22 marzo 2007

Consegna diplomi tecnici SSS edilizia e impiantistica

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - alla Consegna diplomi ai tecnici diplomati SSS dell’edilizia e ai tecnici diplomati SSS dell’impiantistica di giovedì 15 marzo 2007 a Lugano-Trevano)


Signori rappresentanti delle organizzazioni del mondo del lavoro,
Signori Direttore, vicedirettori e docenti,
Signori invitati e
Signori neodiplomati,

è con estremo piacere che passo brevemente da voi per la cerimonia di consegna dei diplomi di scuola specializzata superiore di tecnica.

Il piacere deriva dalla possibilità di partecipare a un evento che ha sempre un carattere positivo. Infatti che cosa c’è di meglio che poter festeggiare la fine di un ciclo di studio e il conseguimento di un diploma? Un diploma che da un lato testimonia il raggiungimento di competenze tecniche e trasversali elevate e dall’altro costituisce sicuramente un elemento per il consolidamento o lo sviluppo di una carriera professionale e, conseguentemente, anche di una carriera retributiva.

Penso che siano un po’ questi i sentimenti soprattutto dei neo diplomati, sentimenti di orgoglio per il risultato raggiunto e di attesa per le prospettive che si aprono sul piano personale e professionale. Questi sentimenti servono anche a cancellare qualche impressione non sempre positiva recepita lungo il corso. Cominciando dalle difficoltà incontrate da chi ha ricominciato uno studio dopo avere magari svolto per vari anni un’attività lavorativa. In questi casi il ritorno sui banchi di scuola è sempre un passaggio problematico, anche se è oggi è difficile immaginare che ci sia un professionista che nel corso di un anno non si trovi più di una volta dietro un banco, non più della scuola ma della formazione continua, ad aggiornarsi o a perfezionarsi.

Un’altra difficoltà incontrata, soprattutto per chi ha frequentato il corso dell’impiantistica parallelo all’attività professionale, è sicuramente quella della difficile conciliazione tra lavoro, vita personale e magari familiare, frequenza scolastica e studio. E’ un difficile alternarsi tra situazioni diverse, talvolta come persona attiva nel lavoro e nel resto, talaltra come persona fruitrice più passiva di un insegnamento.

In questo giorno però, nel momento in cui si riceve il diploma, tutti questi problemi, tutte queste difficoltà sono superati è resta solo la soddisfazione per avercela fatta.

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C’è un secondo motivo per il mio compiacimento nel partecipare alla consegna dei diplomi.

Infatti, in queste occasioni vedo da vicino come si concretizzano le iniziative del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport che dirigo - e in particolare della Divisione della formazione professionale. Spesso la percezione di queste iniziative è del tutto immateriale, nel senso che ci sono le informazioni che arrivano dai servizi, ci sono le decisioni prese sulla scorta delle indicazioni degli stessi servizi, c’è magari anche qualche meno bella notizia, magari ribaltata sui giornali, di qualche problema insorto qua e là nel sistema scolastico e formativo ticinese.

Ma è solo partecipando a cerimonie come queste, o visitando le scuole come spesso faccio, e guardando in faccia le persone che traggono benefici delle decisioni politiche e amministrative in materia scolastica e formativa prese dal Dipartimento o dal Consiglio di Stato o talvolta dal Parlamento, che si ha la percezione precisa di come e dove arrivino a destinazione gli sforzi rilevanti che il nostro Cantone compie per elevare il grado della conoscenza dei suoi abitanti di ogni età, dall’infanzia fino alle persone adulte e già attive professionalmente.

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Certo è che se vogliamo, come lo vuole il Consiglio di Stato nelle sue linee direttive, come sembra lo vogliano buona parte delle formazioni politiche che si contendono i posti nell’Esecutivo cantonale e nel Legislativo, se vogliamo il Ticino della conoscenza, occorre anche ricordare che questo Ticino della conoscenza ha bisogno di non poche risorse finanziarie.

Sono risorse finanziarie che finora il Cantone è stato in grado di mettere a disposizione. E quando si dice Cantone, per essere chiari a tal proposito, si intendono tutti i soggetti ticinesi, persone fisiche e giuridiche, che contribuiscono all’introito fiscale. Una mano ce la dà anche la Confederazione, ma anche lì in ultima analisi i finanziatori sono ancora cittadini ed enti stavolta di tutto la nazione.

La disponibilità finanziaria per iniziative come quella della Scuola specializzata superiore di tecnica dell’edilizia e dell’impiantistica, arricchita da quest’anno anche di una sezione della chimica e biologia, è data però anche da misure di razionalizzazione all’interno del sistema, come quelle della creazione di centri di competenza in cui concentrare l’insegnamento professionale degli apprendisti. Non si può solo chiedere cose in più, occorre anche saper razionalizzare quello che già si ha per trovare gli spazi per il progresso.

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Questo progresso nel sistema formativo ticinese lo vogliamo fermamente, per dare risposte a persone come voi, che hanno sentito il bisogno di migliorare il loro grado di conoscenze e oggi siete qui, con grande soddisfazione vostra ma anche nostra, mia e certamente anche dei docenti che hanno contribuito alla vostra formazione, a ricevere il diploma di scuola specializzata superiore, peraltro riconosciuto, non vorrei dimenticarlo, dalla Confederazione.

Per questo risultato vi faccio i miei complimenti e i migliori auguri di poterlo sfruttare in futuro, sia per magari nuovi passi formativi, sia soprattutto nella carriera professionale e di riflesso nella vostra vita di cittadini attivamente partecipi alle sorti di questo Cantone.