15 dicembre 2006

Comitato cantonale del PLR

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - al Comitato cantonale del PLR del 14 dicembre 2006 a Canobbio)


[fa stato il testo parlato]


Caro presidente
amiche e amici liberali radicali

mi sono chiesto come presentarmi, visto che ognuno di voi mi conosce, sa quali sono le mie virtù e quali sono i miei difetti.

Questa è la mia ottava campagna elettorale al servizio del Partito liberale radicale, quel partito in cui mi riconosco anima e corpo, anche nei momenti difficili, per i valori e gli ideali che porta con sé e sono stati e sono la premessa per contribuire al progresso di un Cantone a cui vogliamo bene e al quale vogliamo dedicare le nostre forze migliori.

Nel corso degli anni di esperienza come consigliere comunale, deputato in Gran consiglio, Consigliere nazionale a Berna e Consigliere di Stato a Bellinzona ho maturato un'esperienza che mi aiuta ad affrontare situazioni nuove con altrettanto nuove sensibilità – senza mai cedere alle tentazioni di conservatorismo e cercando di rimanere fedele ai valori che sono alla base del mio agire di uomo politico liberale radicale.

In altre parole ho cercato di rimanere me stesso, con il mio passo di montanaro, coerente con le mie idee, nel rispetto di un metodo liberale fondato sulla capacità dell’uso della ragione critica. Un metodo liberale che pone al centro di ogni riflessione l'individuo, con i suoi diritti e le sue libertà. Un individuo al quale va riconosciuta grande dignità, indipendentemente dalle sue origini sociali e culturali. Sopporto sempre meno chi è duro nei confronti dei più deboli, mentre è strisciante e servile nei confronti dei potenti.

Ai nuovi problemi dobbiamo trovare nuove soluzioni attraverso riforme senza le quali viene indebolito lo Stato forte e laico come lo vogliamo noi. Attribuisco un'attenzione particolare al ruolo dello Stato e alla credibilità delle sue istituzioni. Uno Stato comunque non invadente, non burocratico, capace di rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini, di sostenere la conoscenza, l'innovazione e lo sviluppo economico, di creare occasioni di crescita e di lavoro per tutte e tutti.

Come liberale radicale voglio continuare ad impegnarmi per una riforma strutturale della società e delle istituzioni che si fondi su principi di equità e di giustizia, di solidarietà e di tolleranza e sappia valorizzare e premiare chi sa assumere la responsabilità che spetta ad ogni individuo.

Credo nel libero mercato come elemento a sostegno del benessere e generatore di opportunità che ognuno di noi può cogliere. Credo anche che lo sviluppo di una società non si misura solo in aumento del PIL e di massimizzazione degli utili, ma anche dalle occasioni di crescita sul piano morale e intellettuale. Credo anche di aver dimostrato di sapermi assumere fino in fondo le mie responsabilità di uomo di governo soprattutto nei momenti in cui ho preso decisioni difficili o impopolari oppure quando ho assunto oneri supplementari nell'interesse del Paese e sicuramente anche del partito. Invece di farmi coinvolgere in polemiche ho scelto di rimboccarmi le maniche.

Ho l'abitudine di dire quello che penso. Non me la sento di dire ciò che la gente vuole sentirsi dire - così come ti consiglia qualche esperto di marketing più attento ai blog che non ai veri bisogni della gente - perché rifuggo dalla politica-spettacolo e perché lo ritengo poco serio e una mancanza di rispetto nei confronti della cittadina e del cittadino che ti hanno dato la loro fiducia.

Mi considero un uomo della gente - un uomo che ascolta la gente - per capirne i problemi, i bisogni e le aspirazioni. E il Partito liberale radicale, se vuole continuare ad essere il motore di questo Cantone, deve continuare ad essere un partito della gente, interclassista in cui tutte e tutti si sentono a proprio agio, sanno di essere apprezzati per ciò che sono.
Se, come ho sentito in un'intervista alla TV, il partito dovesse ridursi ad essere solo - cito - il "partito dell'economia", allora prepariamoci a cedere il timone a qualcun altro.

Ho sofferto negli ultimi tempi nel vedere scandali e scandaletti in cui sono stati coinvolti personalità del nostro partito. Perché per me essere liberali radicali significa assumere fino in fondo comportamenti improntati al rigore, alla trasparenza, alla correttezza e alla rettitudine. Significa guardare in faccia alla realtà senza ingannare la gente con cortine fumogene o promesse da marinaio. Significa guardare in faccia l'avversario politico, uscire allo scoperto con dignità e onore, quindi non operare nel fitto sottobosco dei lunghi coltelli.

Mi sono battuto per un riequilibrio delle finanze pubbliche adottando una serie di misure strutturali - forse le uniche di un certo rilievo - che questo governo ha conosciuto e che mi sono costate parecchio.

Ma ho capito che in questo Cantone per uscire da una situazione di immobilismo condizionato da una situazione finanziaria sempre ancora disastrosa è necessario costruire un consenso che - come l’esperienza insegna - può passare solo dall’abbandono di posizioni ideologiche esageratamente rigide, spesso al limite dell’intransigenza.

Mi sono battuto e continuerò a battermi per un servizio pubblico efficiente e di qualità. Primo fra tutti la scuola pubblica e, di riflesso, per l'intero progetto che ruota attorno al Ticino della conoscenza, che è poi uno dei pochi progetti di ampio respiro che stanno dando grandi soddisfazioni e prospettive di sviluppo a un Cantone che vuole assumere un ruolo sempre più importante nella produzione e divulgazione del sapere.

In politica ciò che contano sono i fatti. Al termine di questi quasi 7 anni di Governo credo di poter presentare tutta una serie di fatti e realizzazioni concrete soprattutto nel campo del Ticino della conoscenza e in quello della cultura, del tempo libero e dello sport.

Amiche e amici affronto questa nuova campagna elettorale che tutti preannunciano come dura e senza esclusione di colpi con la massima serenità, consapevole di aver fatto sino in fondo il mio dovere: non mi lascerò coinvolgere in sterili polemiche e mi farò garante di rappresentare tutto il Ticino dalla Valle Bedretto sino a Chiasso senza anacronistiche divisioni che costituiscono il freno più pericoloso e deleterio per un Ticino che vuole sfruttare al meglio i suoi enormi potenziali di crescita.

E sì, continuerò ad ispirarmi al Franscini, vero riformatore che con grande lungimiranza ha saputo anticipare i tempi nei campi più disparati. Nato povero e, dopo aver dato il meglio di sé stesso al paese, morto ancora più povero ma con addosso una grande dignità.

Una dignità che non va mai persa, né per cedere alle tentazioni del populismo o dell’opportunismo, né per accaparrarsi qualche vantaggio ai fini della campagna elettorale.

È con questo spirito che mi metto ancora una volta al servizio del partito.