07 maggio 2007

INPUT - INternational PUblic Television

(Intervento di Gabriele Gendotti - Consigliere di Stato e Direttore del DECS - di sabato 5 maggio 2007 a Lugano)


Gentili signore e signori,

porgo il saluto più cordiale, mio personale e del Consiglio di Stato, alle persone qui presenti, in particolare ai membri del Gruppo di progetto e del Comitato di pilotaggio e del Comitato editoriale, alle collaboratrici e ai collaboratori che operano nel campo dell’informazione audiovisiva.

In questo mese di maggio la Svizzera è al centro del mondo dell’audiovisivo. Anche il nostro Cantone, che ha una televisione tutta sua, dà così il suo apporto allo sforzo che in particolare il mezzo televisivo fa nel far conoscere il mondo, gli usi e i costumi delle varie popolazioni, i problemi che le politiche locali devono affrontare e risolvere perché ci sia un po’ più di giustizia e sopra tutto perché siano garantite le libertà fondamentali, tra le quali – per citarne due contenute nella direttiva “Televisione senza frontiere” – la libertà di ricezione dei programmi televisivi e la libera circolazione dei servizi televisivi.

Come direttore di un Dipartimento che si occupa della scuola e della cultura mi preme sottolineare l’importanza della televisione nella promozione della diversità culturale. E’ un aspetto dell’informazione che concerne da sempre il nostro Paese in cui le peculiarità delle regioni che lo compongono sono motivi di orgoglio - mi auguro non solo in occasione dei discorsi del primo di agosto. La libertà di ricezione dei programmi televisivi promuove la comprensione, la quale, a sua volta, passa attraverso la conoscenza delle lingue nazionali. Non è qui il momento di aprire un discorso che qualche dispiacere ce lo ha pur già dato.

A proposito di promozione di una televisione senza frontiere mi auguro che grazie alla tecnica – e sopra tutto alla politica – la TSI riconquisti presto quella parte di pubblico del Nord Italia che l’avvento del digitale terrestre ha letteralmente offuscato.

Parlando di scuola e dunque di giovani che crescono in una realtà non certo facile per loro, mi preme sottolineare l’importanza di compiere ogni sforzo per proteggerli non solo dai programmi diseducativi - a sfondo sessuale - e dei quali la televisione satellitare è riccamente dotata, 24 ore su 24, ma anche e soprattutto dai programmi di estrema violenza.

Lo so che le immagini di attualità che scorrono sul piccolo schermo sono ormai un evento di normale quotidianità - perché la violenza è purtroppo motivo ricorrente della cronaca di oggi, che sarebbe assurdo ignorare -. Meno giustificabile è invece la programmazione di programmi di cartoni animati per bambini e ragazzi in giovane età che inneggiano alla violenza, all’uccisione del così detto avversario, allo sterminio di chi non è della nostra idea. Ai giovani non possiamo somministrare giorno dopo giorno modelli negativi che costituiscono, i fatti lo dimostrano, potenziali di emulazione.

Diceva una voce fuori campo l’altra sera: “I nostri programmi si concludono con un film da non perdere”. Seguiva il titolo del film e l’orario: le 23.30. Dico, con un sorriso sulle labbra, che è anche bello vedere un film da non perdere in prima serata.

E’ solo una battuta, che mi permette però di augurare a voi tutti, con un sorriso di ottimismo, che questo incontro sia, come voi dite, “un’opportunità di sviluppo professionale”, ma anche un’occasione di riflessione sul ruolo della televisione nella realtà di oggi, una televisione sempre più presente nelle nostre case, una televisione che sempre più influisce sul nostro modo di comportarci, di vedere i problemi della vita, di presentarci agli altri.

E’ un mezzo di comunicazione potente e utile anche per le nostre scuole, a condizione che il prodotto televisivo sia accompagnato dalla capacità di giudizio del docente a scuola e dei genitori a casa. Vuol dire educare i giovani ad assumere un atteggiamento critico di fronte all’informazione.

Scrivete in un documento sui servizi audiovisivi e d’informazione: “La lotta contro la circolazione di contenuti dannosi per la dignità umana e la tutela dei minori è indispensabile per permettere lo sviluppo di nuovi servizi audiovisivi e d’informazione in un clima di fiducia.”

Allargando il campo dei servizi, si tratta della fiducia nel mezzo d’informazione che è l’autenticità dell’immagine che appare sullo schermo o delle parole di chi riferisce i fatti. E’ la verità dell’informazione, tema onnipresente, oggi come domani.

Il servizio pubblico e privato di informazione all'utente, che è anche cittadino, deve dunque passare attraverso l'autenticità dell'immagine e la ricerca della verità. È da qui che passa la credibilità dei servizi audiovisivi e di informazione.

Vi ringrazio dell’attenzione.