22 marzo 2007

ARAF, Associazione della rete di aziende formatrici del Cantone Ticino


(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - alla Conferenza stampa ARAF, Associazione della rete di aziende formatrici del Cantone Ticino, di giovedì 22 marzo 2007 a Bellinzona)


Signor Presidente Rinaldo Gobbi della neocostituita associazione,
Signori collaboratori dell’associazione, in particolare la signora Sabrina Guidotti, capoprogetto, e della sic ticino,
Signore e signori corrispondenti dei media,

il tema del collocamento a tirocinio, una realtà positiva consolidata nel nostro Cantone, si arricchisce di anno in anno di nuovi capitoli. Uno di questi è certamente il progetto dell’Associazione delle reti d’aziende formatrici.

In effetti, non si può certo riposare sugli allori, se si vogliono mantenere i risultati positivi delle campagne di collocamento a tirocinio, che, grazie alla disponibilità delle aziende formatrici ma anche dei servizi del Cantone, consentono di chiudere ogni anno a zero, ossia in pratica senza più giovani da collocare alla fine del mese di settembre. Occorre, ogni anno, sfruttare nuove potenzialità del tessuto aziendale ticinese. Queste potenzialità ci sono certamente, poiché – è un dato di fatto che da un lato può preoccupare ma dall’altro è incoraggiante per chi vuole fare qualcosa – la quota di aziende formatrici, poco più di 2700, rispetto al totale delle aziende elencate nel registro federale delle aziende, più di 19'000, è una delle più basse della Svizzera. Siamo seguiti, secondo i dati del 2005, solo da Basilea e da Ginevra. Dunque ci sono spazi di miglioramento.

Questi spazi di miglioramento devono essere visti, oltre che nell’ancor più accurato e capillare monitoraggio corrente, giorno per giorno durante l’intera estate, della situazione collocamento, nell’allargamento degli effettivi delle aziende formatrici. In proposito devo dire che gli sforzi che vengono fatti sono già intensi. Difatti, i servizi del DECS registrano già ogni anno alcune centinaia – lo scorso anno erano 237– di nuove aziende che sono reclutate grazie all’azione dei promotori di posti, gli ispettori del tirocinio.

Tuttavia gli sforzi devono essere sviluppati non solo sul piano quantitativo, ossia semplicemente aggiungendo nuove aziende a quelle già autorizzate. Occorre diversificare anche sul piano qualitativo, essere propositivi. E’ quanto credo di poter dire si voglia fare con il progetto ARAF.

Infatti ARAF coglie uno degli aspetti che ostacolano la partecipazione di un maggior numero di aziende all’impegno formativo.

Da un lato vi sono i limiti operativi che può avere un’azienda, nel senso che il tessuto aziendale ticinese è caratterizzato da non poche microaziende, le quali fanno fatica a garantire un programma completo di formazione per un eventuale apprendista assunto. Completezza che può essere trovata solo ricorrendo a un’azienda partner, ciò che non sempre è ovvio, vista anche un certo individualismo dell’imprenditoria ticinese.

Dall’altro lato ci sono anche i limiti di natura didattico-amministrativa che può presentare un’azienda, nel senso che non sempre sono disponibili, pensando sempre alle microimprese, ma non solo, ticinesi, persone in grado di assumere gli impegni di natura didattica e amministrativa per seguire un giovane in formazione. Si tratta pur sempre di allestire un programma di formazione per l’apprendista, di seguirne lo sviluppo, di valutare i risultati raggiunti, di comunicare e discutere i risultati con l’apprendista, di fissare i nuovi obiettivi, ecc. Tutte attività che richiedono competenze e, se non vi sono le competenze, la formazione per acquisirle.

E’ dunque senz’altro da condividere l’obiettivo che si pone ARAF di farsi carico di questi limiti di varia natura e di proporre soluzioni per superarli, soprattutto soluzioni di qualità, nell’ambito della formazione classica duale, fatta in azienda e a scuola.

D’altra parte c’è un altro aspetto che sta a cuore al Dipartimento. Per quanto possibile è il tirocinio in azienda che si vuole promuovere, rispetto alla formazione in scuole a tempo pieno, come le scuole medie di commercio per il settore del commercio e dei servizi. Ci sono almeno due ragioni per questa scelta.

Prima ragione: sembra, ma i dati non sono consolidati, che la formazione in azienda dia più chance di collocamento al termine della stessa rispetto alla formazione in una scuola a tempo pieno. Lo si rileva, anche se queste indicazioni devono essere prese con prudenza, dall’indagine sulle prospettive di collocamento fatta verso la fine dell’anno scolastico presso le persone che nel 2006 stavano per concludere la loro formazione. Addirittura le prospettive di occupazione di chi stava svolgendo un tirocinio in azienda erano doppie rispetto alle persone in formazione nelle scuole medie di commercio.

Seconda ragione: è certo che la formazione duale classica, con la formazione pratica in azienda, quella teorica a scuola e complementi dell’una e dell’altra nei corsi interaziendali, costa meno allo Stato di quella acquisita nelle scuole a tempo pieno, in ragione circa della metà. Ossia, secondo i costi standard rilevati dalla Confederazione, 8'800 franchi l’anno per apprendista rispetto a 16'800 franchi l’anno per la persona in formazione nelle scuole a tempo pieno.

Se a minori costi per lo Stato si può addirittura abbinare – sia pure con un giudizio prudente – migliori vantaggi per il collocamento, è evidente che le preferenze dello Stato devono andare a questo tipo di formazione, che è nell’interesse della popolazione giovanile.

Per queste ragioni ben vengano iniziative come quelle dell’ARAF e dell’azienda guida, la sic ticino, con cui tra l’altro il Governo cantonale ha recentemente rinnovato la convenzione di collaborazione, che tendono – questo tipo di formazione - a allargarlo e a consolidarlo.