15 gennaio 2007

"Formazione e ricerca motori della crescita"

(Contributo di Gabriele Gendotti - Consigliere di Stato e Direttore del DECS - pubblicato su "laRegione Ticino" di sabato 13 gennaio 2007)


Formazione e ricerca motori della crescita

La formazione e le attività di ricerca e di sviluppo tecnologico diventano sempre più strumenti di crescita per uno Stato moderno: a maggior ragione per uno Stato, come la Svizzera, povero di risorse naturali.

Il sapere in certi settori invecchia velocemente e la capacità di rimanere sempre all’avanguardia è determinante per assicurare la competitività di un Paese in un’economia sempre più globalizzata. Sono necessari più mezzi, più strutture adeguate ai tempi, più cervelli per rimanere al fronte, fra i primi della classe. Una società che dimentica queste priorità mette a repentaglio la prontezza e la versatilità intellettuale e materiale delle prossime generazioni.

Anche per il Ticino l’auspicato sviluppo economico non potrà passare solo attraverso l’aumento dei capitali e del lavoro, ma anche attraverso la capacità di innovazione tecnologica, frutto della ricerca fondamentale e delle attività di ricerca applicata e di sviluppo.

Perché, come indica il Consiglio federale nel suo documento programmatico di legislatura, se la formazione costituisce la base per assicurare autonomia all’individuo e favorisce la sua capacità di integrazione nella società e nel mondo del lavoro, per un altro verso la ricerca stimola la vivacità culturale e scientifica di un paese ed è lo strumento per riflettere sul presente e anticipare le scelte del futuro.

Va letta in questa ottica la scelta strategica di inserire nel messaggio sulla destinazione di una parte dei proventi dell’oro della Banca Nazionale Svizzera un credito quadro di investimento di 15 milioni di franchi a favore di istituti di ricerca; alcuni di essi sono già presenti sul nostro territorio, ad esempio nel campo biomedico, e hanno saputo o sapranno in poco tempo raggiungere, grazie all'eccellenza del loro lavoro, un livello di prestigio scientifico riconosciuto sul piano internazionale.

Nel segno della continuità nella promozione di un Ticino in grado di attirare cervelli - e di consolidare un solido contesto scientifico residente capace di promuovere la produzione e la divulgazione del sapere - sono prospettabili ulteriori poli di competenza di alto livello nel campo dell’informatica e del supercalcolo sfruttando i notevoli potenziali di sinergia fra il Centro svizzero di calcolo di Manno con la facoltà di scienze informatiche dell’USI e il Dipartimento Tecnologie innovative della SUPSI, così come si aprono strade interessanti nei vari progetti in via di elaborazione anche a livello nazionale nel settore delle nanoscienze e delle nanotecnologie.

Il credito quadro deve fare da apripista per un cambiamento culturale e per far capire che nella società moderna postindustriale il concetto di investimento non può limitarsi ad importanti settori "tradizionali" - edilizia e costruzione ad esempio - ma deve sempre più anche esteso a beni immateriali come appunto le attività di ricerca e di sviluppo di tecnologie.

Tutti ne potranno trarre vantaggi a livello di competitività delle imprese e di occasioni di occupazione nei settori della salute, delle biotecnologie, ma anche nel campo dell'energia, dell'informazione o dell'ambiente in un contesto di sviluppo sostenibile (pensiamo ad esempio alle conseguenze anche su un piano locale dei cambiamenti climatici in atto).

L’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona ha dimostrato che certe sfide si possono vincere: più di 140 pubblicazioni con un alto “impact factor” dimostrano la capacità produttiva e l’importanza che un team di ricerca riesce a raggiungere in pochi anni. Sono stati creati dal nulla 60 posti di lavoro di alta qualità fra cui, oltre ai capigruppo, 15 ricercatori post-doc, vale a dire già in possesso del titolo di dottorato. Questi sono fatti e non semplici parole.

Dobbiamo continuare su questa strada di un Ticino che costruisce il suo futuro sulla formazione, la ricerca e l'innovazione: la conoscenza si traduce così in elemento-motore della crescita economica, sociale e culturale di un Paese che vogliamo votato al progresso.