamo che le università svolgono la loro missione di insegnamento e di ricerca attraverso un dialogo costante con la società; università che fungono da motore dell'innovazione, che rispondono ai bisogni della collettività e che garantiscono un contributo fondamentale per l'analisi, la comprensione e la risoluzione di problemi nazionali e internazionali. Per dire che il ruolo assunto dall'USI - e con essa l'intero settore della formazione terziaria - si traduce nel panorama formativo in opportunità di crescita scientifica, culturale e morale del nostro Paese.

Su un piano federale
Su un piano federale si discute in modo convinto ed appassionato sul futuro della formazione superiore, sul suo ruolo irrinunciabile per affrontare le sfide di domani. Il Consiglio federale ha recentemente licenziato il messaggio concernente il promovimento della formazione, della ricerca e dell'innovazione negli anni 2008- 2011. È un messaggio importante - oserei dire decisivo - che ha ben recepito le nuove disposizioni costituzionali accettate dal popolo nel maggio 2006. Sono disposizioni che impegnano tanto la Confederazione quanto i Cantoni e che si concentrano su due principali linee direttrici: la prima riguarda la formazione e mira ad assicurarne la sostenibilità e a migliorarne la qualità, mentre la seconda riguarda la ricerca e l'innovazione e mira a stimolarne la competitività e la crescita.

La formazione, la ricerca e l'innovazione sono considerate ambiti strategici per lo sviluppo sociale e per la prosperità economica del Paese e, conseguentemente, il Consiglio federale intende attribuire a questi settori le necessarie risorse proponendo una crescita media della dotazione finanziaria per la formazione, la ricerca e l'innovazione del 6% ogni anno a partire dal 2008. Rispetto alla dotazione disponibile per il periodo 2004-2007, la pianificazione 2008-2011 presenta un aumento pari a 3,3 miliardi di franchi.

Nello stesso tempo il Consiglio federale vuole accrescere l'efficacia delle risorse assegnandole in modo competitivo, cioè in modo selettivo a sostegno dei migliori progetti e dei migliori ricercatori. Questo vale in particolare per la ricerca con gli aumentati finanziamenti al Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e alla Commissione per la tecnologia e l'innovazione. Non solo, vale anche per l’insegnamento attraverso progetti di cooperazione tra le università per creare centri di eccellenza di valore internazionale.

L'aumento delle risorse tiene conto dei "ritardi" accumulati nel corso degli anni in alcuni ambiti e dei nuovi obblighi legali della Confederazione. Va anche però detto in questa sede che non è tutto oro ciò che luccica: in realtà l'aumento della dotazione permette una compensazione del rincaro e il finanziamento dell'aumento del numero effettivo degli studenti che frequentano gli istituti di formazione superiore. Ricordo infatti che le università continuano ad essere confrontate con la forte crescita del numero di studenti: il loro numero è aumentato del 15 % circa tra il 2000 e il 2005; mentre il numero di studenti è praticamente raddoppiato dal 1980 ad oggi. In termini reali i sussidi risultano così essere costanti, e ciò spiega perché tutti gli ambienti vicini alla formazione (in particolare la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione, la Conferenza universitaria svizzera e la Conferenza dei rettori delle università svizzere) avevano chiesto alla Confederazione un intervento di sostegno ben più generoso che andasse al di là della crescita media del 6% citata prima.

Sfide e obiettivi
In base alla Legge sull'aiuto alle università la Confederazione sostiene le dieci università cantonali nel loro sforzo di mantenere un eccellente livello di insegnamento e di ricerca in un contesto di accresciuta concorrenza. Concorrenza che ha spinto l'Unione europea a reagire e a darsi l'obiettivo - senz'altro ambizioso - di diventare la società della conoscenza più competitiva e dinamica al mondo entro il 2010, auspicando una riforma della ricerca e dell'insegnamento superiore.

Per l’USI, un ateneo giovane che ha da poco compiuto 10 anni, le scelte strategiche dei prossimi anni saranno determinanti e dovranno considerare le grandi tendenze in atto su un piano globale. Dopo un primo decennio improntato, come era naturale, allo sviluppo di base dell’insieme della struttura accademica, gli obiettivi relativi al prossimo quadriennio e la “visione” 2015 indicano che l’università tende verso un modello di sviluppo ben definito, così come ha descritto il presidente dell'USI, prof. Piero Martinoli.

