12 marzo 2007

Campagna collocamento a tirocinio 2007


(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della conferenza stampa per il "lancio" della Campagna di collocamento a tirocinio 2007 del 28 febbraio 2007 a Bellinzona)


Signore e signori corrispondenti dei media ticinesi,

la conferenza stampa di avvio della campagna di collocamento segna un momento importante nelle attività del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.

E’ pur vero che si tratta di un avvenimento che fa parte ormai delle consuetudini consolidate degli incontri del DECS con i media. Si può dire che si svolge secondo gli stessi schemi, con gli stessi contenuti e con le stesse sollecitazioni ai media da più di vent’anni, anzi dovremmo già essere al quarto di secolo da quando la stessa avviene sulla scorta del programma informatizzato che fa da supporto all’intero processo. Anche i responsabili del DECS che se ne occupano sono gli stessi sin da allora o quasi.

Questa continuità può anche rendere banale l’incontro per voi rappresentanti dei media, ma d’altro canto costituisce una sicurezza per chi dipende da questa campagna di collocamento per il suo futuro formativo. Sto parlando delle migliaia di giovani adolescenti ma anche di meno giovani, saranno oltre 2500, forse addirittura 2700, che stanno vivendo questo processo non come ripetizione di cose già ampiamente collaudate, ma per la prima e forse unica volta nella loro vita.

A viverlo con loro ci sono ovviamente le famiglie, coinvolte dapprima nel delicato processo di scelta del futuro formativo dei propri figli. Un processo che non sempre si risolve rapidamente a seguito di un’informazione raccolta nelle tante occasioni informative organizzate negli ultimi anni di scuola media, oppure nelle discussioni giornaliere con i docenti di scuola media, oppure ancora nei colloqui professionali con l’orientatore a studi, professione e carriera, come vuole oggi chiamarsi l’orientatore scolastico e professionale. Spesso il processo è lungo e travagliato, fatto di incertezze di dubbi, magari eliminati con scelte improvvise poi subito ripudiate per ricominciare da capo nella messa a fuoco delle proprie aspettative, con l’aiuto appunto dei genitori, dei docenti e degli orientatori.

Fatta la scelta professionale occorre poi trovare l’adeguata corrispondenza in un posto di tirocinio messo a disposizione dall’economia, dalle aziende ticinesi, le oltre 6500 che sono autorizzate a formare apprendisti, che però si riducono a 2700 circa che effettivamente assumono apprendisti.

E’ qui che intervengono, in funzione mediatrice, i servizi del Cantone, con questa indagine sul collocamento a tirocinio, indirizzata alle aziende ticinesi, che è partita lunedì e che si sviluppa secondo schemi consolidati – come già detto – da più di trent’anni ed è informatizzata da un quarto di secolo. Si tratta appunto di far incontrare l’offerta di posti di tirocinio delle aziende, che sarà rilevata per mezzo dell’indagine, con la domanda dei giovani ticinesi che vogliono intraprendere una formazione professionale, sia di quelli stanno per uscire dalla scuola media – la cui domanda sarà pure rilevata individualmente a fine maggio nelle scuole medie – sia di quelli che sono già impegnati – magari con eccessive difficoltà per loro – in altre esperienze formative, per esempio nelle scuole medie superiori,.

Un primo aspetto che conviene sottolineare è appunto la grande eterogeneità della domanda, ossia di coloro che cercano un posto di tirocinio e che nel corso dell’estate stipuleranno un nuovo contratto di tirocinio. Accanto alle quindicenni e ai quindicenni in uscita direttamente dalla scuola media, poco più di mille, che entreranno in uno degli oltre cento tirocini che è possibile svolgere nel Cantone Ticino, ve ne sono altrettanti che arrivano alla formazione professionale dopo aver già raccolto altre esperienze formative postobbligatorie. Questo dato inasprisce evidentemente la concorrenza per i posti disponibili. Infatti, le aziende di tirocinio possono scegliere tra la quindicenne o il quindicenne ancora adolescente, con un certo bagaglio culturale e interamente da plasmare sotto il profilo professionale, e la giovane o il giovane sedicenne o diciassettenne o ancor più, certamente dotato di un maggior bagaglio culturale, forse anche più maturo e magari anche con una certa esperienza professionale.

