02 febbraio 2007

Ticino della scienza e della tecnica

(Intervento di Gabriele Gendotti - Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della cerimonia per la premiazione dei lavori del concorso "Campagna 2007 di sensibilizzazione dei giovani a Scienza e Tecnica"al CSIA di Lugano, giovedì 1 febbraio 2007)


Cari studenti e care studentesse,
Signor direttore, signore e signori docenti,
Signore e Signori,

è ormai divenuta una tradizione: ogni anno il Dipartimento coinvolge lo CSIA nell'ambito di una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani. Negli scorsi anni ci siamo concentrati sullo sport, sulle sostanze che creano dipendenza, sulla sensibilizzazione alla lettura e sulla formazione professionale.

Quest'anno abbiamo scelto un tema di attualità che va ben oltre i confini cantonali: parliamo di scienza e di tecnica. È un tema complesso e al contempo affascinante.

Questa mattina gli allievi del 4° corso di Grafica hanno presentato alla giuria il frutto del loro lavoro, giuria che è stata chiamata a identificare il "vincitore" e che ha scelto il manifesto che sarà oggetto di una campagna di affissione su tutto il territorio ticinese a partire dal mese di marzo.

A nome mio personale e dei membri della giuria esprimo il mio sincero apprezzamento per quanto hanno presentato gli allievi: brave e bravi! Rivolgo anche un grazie ai docenti che li hanno seguiti in questi mesi.

Due parole sul "Ticino della scienza e della tecnica"
La premiazione del concorso di una idea grafica della CSIA è l’occasione per il lancio della campagna “Ticino della Scienza e della tecnica”.

Sto parlando in una scuola, davanti a studenti e professori, ma il tema di cui ci stiamo interessando è solo parzialmente un tema scolastico.

Il Cantone, le sue cittadine e i suoi cittadini, le sue autorità, l’economia sono confrontati con una sfida importante per il loro avvenire. La nostra nazione, priva di materie prime, ha sempre costruito il suo benessere sulla conoscenza, sull’abilità di offrire servizi e prodotti di qualità.

Queste competenze non sono date una volta per tutte, ma vanno costruite da ogni generazione convinte che il loro futuro esige chiari investimenti nello studio, nella ricerca e nel trasferimento delle conoscenze, nella creazione cioè di aziende e servizi che sappiano utilizzare le conoscenze acquisite.

Alcuni segnali di allarme indicano che la volontà di investire in questo settore potrebbe venir meno.

Nel Rapporto sugli indirizzi il “Ticino della conoscenza” è uno degli obiettivi a lungo termine, ed é, ripeto, un compito di tutta la società e non unicamente della formazione.
La società, quella ticinese quella svizzera, deve sentirsi interpellata: non si tratta di fare un’apologia della tecnica, come soluzione di tutti i mali dell’umanità, ma di riconoscere che, di fronte alla complessità dei problemi con cui siamo confrontati e con le sfide internazionali che ci attendono, la presenza in Ticino di istituti di ricerca, di enti di formazione, di aziende innovative è una condizione del successo.
Sottolineo, una condizione: la scienza e la tecnica devono potersi sviluppare in una società critica e democratica, capace di fare le scelte necessarie, senza perdere di vista i valori più profondi della nostra civiltà.

Quindi nessuna contrapposizione tra scienze umane e scienze tecniche: al Politecnico federale vengono ancora citate le parole di De Sanctis “ricordatevi che prima di essere ingegneri voi siete uomini”. Uno dei settori promettenti del nostro cantone è la biomedicina e non credo sia necessario ricordare le implicazioni etiche, filosofiche, umane di questo settore.

Allora perché una campagna di sensibilizzazione sul tema “Ticino della scienza e della tecnica”? Il Ticino è partito in ritardo nel campo scientifico: l’assenza di istituti di formazione e ricerca universitari ci ha fortemente penalizzati nel passato. Alcuni strumenti sono però ora presenti – cito i più importanti: una forte formazione professionale, USI, SUPSI, IRB, IOSI – e cominciano a dare i loro risultati: negli ultimi dieci anni siamo passati da un milione di franchi di mandati competitivi a 10 milioni, da mezzo milione di fondi europei nel 1992 a circa 4 milioni attualmente.

