16 febbraio 2007

Cerimonia consegna diplomi SUPSI 2007


(Intervento di Gabriele Gendotti in occasione della Cerimonia di consegna dei diplomi SUPSI 2007 di venerdì 16 febbraio 2007 a Lugano)


[fa stato il testo parlato]

Signor Presidente della SUPSI,
Membri del Consiglio della Scuola, autorità
Direttore, docenti e responsabili dei servizi della SUPSI,
Rappresentanti delle università, della ricerca e del mondo del lavoro
Genitori, parenti, amiche e amici delle neo-diplomate e dei neo-diplomati,
Signori ospiti,
Care diplomate e cari diplomati,

Tutte le cerimonie di consegna di diplomi sono eventi importanti:
- è un evento importante per voi, neodiplomate e neodiplomati, che siete al termine di un ciclo di formazione e vi apprestate a entrare nel mondo del lavoro oppure a proseguire gli studi. Alcuni di voi lavorano già e ora attendono di assumere nuovi compiti qualificati all’interno dell’azienda;
- è un evento importante per l’economia che può contare sulla collaborazione di donne e uomini qualificati per rimanere innovativa e competitiva nel confronto internazionale.

Oggi vi chiamano “risorse umane” o ancora “capitale umano”. Parlando di individui sono termini sicuramente indelicati, seppur tecnicamente ineccepibili. Però siete considerati la risorsa più importante delle economie avanzate. Certo che fa riflettere il modo con cui questa “risorsa” o questo “capitale” è talvolta considerata e utilizzata quando si attuano le così dette ristrutturazioni aziendali o nell’ambito di centralizzazioni che, vista la geografia delle stanze dei bottoni, fanno ancora più lontane le già lontane regioni periferiche del nostro Paese, come la nostra. Il Ticino è attento al problema e rimane vigile per frenare la tendenza in atto di una centralizzazione dei servizi che non è rispettosa delle competenze finora dimostrate dalle così definite “risorse umane” nelle diverse regioni della Svizzera e nemmeno può rappresentare un’ulteriore garanzia di servizio efficiente, distribuito su tutto il territorio nazionale.

A proposito dell’essere competitivi, la parola “competitività” è affiorata recentemente più volte nelle discussioni sulla salute della nostra economia, in mezzo a percentuali, rappresentazioni grafiche, cifre e pronostici vari. Il Consiglio federale riconosce in uno dei suoi rapporti su formazione e ricerca che “La competitività e il livello di benessere della Svizzera a medio e lungo termine continueranno a dipendere in modo determinante da come gli investimenti nella ricerca e nella formazione e la loro attuazione saranno in grado di sostenere questo vantaggio comparativo.”

Nei prossimi quattro anni la Confederazione intende investire per la ricerca, la formazione e l’innovazione 21,2 miliardi di franchi, ciò che pone il nostro Paese in testa nel confronto internazionale. Il Consiglio di Stato ha recentemente licenziato il messaggio con il quale si stanziano 15 milioni di franchi nei prossimi quattro anni per la ricerca emergente nel settore biomedico - pensiamo all'IRB o allo IOSI - e per il sostegno concreto al CSCS per progetti concreti in collaborazione con la realtà locale. Obiettivo: creare poli di eccellenza scientifica che generano conoscenza, opportunità di sviluppo e di lavoro, cui fanno parte anche la SUPSI con il Dipartimento delle tecnologie innovative e la Facoltà di scienze informatiche dell’USI nonché gli istituti a loro collegati.

L’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia chiama “Gioco di squadra” il polo svizzero dell’innovazione con il “cuore” nell’economia e la “testa” nei centri di studio e di ricerca. Mi ricorda la storia dell’organismo umano nella Roma di Menenio Agrippa: l’organismo, cioè lo Stato, funziona se tutti i suoi organi funzionano. Dunque l’economia funziona se la formazione funziona. Non abbiamo inventato niente di nuovo. Ma mi fa piacere che il concetto valga sempre, anche 2000 anni dopo.

La competitività è dunque un insieme di più fattori:
- da un lato il livello tecnologico che consente all’azienda di produrre e vendere i propri prodotti, le sue attività di ricerca e di sviluppo, la sua competenza nell’operare all’interno di un mondo globalizzato;
- d’altro lato un sistema di formazione di base e un’agguerrita offerta di formazione continua. E qui entrate in gioco voi, diplomate e diplomati della SUPSI. Ed entra in gioco il nostro cantone con la sua offerta completa di formazione di alta qualità.