Un primo messaggio che si può dare, per il vostro tramite, alle aziende, è appunto di non voler porre criteri troppo elevati ai giovani che si presentano per assumere un posto di tirocinio. Pur avendo la massima comprensione per le esigenze crescenti dell’economia, Il livello che può essere
richiesto è quello di allievi in uscita dalla scuola media.

Ma il messaggio più importante che si vuol dare oggi alle aziende, soprattutto a quelle autorizzate e che non formano, oppure alle aziende magari di recente costituzione, che non si sono ancora poste il quesito sull’opportunità di assumere un giovane a tirocinio, è evidentemente l’invito a voler partecipare anche quest’anno all’impegno nella formazione professionale. D’altra parte, si tratta di un impegno che è richiamato nel primo articolo della legge federale sulla formazione professionale, che chiama appunto pubblico e privato a collaborare nel compito formativo.

Come avete sentito, i nuovi contratti di tirocinio potrebbero arrivare a 2'700. Per poter dare una risposta a tutte le aspettative occorre che, da ora fino a fine estate siano disponibili all’incirca 2900 posti di tirocinio. Di posti disponibili ne occorrono di più dei contratti, poiché non sempre domanda e offerta possono corrispondere, a dipendenza di condizionamenti vari, tra cui anche la distribuzione regionale. Tuttavia, a questo riguardo, e bisogna dirlo alle famiglie ticinesi, si deve ormai poter chiedere a un giovane del Sopraceneri che si sposti nel Sottoceneri e viceversa, per seguire una formazione professionale che gli aprirà poi le porte della vita. E questo tanto più che l’economia chiede sempre più flessibilità, attitudine al cambiamento, disponibilità a spostarsi. Meglio dunque abituarsi al più presto.

Vi chiederete che cosa, al di là di questo appello, possiamo offrire – come Cantone – in contropartita alle aziende ticinesi per il loro impegno nella formazione professionale.

Intanto, si può dire che il Cantone fa la sua parte come azienda di tirocinio. Ha circa un centinaio di giovani in formazione e ogni anno ne assume una trentina in varie professioni, principalmente nel commercio, ma anche in professioni tecniche o dell’artigianato, per esempio cuochi, o della sanità.

Ma l’esempio, pur importante, può essere di scarso conforto alle aziende sempre più chiamate a subire le pressioni della concorrenza, che rubano disponibilità per impegnarsi nella formazione. Deve esserci qualcosa in più. E allora ricordo alle aziende le campagne pubblicitarie – come quello del marchio di azienda formatrice - che tendono a rivalutare il ruolo di quest’ultime agli occhi dei potenziali clienti. Il messaggio del marchio di azienda formatrice vuole essere di privilegiare queste aziende nelle relazioni commerciali perché si tratta di aziende che danno qualcosa in più della semplice prestazione contrattuale.

C’è però ancora qualcosa in più, che il Cantone fa ed è nelle sue competenze. Il Consiglio di Stato ha rinnovato ieri la risoluzione governativa con cui si premia, con il peso del 5% nelle commesse pubbliche gli offerenti che hanno avuto o hanno in formazione apprendisti negli ultimi cinque anni. Dunque un incentivo diretto che ha dato impulso alle assunzioni di apprendisti soprattutto nel campo dell’artigianato edile.

Delle ulteriori azioni – qui ne sono state citate solo alcune, le più significative – per risolvere anche quest’anno l’equazione del collocamento, diranno nel dettaglio i miei collaboratori. L’obiettivo della campagna è presto detto: “tolleranza zero”, ossia a ottobre non devono più esseri giovani alla ricerca di un posto di tirocinio. L’obiettivo è ambizioso, ben al di sopra di quel che riescono a fare parecchi altri Cantoni del resto della Svizzera. Però in questi ultimi anni ci si è in pratica quasi sempre riusciti: 5 giovani ancora alla ricerca nel 2006, tant’è che a uno verrebbe da chiedersi come mai avendone collocati così tanti non si è riusciti a farlo anche per questi pochi. Ma anche a questi cinque sono state offerte soluzioni.

Pertanto, concludendo, sono sicuro che anche quest’anno, con il decisivo aiuto delle aziende e dell’economia ticinese, la “tolleranza zero” sarà nuovamente raggiunta.

Vi ringrazio, a nome dei giovani ticinesi e delle loro famiglie, del contributo mediatico che darete per ottenere questo risultato.