È un’evoluzione importante, ma gli spazi di sviluppo sono ancora molto grandi: il Consiglio di Stato ha licenziato un messaggio di un investimento nella ricerca in due campi prioritari, la biomedicina e le scienze informatiche, di 15 milioni di franchi per il periodo 2007-2010.

È la prima volta che il Cantone prende direttamente l’iniziativa per stimolare in modo mirato un settore scientifico e mi auguro che anche dopo questo periodo e l’uso dei proventi della vendita dell’oro da parte della Banca nazionale si possa continuare con un fondo strategico di investimento per la ricerca.

Il Consiglio federale ha votato un messaggio di oltre 21 miliardi per la formazione e la ricerca universitaria per il periodo 2008-2011; è sicuramente una cifra importante ma ricordo che il nostro cantone potrà beneficiare di questi fondi unicamente se ci saranno ricercatori e professori capaci di presentare progetti di grande qualità: vi garantisco che la concorrenza è forte e niente viene regalato.

E così torniamo al tema della nostra campagna: il cantone ha bisogno di donne e uomini di grande competenza, impegnati nel voler investire il loro sapere e la loro intelligenza per il nostro futuro: a tutti i livelli, dal ricercatore di punta, al tecnico; dall’operaio specializzato, al professore; dall’investitore, all’industriale.

Il numero delle studentesse e degli studenti nelle discipline scientifiche non segue l’evoluzione delle altre discipline: cresce il numero nelle scienze sociali, resta costante e in qualche settore cala, nelle scienze tecniche.

Quello che vi ho esposto non è un problema ticinese o un problema svizzero: tutta l’Europa si trova confrontata con questa sfida e con la difficoltà a entusiasmare le giovani e i giovani per gli studi scientifici.

Il fatto che sia un problema globale non deve però esimerci dal fare tutti gli sforzi per trovare localmente nuovi impulsi e nuovi incentivi.
La campagna “Ticino della scienza e della tecnica” si svilupperà su vari livelli, dai campi di scoperta scientifica per bambini e adolescenti, a gruppi di attività nel tempo libero, a collaborazione con le aziende, all’informazione del pubblico.

Dobbiamo convincerci che possiamo avere successo solo se investiamo in settori promettenti, curando la formazione, la ricerca, il transfert, la creazione di aziende e posti di lavoro, in circolo virtuoso dove ogni elemento rafforza l’altro. Dobbiamo concentrare gli sforzi in modo coordinato, tenendo conto delle potenzialità già esistenti e della necessità di integrarle in un sistema completo. Non ha molto senso investire nella formazione se poi non siamo in grado di creare posti di lavoro; alla lunga non è sostenibile investire nella ricerca e non preoccuparsi delle applicazioni.

Il Ticino è un cantone che forma un numero elevato di accademici nelle università e nei politecnici svizzeri, ma, in confronto ai cantoni più ricchi, offre proporzionalmente meno posti di lavoro qualificati.

Abbiamo le premesse per poter cambiare questa situazione, ma per riuscire dobbiamo contare su un largo consenso e sostegno. Un grande progetto deve suscitare l’interesse delle cittadine e dei cittadini ticinesi; dai bambini che si aprono con curiosità alle meraviglie del nostro mondo, all’apprendista che impara il rigore della professione, al liceale che intravede le potenzialità della scienza, al dottorando che affronta le frontiere del sapere.

Le premesse strutturali sono importanti, i finanziamenti essenziali, ma senza uomini e donne entusiasti e convinti non raggiungeremo il nostro obiettivo e il “Ticino della conoscenza” resterà un sogno senza forza.

Nello sport sappiamo che dobbiamo coltivare il talento di una giovane e o di un giovane, che i risultati non si ottengono senza allenamento: dobbiamo convincerci che deve essere fatto uno sforzo analogo per coltivare i talenti scientifici, mantenendo viva la curiosità e il piacere di scoprire, così presente nei bambini e così indispensabile per la ricerca scientifica e il progresso tecnologico.