Qui entra in gioco quello che voi sapete fare.
- vi si chiedono non solo competenze professionali, ma anche la capacità di sapervi adattare a realtà lavorative in contesti sociali, economici e culturali diversi dal nostro;
- vi si chiede la capacità di comunicare e di percepire le differenze dei diversi modi di affrontare un problema e di mirare a una soluzione oltre a capacità organizzative e spirito innovativo;
- vi si chiede la capacità di trasformare in sapere l’illimitato flusso dell’informazione che oggi invade tanto la sfera professionale quanto quella privata.

Attualmente le strutture universitarie del Ticino – l’USI, la SUPSI, senza dimenticare l'ASP e l'istituto universitario federale per la formazione professionale – partecipano a 45 progetti europei. Ma sono un centinaio i progetti di ricerca e di sviluppo che vedono coinvolti scuole e istituti di ricerca del nostro Cantone, ai quali giungono mandati dalla Confederazione, dal Cantone e da privati. L’anno scorso vi ho parlato dei progetti di istituzione del Dipartimento della sanità, con i cicli di studio per infermieri, fisioterapisti ed ergoterapisti, e dei progetti di affiliazione del Conservatorio della Svizzera italiana e della Scuola Teatro Dimitri. Oggi, il Dipartimento della sanità è istituito e Conservatorio e Scuola Teatro Dimitri fanno parte ambedue della SUPSI. Abbiamo mantenute le promesse.

Allo sviluppo del Dipartimento della sanità con i curricoli secondo le più recenti norme della Confederazione, ci piace sottolineare il contributo dato dal Dipartimento ambiente, costruzioni e design ad un approccio che considera lo sviluppo sostenibile come elemento di competitività e di crescita. E piace sottolineare il contributo del Dipartimento di scienze aziendali e sociali che ha dimostrato una grande sensibilità e competenza nell'affrontare tematiche relative alla gestionale del personale, con un contributo pluridisciplinare che considera sia gli aspetti economici e aziendali sia quelli sociali. Per dire che la SUPSI opera in tutti i suoi campi di attività a stretto contatto con la realtà cantonale la quale trae profitto dalle conoscenze di una scuola attenta ai bisogni del territorio.

Abbiamo mantenute anche le promesse fatte a suo tempo: la promessa di non istituire doppioni e quella di realizzare un campus formativo a livello universitario che raggruppi università, scuola universitaria professionale e istituti di ricerca operanti nel Cantone. E’ una qualità del nostro sistema che ci è riconosciuta a livello nazionale e internazionale e che ci consente di usare con intelligenza i soldi messi a disposizione dall’ente pubblico. L’età giovane dei nostri istituti di formazione favorisce la collaborazione. Su nessuno pesa una storia particolare di decenni, con abitudini che durano da cent’anni. Ecco un esempio recente: le facoltà d’informatica dell’USI e il Dipartimento di tecnologie innovative della SUPSI offrono congiuntamente, da settembre, anticipando di almeno un anno soluzioni analoghe nel resto della Svizzera, un Master of Science in Applied Informatics.

Oltre a quelli citati poc’anzi, abbiamo altri campi della scienza in cui ci siamo già affermati internazionalmente e che lasciano intravedere grandi sviluppi. Penso, per limitarmi a citare quelli di recente attualità, al campo della biomedicina e a quello dell’oncologia. Come afferma qualcuno: faremo il passo secondo la gamba. E a qualcun altro, scettico da sempre nei confronti della nostra politica universitaria, diciamo che non abbiamo fatto l’Università o la Scuola universitaria professionale per evitare che gli studenti ticinesi continuino a prendere il treno per Zurigo o per altre destinazioni, ciò che mi sembra d’altronde ridicolo affermare. L’abbiamo fatta per accogliere studenti e cervelli da tutto il mondo che è quello che sta accadendo, cosí come l’ha voluto chi prima di noi ha sostenuto l’istituzione di questi istituti di formazione e di ricerca. L’economia vive di prodotti e di mercati, ma anche di cervelli che sanno pensare. A proposito di apertura al mondo, la SUPSI ha in progetto un nuovo Master in Science in Precision Manufacturing in collaborazione con l’Università di alta tecnologia di Dongguan, in Cina, in una delle regioni più fornite di infrastrutture tecnologiche avanzate.

Anche se quello attuale non è il momento più propizio a discussioni serene sugli eventi della politica, il riconoscimento, a livello di decisione politica e di sostegno finanziario, dell’importanza della formazione e della ricerca per il futuro del Paese dovrebbe far piacere. Come dovrebbe far piacere questa apertura al mondo che il Ticino, con i suoi istituti di ricerca, persegue ormai da anni.

Ma deve far piacere prima di tutto a voi, neodiplomate e neodiplomati di questa scuola, perché quell’investimento finanziario permetterà ai giovani, e magari a diversi di voi, di realizzare qualche sogno in più.

Felicitazioni per il traguardo raggiunto e auguri per superare vincenti la linea di altri foto-finish.