Consolidare quanto è già stato realizzato finora nell’offerta formativa, nella ricerca e nei servizi è il nostro obiettivo prioritario. Direi di più: non solo consolidare, ma anche sviluppare ulteriormente l'offerta, puntando in particolare su una ricerca intesa come uno degli assi prioritari del futuro sviluppo dell’USI. La qualità dei risultati ottenuti nel campo della ricerca saranno dunque essenziali.

Una prima indagine: evoluzione del numero di studenti del settore terziario nella Svizzera italiana
Il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport ha dato mandato al Servizio ricerca USI - SUPSI di raccogliere dati indicativi e di produrre indicatori dello sviluppo del sistema universitario e della ricerca nel Canton Ticino come supporto alla pianificazione strategica e alle decisioni di politica universitaria.

La raccolta dei dati ha permesso di disporre, per la prima volta, di una visione d'assieme, includendo tutte le scuole terziarie (quindi non solo USI e SUPSI) e di misurare l'impatto dell’istituzione di USI e SUPSI sulla formazione terziaria in Ticino.

Si è in particolare potuta esaminare l'evoluzione del numero di studenti negli ultimi 20 anni che indica una crescita continua e molto forte del numero complessivo di studenti del terziario, numero che è praticamente triplicato. Gli anni '80 sono stati caratterizzati da una forte crescita degli studenti universitari, mentre negli anni '90 l'aumento ha toccato soprattutto la formazione professionale superiore, come conseguenza della riforma del settore e l'introduzione della maturità professionale.

Lo sviluppo della formazione si è tradotto anche in un aumento del livello di formazione della popolazione lavorativa: in effetti la percentuale di giovani fra i 25 e i 34 anni che dispone di un diploma superiore è quasi raddoppiata, passando dall’11% del 1980 a poco più del 20% nel 2005. Questa evoluzione è particolarmente importante poiché, nell’attuale economia fondata sulla conoscenza e l’innovazione, il livello di formazione della manodopera rappresenta uno degli elementi chiave dello sviluppo economico.

Gli studenti del settore terziario sono circa 10'000. Gli studenti ticinesi fuori dal Ticino sono 5'000 mentre quelli che studiano nel Cantone sono più di 3'000. Gli altri 2'000 sono studenti non ticinesi che studiano in Ticino. Come auspicato l’istituzione dell'USI e della SUPSI non ha frenato la mobilità degli studenti ticinesi e circa il 60% degli studenti ticinesi nel settore terziario continua a studiare fuori dalla nostra regione. D'altra parte il numero di studenti non ticinesi che studiano da noi è assai consistente, visto che corrisponde ad oltre un terzo del totale degli iscritti; presenza di studenti non ticinesi che è particolarmente elevata all'accademia di architettura e nelle tre facoltà dell'USI - a testimonianza dell'internazionalità dell'ateneo - come pure alle scuole universitarie di teatro Dimitri e di musica del Conservatorio affiliate alla SUPSI.

La scelta dell’ambito di studio da parte degli studenti rappresenta infine un dato molto importante per lo sviluppo delle politiche della formazione. A livello svizzero è ben noto che gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un forte incremento degli studenti in scienze sociali e allo stesso tempo da una stagnazione (o anche una diminuzione) di quelli nelle scienze esatte e tecniche. Non a caso il DECS ha recentemente promosso una campagna di sensibilizzazione dei giovani - che continuerà anche nel corso dei prossimi anni - alle formazioni tecniche e scientifiche.

Abbiamo inoltre constatato una tendenza importante rappresentata dallo sviluppo di una consistente offerta di formazione terziaria nella regione, che si è progressivamente strutturata attorno all'USI per la formazione universitaria generale e alla SUPSI per la formazione con orientamento professionale.

