15 gennaio 2007

Conferenza stampa di presentazione dell’Istituto universitario federale per la formazione professionale

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della conferenza stampa di martedì 15 gennaio 2007 a Lugano)


Signor Direttore nazionale,
Signor Direttore regionale,
Signori Docenti,
Caro Collega,
Signore e signori rappresentanti dei media della Svizzera italiana,

ringrazio la Direzione dell’Istituto per aver voluto associare, a questa presentazione, che di per sé ha carattere nazionale, del nuovo Istituto universitario federale per la formazione professionale, i due Cantoni, il Ticino e il Cantone dei Grigioni, qui rappresentato dal collega e amico Claudio Lardi.

Sono convinto che l’invito voglia essere anzitutto un coinvolgimento dei due Cantoni nei quali l’Istituto maggiormente svolgerà la propria azione, principalmente nel Ticino ma nel Ticino anche a favore delle persone in formazione grigionesi, del Moesano e della Calanca, che frequentano le nostre scuole professionali, così come nei Grigioni, in quell’avamposto della cultura professionale italiana che è la scuola professionale di Poschiavo.

Ma, in più, l’invito vuole essere anche l’affermazione di un aspetto del nuovo statuto dell’Istituto, l’aspetto della regionalità, dal momento che esso si articola nelle tre sedi regionali di Zollikofen, Losanna e Lugano.

E’ pur vero – e lo dico anche ai responsabili regionali dell’Istituto - che in questa fase di nuova costruzione possa prevalere la preoccupazione di dare unità nazionale sia alle strategie che informano il nuovo Istituto sia alla traduzione operativa di queste strategie. E’ uno scotto inevitabile che bisogna pagare in questa fase iniziale, anche perché l’autorevolezza dell’Istituto sul piano nazionale, al confronto con le altre realtà universitarie federali e cantonali della Svizzera, può venire solo da una sua salda compattezza di visioni e di azioni, ma anche di numeri.
Tuttavia, a conforto appunto dei responsabili regionali e a cortese monito nei confronti della direzione centrale, vorrei sottolineare il valore di questa articolazione regionale, fortemente voluta anche sul piano politico. Nel dibattito sulla nuova legge federale sulla formazione professionale è stato fermo il richiamo del nostro Cantone nel salvaguardare questa articolazione regionale dell’Istituto, richiamo che ha poi avuto puntuale riscontro nell’articolo di legge approvato dall’Assemblea federale. E ora si tratta di rispettare la volontà politica chiaramente espressa, assicurando alle sedi regionali quella facoltà di interagire pienamente e direttamente, senza barocchismi amministrativi, con la realtà economica, culturale, scolastica locale. Insomma, la sede di lingua italiana dell’Istituto deve essere un centro vivace e radiante di cultura professionale italiana per il Cantone Ticino e per il Cantone dei Grigioni e non solo un semplice esecutore di disposizioni centrali.

Per il suo statuto universitario, è evidente che l’Istituto è destinato a confrontarsi con la realtà universitaria ticinese, fatta di USI e di SUPSI, e magari anche con quella insubrica, perché Como e Varese sono a due passi, nonché, per il compito dell’Istituto di formatore di formatori, con l’Alta scuola pedagogica. Questa disponibilità alla reciproca collaborazione con le strutture universitarie ticinesi è già operante in vari ambiti ed è destinata a rafforzarsi con il progetto comune di integrazione logistica dell’Istituto nel nuovo campus universitario che si sta delineando a Lugano. Sappiamo che in materia d’integrazione ci possono essere anche alcuni interrogativi, ma credo di poter rassicurare l’Istituto che è mirata un’integrazione logistica, non istituzionale.

Non vorrei tralasciare di sottolineare, prima di concludere, un aspetto che viene per il mercato del lavoro del Cantone dalla presenza di una sede regionale dell’Istituto; il collega Lardi a questo proposito avrà meno da dire ma il suo Cantone è comunque già beneficiario del più basso tasso di disoccupazione in Svizzera . Si tratta degli oltre 20 posti di lavoro che esso genera, per di più posti di lavoro altamente qualificati, per accademici. E’ pur vero che il Ticino, in questo incessante processo di trasformazione dell’Amministrazione federale, ha perso centinaia di posti delle ex-regie federali. Ne ha però guadagnati, anche se non nella stessa misura ma magari di maggior qualità, con gli insediamenti universitari come questo. Il progetto di “Ticino della conoscenza” ha anche questi risvolti positivi.

Da ultimo vorrei solo augurarmi, per il Cantone Ticino ma penso valga anche per i Grigioni, che possa continuare anche con il nuovo Istituto universitario federale per la formazione professionale l’eccellente collaborazione sviluppatasi con l’ormai morto Istituto svizzero di pedagogia per la formazione professionale nella formazione dei docenti delle scuole professionali, di altri formatori e dei periti d’esame, nell’accompagnamento di progetti della formazione professionale, nella ricerca, nel monitoraggio di azioni della formazione professionale ticinesi.

L’augurio si avvererà certamente, poiché ve ne sono tutte le premesse.