06 giugno 2007

Inaugurazione del Museo del manifesto ticinese

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - del 25 maggio 2007 a Morcote, in occasione dell'inaugurazione del Museo del manifesto ticinese)

Caro dottor Cavalli,
Gentili signore e signori,

Una poesia dei miei tempi di scuola comincia cosí: C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Mi è venuta in mente osservando questi manifesti d’altri tempi: c’è il sole che rallegra le immagini. E c’è l’antico, un mondo ormai scomparso o che rimane nella mente di chi è già in avanti negli anni.

Nel cielo dei manifesti del Ticino, gli aquiloni di Giovanni Pascoli sono sostituiti dalle rondini che roteano intorno al campanile di Tesserete sullo sfondo dei Denti della Vecchia con il “Denciòn”, oggi palestra di arrampicata degli “scoiattoli”. Per un uomo della montagna come me, un angolo di silenzio tra alberi e pareti di roccia. Ce ne sono ancora nella nostra bella “terra di libertà e di avventura”, come diceva uno che veniva da fuori e che amava molto le nostre terre.

Titolo del manifesto con le rondini “Ferrovia elettrica Lugano-Tesserete, anno 1924". Sono appena stato al Museo di Cevio per una mostra che ricorda un’altra ferrovia elettrica: la Valmaggina. I vecchi manifesti delle due ferrovie, alle quali si aggiunge la Biasca-Acquarossa, mi ricordano i sogni di qualche bambino in cui ci sono ancora trenini variopinti che collegano la città alla valle.

E magari è anche il sogno di qualche adulto, davanti al paesaggio di oggi, che non si ritrova nei manifesti di questa mostra. A poco a poco cresce, per fortuna, nella coscienza della gente il senso del rispetto del verde e dell’aria pulita: è l’aria che si respira sul ponte in legno di Lucerna e sulle rive dei laghi di Lugano, del Lago Maggiore e del lago di Como, nel manifesto della Gotthard-Bahn. E proprio qui a Morcote se ne sa qualcosa. Non consola nessuno – l’hanno detto i morcotesi stessi in tv la settimana scorsa - l’introduzione della zona 30.

Augusto Giacometti dipinse nel 1930 un manifesto dal titolo “La bella Svizzera”. Rappresenta una farfalla dalle tinte forti su un cielo azzurro chiazzato di bianco. Forse la Svizzera è ancora bella, ma il cielo di questi manifesti non lo ritrovi più nemmeno guardando giù il lago dal Monte Generoso o dal Monte San Giorgio. Il fumo che la vaporiera dei manifesti sputava dal fumaiolo prendeva nell’aria forme diverse a coronare il manifesto. Lo sostituisce oggi la striscia dell’aereo che ci passa sopra la testa a 10 mila metri di altitudine e si dissolve nel cielo.

E intanto sogniamo l’Alptransit. Mi sono chiesto come saranno i manifesti che prenderanno il posto di questi della Gotthard-Bahn o della Gotthardlinie im elektrischen Betrieb, autore Daniele Buzzi. Appariranno forse manifesti colorati di nero: sono i muri delle gallerie. Mi viene in mente un’altra lettura di scuola: Dante che esce dall’inferno, “per un pertugio tondo; e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Speriamo, di giorno, di uscire dal “pertugio tondo” che è la galleria a rivedere le farfalle di Giacometti a volare nel verde, sfidano le nuvole di CO2.

Caro dottore,
Gentili signore e signori,

Magari avrei dovuto tenere un discorso veramente ufficiale, dire che questi manifesti sono la testimonianza dell’epoca dei viaggi, sono le armi del turismo di un tempo e, per quelli moderni, le armi del turismo di oggi; aggiungere che il manifesto è l’immagine della grafica moderna e del suo sviluppo attraverso gli anni; parlare dell’importanza del turismo per il Ticino e del manifesto come strumento per presentare il nostro paese fuori dei nostri confini.

Dire che un manifesto affisso alla parete del nostro appartamento è magari l’espressione di una grande nostalgia per un momento della nostra vita che è passato, o essere semplicemente un “souvenir” come la cartolina o l’uccello in vetro di Murano.

Avrei potuto parlarvi della politica culturale di casa nostra; dell’importanza dei tanti musei che conservano la memoria del paese. Mi sono invece lasciato trascinare dalle emozioni e dai ricordi che queste immagini suscitano nell’animo di chi è sensibile ai cambiamenti del mondo che sono anche i cambiamenti del nostro modo di vita e di interpretare la vita; dunque nell’animo di voi che siete accorsi a questa inaugurazione.

Esprimo dunque il mio personale piacere, come ticinese e come consigliere di Stato, per essere stato invitato a questa mostra ed esprimo la gratitudine dello Stato per ogni iniziativa, frutto dell’amore per il Paese, che arricchisce il patrimonio culturale del Ticino, ne conserva la memoria, affinché non venga mai meno la consapevolezza di quello che è stato prima di noi, senza la quale è difficile capire il presente.

Vi ringrazio dell’attenzione.