I dati raccolti dallo studio indicano che il processo di raggruppamento della formazione superiore è da considerarsi (quasi) realizzato, con l'eccezione rilevante della formazione dei docenti che avviene all'Alta scuola pedagogica, eccezione sulla quale sarà opportuno chinarsi.

Una seconda indagine: evoluzione della ricerca competitiva nella Svizzera italiana
Considerata l'importanza della ricerca abbiamo anche ritenuto opportuno approfondire l'evoluzione sull'arco di più anni dei finanziamenti alla ricerca. Anche qui i dati sono interessanti: il totale dei finanziamenti erogati dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, dall'Unione europea, dalla Commissione per la tecnologia e l'innovazione e dal Campus virtuale svizzero ha raggiunto e superato i 12 milioni di franchi.

Si tratta di un aumento enorme se consideriamo che solo 10 anni fa i finanziamenti erano dell'ordine di 1 milione di franchi. La politica del Cantone nel campo dell'università e della ricerca - con l’istituzione di USI, SUPSI e il sostegno ad istituti come l'IRB di Bellinzona - ha quindi portato a risultati significativi in termini di inserimento nelle reti di ricerca internazionale, e ciò sebbene vi sia stato un forte aumento della competizione per i finanziamenti alla ricerca che ha visto diminuire fortemente i tassi di accettazione delle proposte di progetti.

Il Cantone crede molto nella ricerca quale motore di sviluppo di un paese moderno e in essa ha deciso di continuare ad investire. Ricordo che recentemente il governo ha licenziato un importante messaggio per il rilancio economico e di sostegno all'occupazione nonché allo sviluppo della ricerca scientifica, alla quale sono attribuiti 15 mio di franchi. Si tratta di un sostegno strategico finalizzato ad investimenti nella ricerca che persegue l'obiettivo di continuare in modo convinto, coerente e nel segno della continuità sulla strada di un Ticino in grado di attirare cervelli, di promuovere la produzione e la divulgazione del sapere, di creare opportunità di lavoro e di crescita non solo attraverso il sostegno di enti pubblici e parapubblici - penso in particolare al Centro svizzero di calcolo scientifico, all'IRB, allo IOSI - ma anche attraverso misure puntuali volte a sostenere lo sviluppo e il consolidamento di istituti di ricerca privati di riconosciuta qualità scientifica.

Una terza indagine: il sistema terziario e il contesto economico e sociale in cui opera
Il Consiglio di Stato si è pure interrogato sulle ricadute di tipo sociale e economico indotte dalla presenza sul territorio dell'USI e della SUPSI. La ricerca, affidata a tre professori, è del 2004, ma le tendenze generali ivi delineate sono ancora significative e attuali. Dalle analisi è emerso che il polo universitario è ormai bene innestato sul territorio cantonale ed è diventato un fattore di attrazione di flussi finanziari all'interno del Cantone, con un beneficio netto rilevante. Si è stimato che il moltiplicatore per unità di spesa pubblica netta del Cantone è pari a circa 3. È un polo universitario che ha l'opportunità di accompagnare l'evoluzione verso un settore industriale innovativo e soprattutto verso un maggiore orientamento ai servizi. È un polo universitario che è considerato come un fattore di rafforzamento in termini di competitività, di identità culturale e di visibilità.

Pensiamo ad esempio ai programmi di ricerca applicata e ai progetti di transfert tecnologico svolti in collaborazione fra gli istituti di livello universitario e l'economia. I finanziamenti competitivi, messi a disposizione principalmente per le PMI, costituiscono uno stimolo importante per le alte scuole a condurre una ricerca e uno sviluppo basati sulle necessità del mercato. Gli esempi concreti di iniziative recenti che vogliono contribuire a trasformare conoscenze in attività economiche e in benessere generale non mancano: pensiamo a Ticino Transfert, CP Start-up, Tecnopolo, Biopolo.

Altri indicatori infatti segnalano che il Ticino si trova ancora nella posizione di Cantone "esportatore" di accademici; i posti di lavoro per accademici creati dalle aziende e dai servizi è inferiore al numero dei diplomati formati. Il circolo virtuoso tra formazione, ricerca, applicazione, creazione di posti di lavoro va perciò sviluppato in tutte le sue componenti, se si vuole che i nostri sforzi si traducano in benessere culturale, sociale e economico per il Cantone.

