27 settembre 2006

Festa federale di tiro della gioventù

(Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - del 25 settembre 2006 a Mendrisio in occasione della presentazione ufficiale della Festa federale di tiro della gioventù che si terrà a Mendrisio nel 2007))

[fa stato il testo parlato]

Signor presidente della Festa federale di tiro 2007,
Signori rappresentanti della Federazione ticinese delle società di tiro e della Federazione svizzera sportiva di tiro,
Gentili signore e signori della stampa,

Ai saluti e agli auguri di successo, espressi di chi mi ha preceduto agli organizzatori della prossima Festa federale di tiro della gioventù, aggiungo quelli del Consiglio di Stato e i miei personali, come responsabile di un Dipartimento che si occupa di sport. Perché per chi vi parla il tiro è uno sport a tutti gli effetti che rientra pienamente nei settori che il DECS sostiene nella sua politica a favore delle attività sportive anzitutto nelle categorie giovanili.

Tiro come disciplina forse non troppo spettacolare per lo spettatore, ma dietro la quale vi è il fascino del gesto tecnico, della concentrazione e della precisione. Sport dietro il quale ci sono i veri valori che contano nella vita, ad iniziare dall’amicizia e lo spirito di squadra, ma anche la determinazione nella ricerca del punteggio migliore, nel raggiungimento degli obiettivi individuali o di squadra. Lo sport che ti insegna a lottare, anche con te stesso, senza cedere alla facile tentazione di delegare ad altri, magari alla mamma Stato, la risoluzione dei problemi.

Questo incontro mi suggerisce altre due brevi riflessioni.

La prima riflessione è di carattere per così dire politico. Benvenuto ogni incontro a livello svizzero che avvicini i giovani provenienti da ogni angolo del Paese. E’ un’occasione per scambiare esperienze e opinioni, ed è anche un’occasione per guardarci in faccia, per parlare. Dico qui con parole semplici quello che il Consiglio federale afferma, con parole più solenni, a proposito della promozione della coesione nazionale.

Mi fa dunque molto piacere prendere atto dell’impegno e della responsabilità che si sono assunti il comitato organizzatore della Festa, dell’entusiasmo che anima le persone che lo compongono, della consapevolezza che così facendo si lavora anche per l’immagine di un Ticino dinamico, pronto non solo ad accogliere gli ospiti con parole di benvenuto, ma anche a offrir loro il frutto di un lavoro fatto con coscienza e competenza.

La seconda riflessione deriva dalla mia posizione di responsabile di un dipartimento che si occupa di sport. Vorrei che la Festa federale in programma l’anno prossimo fosse anche un’occasione per ravvivare quei valori dello sport, oggi purtroppo un po’ sbiaditi, come la competizione vissuta con onestà, il rispetto dell’avversario, la vittoria e la sconfitta non considerata alla stregua di una guerra vinta o persa.

Compete oggi a tutti coloro che si assumono l’impegno di organizzare competizioni, non importa in quale genere di sport, di mantenere viva l’idea di uno sport che è, tra tante altre cose, conoscenza dei propri limiti, dominio dei propri movimenti, ricerca di emozioni che segnano la nostra vita. Forse è superato – e per i nostri tempi un po’ ingenuo - il famoso detto di De Coubertin: “L’importante è partecipare”. Su un manifesto di un centro sportivo dei giovani hanno completato il detto con la frase “Ma è anche bello vincere.” Hanno ragione i giovani. Ma si tratta di dare alla vittoria il senso giusto.

Rinnovo gli auguri di successo agli organizzatori e ringrazio gli organi centrali della Federazione svizzera della fiducia accordata al Ticino.