12 gennaio 2007

Educazione sessuale nelle scuole

(Intervendo di Gabriele Gendotti - Consigliere di Stato e Direttore del DECS - in occasione della conferenza stampa per la presentazione del Rapporto "Educazione sessuale nelle scuole" di venerdì 12 gennaio 2007 a Bellinzona)


Gentili signore e signori,

Negli anni 70 il mondo ticinese - la scuola, la famiglia, l’ambiente politico, le associazioni magistrali, i mass-media – fu letteralmente scosso da un terremoto il cui epicentro fu un’aula scolastica in cui si decise di introdurre l’educazione sessuale. Le reazioni personali e pubbliche si manifestarono nel cantone in forma molto passionale e critica. Non è una novità: succede sempre così di fronte a eventi che scuotono la routine quotidiana.

Ma quello fu un vero terremoto anche perché il fatto incrinava uno dei punti, ritenuti fermi fino a quel momento dalla società, in primo luogo dalle famiglie: quello secondo cui la formazione affettiva fosse un ruolo della famiglia, mentre alla scuola era riservata l’istruzione. Vigeva dunque una suddivisione fra le diverse componenti della società a cui venivano attribuiti compiti differenziati di formazione dell’individuo: c’erano la famiglia, la scuola, le chiese, le associazioni locali e i mass-media che nel corso degli anni avrebbero assunto un ruolo ben più significativo nel processo di crescita dei giovani.

Oggi, quasi quarant’anni dopo, è difficile dire fino a che punto quella suddivisione sia stata sostituita da uno sforzo comune che miri a raggiungere obiettivi condivisi. Quest’ultimi riguardano la formazione globale della persona, la capacità dei giovani di affrontare le realtà della vita, il rispetto della tradizione ma anche la forza di aprirsi a nuovi scenari. Ma è anche la forza di superare il disagio in una società in cui sono cadute certezze e autorità e nella quale la diversità immerge la giovane e il giovane in una realtà che ha aspetti inattesi e talvolta inquietanti.

Le tesi del Rapporto, presentato oggi, possono trovare applicazione nella realtà scolastica, solo con il coinvolgimento di tutte le componenti educative della società, in primo luogo della scuola e della famiglia; anche se – lo si deve pure ammettere - non è facile dare sostanza a questo coinvolgimento in un momento in cui si tende a delegare alla scuola sempre più compiti, che vanno oltre quelli di formazione, di educazione e – specchio dei tempi – di integrazione individuale e sociale.

Gli autori del Rapporto partono dunque dal presupposto che ogni agente educativo - sia esso la scuola, la famiglia, un gruppo giovanile, il territorio – interviene sulla persona in modo globale perché ogni singolo intervento tocca tutte le dimensioni dell’individuo e non una sola singola parte. L’educazione diventa così un’opera di coerenza, frutto della condivisione di valori universalmente accettati e di obiettivi educativi fondamentali.

In questo senso, il campo dell’educazione sessuale è esemplare, perché coinvolge il piano fisico, emotivo, etico e sociale e non può ridursi a sola informazione nelle aule scolastiche.

La composizione del Gruppo di lavoro sull’educazione sessuale, istituito dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport e dal Dipartimento della sanità e della socialità, è lo specchio di questo approccio al tema. Lo compongono la dottoressa Caranzano-Maître, medico-pediatra, e i rappresentanti dei vari ordini di scuola, del campo dell’educazione sessuale, delle famiglie, della chiesa cattolica e della chiesa evangelica.

Il metodo con il quale si affrontano problematiche complesse che influiscono sul vivere nella società attuale e sul modo di concepire i rapporti tra individuo e individuo, tra individuo e società, non può più essere lasciato alla sola buona volontà o all’iniziativa del singolo, né essere frutto di improvvisazione.

Il Rapporto del Gruppo di lavoro rappresenta dunque una base su cui continuare a costruire, come si legge nel comunicato stampa, una cultura dell’educazione sessuale nella scuola. Vuol dire promuovere la formazione globale dell’individuo, così come è stato detto prima, che non può prescindere dall’educazione alla salute e quindi nemmeno dall’educazione sessuale.

Dalla consultazione ci attendiamo proposte e suggerimenti che consentano di affinare il compito educativo della scuola, coerente a valori e a obiettivi condivisibili dall’intera comunità. Questo anche perché la curiosità del bambino prima e dell’adolescente poi ottenga risposte chiare, suscettibili di rafforzare nel loro animo il rispetto di se stesso e degli altri.