A quali conclusioni possiamo giungere?
In sintonia con le scelte strategiche e di indirizzo maturate su un piano nazionale, il Ticino ha costruito una politica universitaria attraverso la quale vogliamo sviluppare ulteriormente l'offerta di formazioni terziarie e di ricerca scientifica inserite sempre più in una visione unitaria e coordinata. È il "modello ticinese" che consente una visione d'assieme, coordinata e unitaria dei vari enti di formazione e ricerca (USI, SUPSI, Alta scuola pedagogica, Istituto universitario federale per la formazione professionale).

Prossimamente il DECS presenterà un messaggio concernente la pianificazione 2008 - 2011 della politica universitaria. Sarà un messaggio importante e al contempo impegnativo nel quale verrà illustrato il quadro completo delle strategie e della pianificazione future che tiene conto delle indicazioni emerse da organi superiori - come la CUS e la CRUS - nell'ambito del Paesaggio universitario svizzero che prevede l'elaborazione di un'unica legge volta a dare maggiore coerenza e a rafforzare le sinergie fra le 10 università, le 7 scuole universitarie professionali e i due politecnici federali.

Nella Svizzera italiana le collaborazioni in corso e - soprattutto - quelle previste fra USI, SUPSI, Alta scuola pedagogica, Istituto universitario federale per la formazione professionale citate prima - devono fungere da stimolo per creare e sviluppare sinergie; le collaborazioni si devono inserire in un contesto di complementarità delle prestazioni assicurate, di messa in rete delle competenze, di impiego razionale delle risorse umane e finanziarie a disposizione.

La Legge cantonale USI/SUPSI ha d'altronde sempre ribadito la volontà di una stretta collaborazione fra gli enti di formazione, volontà ormai citata in molti documenti ufficiali della Confederazione.

In Ticino è una collaborazione che sinora si è sviluppata soprattutto nell’ambito dei servizi interni, ambito che sarà coronato dalla prevista coabitazione in due campus di Lugano (a breve termine con un investimento attorno agli 80 mio di franchi) e di Mendrisio (a più lungo termine). La collaborazione negli ambiti della ricerca e dell’insegnamento procede in modo sicuramente avanzato rispetto ad altre realtà svizzere, ma ancora piuttosto puntuale e non sempre perfettamente aderente ad una visione strategica coordinata. Da segnalare comunque che - oltre ad un istituto comune alle due istituzioni (l’IDSIA), ad unità condivise come il Servizio ricerca e a collaborazioni in progetti e in offerte di formazione continua per professionisti - con il Master in informatica USI-SUPSI dal settembre 2007 si compie una significativa tappa anche nella formazione di base degli studenti, tappa significativa che è anche espressione di una precisa volontà di dare forma ad una strategia di sviluppo coordinata da parte dei due Consigli di USI e SUPSI: i progetti di master comuni nel campo dell’architettura e dell’informatica sostenuti dalla Confederazione, sono un modello per ulteriori sviluppi.

Le sfide che le università dovranno saper affrontare nel prossimo futuro sono dunque quelle tipiche di un contesto sempre più competitivo per cui solo chi investe e si rinnova, solo chi sa cogliere le opportunità e lavorare su progetti forti e condivisi potrà affermarsi e ritagliarsi un ruolo di leader su un piano internazionale.

La Svizzera italiana ha capito per tempo che in un'economia sempre più fondata sulla conoscenza la diffusione del sapere e la messa in rete di un sistema scientifico coordinato e di qualità rivestono una notevole importanza e che è un compito prioritario dello Stato mettere a disposizione le necessarie risorse umane e finanziarie.

Ce l'aveva già insegnato il Franscini, di cui quest'anno commemoriamo i 150 della morte, che "spendere si deve per fondare e migliorare quelle istituzioni che centrali essere devono [ma] che senza cantonali sussidi non sorgeranno mai nel Cantone".

Noi crediamo molto in questo Modello ticinese che costituisce per noi una strada obbligata, ma che sarà sicuramente seguito da altri.