02 febbraio 2007

Lo sviluppo sostenibile nel programma PLRT: una scelta responsabile

(Contributo-Intervista di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - sullo sviluppo sostenibile nel programma PLRT: una scelta responsabile)

Il programma del PLRT è stato definito "coraggioso" non solo perché mira a un riscatto etico della politica, ma anche perché pone un accento particolare allo sviluppo sostenibile inteso come principio regolativo delle varie politiche settoriali. Ne parliamo con Lele Gendotti, membro di ALRA e direttore del DECS, nell'intervista sottostante, pubblicata da ALRA su "Opinione liberale" giovedì 1 febbraio 2007.

C'è chi sostiene che lo sviluppo sostenibile è un freno allo sviluppo economico. Vero o falso?
Per taluni lo sviluppo sostenibile è ancora confuso, in modo riduttivo e distorto, con "protezione dell'ambiente"; identificato con colorazioni partitiche; visto come "freno allo sviluppo economico" che genera costi e ostacola il progresso. Non è così. Per salvare capre e cavoli, altri si sono affrettati a aggiungere sviluppo sostenibile e "competitivo" o qualcosa di simile. Sono esercizi di stile che servono poco: dobbiamo invece avere il coraggio di parlare di sviluppo sostenibile da veri liberali radicali dimostrando apertura e senso di responsabilità, senza inibizioni, preconcetti o tabù.

Su quali principi a operare?
Esistono più definizioni di sviluppo sostenibile: nel 1987 la Commissione Brundtland disse che è "uno sviluppo che riesce a soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza ridurre per le generazioni future le possibilità di far fronte ai propri bisogni". La nostra Costituzione precisa che "Confederazione e Cantoni operano a favore di un rapporto durevolmente equilibrato tra la natura, la sua capacità di rinnovamento e la sua utilizzazione da parte dell'uomo". Lo sviluppo sostenibile non è una verità, ma un modo di pensare e agire per affrontare la realtà attraverso un processo partecipativo che mira a trovare un giusto equilibrio fra esigenze e sensibilità economiche, sociali e ambientali.

Quando applicare i principi dello sviluppo sostenibile?
Siamo ancora spesso indotti a pensare allo sviluppo sostenibile solo quando affrontiamo questioni particolari, come, ad esempio, la protezione di una zona golenale o la posa di pannelli solari. Non è così: il principio - potremmo anche dire il metodo - dello sviluppo sostenibile può essere applicato a qualsiasi processo decisionale: l'equilibrio fra economia, società e ambiente comincia dalle piccole cose, quasi banali, come la posa di un lampione fino a scelte complesse: ad esempio le questioni attinenti all'approvvigionamento idrico - destinate a diventare sempre più importanti anche dalle nostre parti, ricordate l'estate 2003? - in cui occorre ponderare e mediare bene interessi o obiettivi che riguardano l'esigenza di poter disporre, da un lato, di un bene di primaria importanza, dall'altro, un uso ragionato e coerente di una risorsa vitale e di un territorio sempre più sotto pressione. Lo sviluppo sostenibile diventa quindi una sorta di piattaforma di discussione comune grazie alla quale è possibile affrontare da più angolazioni temi semplici o complessi e facilitare al contempo la costruzione del consenso.

Il mondo scientifico indica preoccupanti tendenze in atto. E il politico che cosa fa?
Le grandi sfide di questo secolo si chiamano: energia, ambiente, risorse, dialogo tra le culture. Il mondo scientifico, praticamente all'unisono, concorda sul fatto che il clima è cambiato ovunque - anche in Svizzera - e che cambierà anche in futuro. Noi politici locali non possiamo fare astrazione da questi segnali della scienza e da queste grandi tendenze in atto e pensare che da una parte ci sia il Ticino, dall'altra il resto del mondo. Queste grandi tendenze non conoscono frontiere. Il politico responsabile, accorto, aperto, liberale, che non si limita a pensare ai quattro anni della sua legislatura, è quindi chiamato a "pensare globale e agire locale", a considerare quanto succede sua scala planetaria nella quotidianità delle sue attività. Scienza e politica devono interagire per trovare soluzioni adeguate, magari rimettendo in discussione certezze che sembravano sinora acquisite.

Chi deve promuovere lo sviluppo sostenibile?
Tutti. Negli anni '70 - '80 molti allievi hanno insegnato ai loro genitori, non senza fatica, a separare i rifiuti domestici: per dire che la presa di coscienza di una sensibilità e di un rispetto dell'ambiente comincia già sui banchi di scuola e in famiglia. La scuola fa parecchio. Ma non basta: occorre un 'opera di sensibilizzazione a tutto campo affinché maturi la consapevolezza che il comportamento corretto del singolo costituisce la premessa per non compromettere lo sviluppo futuro nostro e dei nostri figli.