29 agosto 2006

Festival del Film di Locarno, Colazione in onore del Consigliere federale Pascal Couchepin, Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato

(Festival del Film di Locarno, Colazione in onore del Consigliere federale Pascal Couchepin,
Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - del 3 agosto 2006)

Saluto con particolare piacere
il Consigliere federale Pascal Couchepin,
i consiglieri nazionali e agli Stati,
il sindaco di Locarno Carla Speziali,
il presidente del Festival Marco Solari e il direttore artistico Frédéric Maire.

Gentili signore e signori,

Ritrovarmi qui, tra le personalità che animano questo Festival, le amiche e gli amici di questa manifestazione poliedrica per la varietà dell’offerta che illumina di viva luce la vita culturale del nostro Paese e si distingue per la sua originalità nel panorama internazionale, è un vero piacere, ma sopra tutto un grande onore.

Monsieur le Conseiller fédéral,
J’ai le grand plaisir de vous renouveler la plus cordiale bienvenue dans mon canton et j’apprécie votre fidélité à cette manifestation. Je m’exprime à mon nom personnel et au nom du Conseil d’Etat.

Le Festival de Locarno est un événement qui fait honneur non seulement au Tessin, mais à la Suisse toute entière. En effet, grâce à l’engagement de toutes les personnes qui font partie de l’équipe de travail du directeur Maire, grâce aux contacts établis avec les pays de tous les continents et grâce à la qualité finale du produit, la Suisse se révèle un pays ouvert aux nouveautés de ce monde dans le cadre de la production artistique, mais ouvert aussi, grâce justement à cette production, aux problématiques actuelles de l’existence humaine dans un monde où la paix reste trop souvent et malheureusement un rêve lointain.

Ho sempre sostenuto e ribadito con forza che il futuro di un Paese non dipende solo da fattori economici o dai successi della tecnologia. Nessuno ne nega l’importanza, ma contribuiscono a rinvigorire il grado di civiltà di una Paese nella misura in cui inducono alla riflessione e a porsi domande sul genere di crescita che vogliamo coltivare a favore della comunità.

E forse vale la pena di ribadire a chi ancora ha difficoltà a guardare oltre l’orizzonte di casa propria e contesta ogni iniziativa del nostro Paese che mira ad aiutare gli altri, anche finanziariamente, e a stabilire nuovi contatti con realtà sociali ed economiche in divenire, che il frutto che maturerà dalle nuove collaborazioni alimenterà le due parti.


Non si tratta solo della localizzazione di imprese svizzere in altri paesi e dell’apertura di nuovi mercati, ma anche di fare in modo che non si prosciughino sorgenti di nuovo sapere alle quali già altri si abbeverano e alle quali noi stessi già ci abbeveriamo. Pensiamo solo alle molte partecipazioni dei nostri istituti superiori di formazione e di ricerca a progetti di ricerca internazionali. Il nostro futuro è l’intreccio dei futuri di tutti: quello del nostro Paese e quello degli altri paesi. Rimanerne esclusi è una follía.

Ecco perché il Festival è una finestra aperta sul mondo e dunque un formidabile momento di riflessione, di confronto e d’incontro sui grandi problemi che assillano la contemporaneità. Il suo programma è come uno specchio critico di ciò che si muove in profondo nella nostra società.

Alla sua dimensione culturale s’aggiunge dunque quella civile. Festival libero. Festival aperto. Festival autonomo, una liberà forse pagata con qualche difficoltà in piú. Ma in ciò consiste il suo valore aggiunto. Ne sono convinto io. Ne sono convinti i miei colleghi di governo. Ne sono convinti i parlamentari che hanno votato i crediti quadriennali.

A proposito dei nodi ancora da sciogliere e delle necessità del Festival di avere sale moderne ed efficienti, di strutture stabili che consentano di contenere i costi e di sfuggire alle bizze del tempo d’agosto, ecco proprio di questi giorni la presentazione del progetto del “Palacinema” o della “Torre del cinema” che deve diventare, secondo il sindaco Carla Speziali “il simbolo di Locarno che si proietta nel futuro” e “l’emblema del coraggio di una città di affrontare nuove sfide.”

Il nuovo progetto è definito “un bel regalo sotto l’albero di Natale”[1], o “il trenino che un bambino aspetta a Natale sotto l’albero!”[2] Faccio mio l’auspicio espresso dal presidente dell’Ente turistico e cioè che “il progetto possa realizzarsi in tempi brevi e non rimanere nel cassetto per anni.”[3]

Ma non si tratta soltanto di destinare nuovi spazi al Festival. Si tratta anche di chiudere in un abbraccio che duri tutto l’anno il Festival d’agosto con manifestazioni, conferenze, giornate di studio ed altro che roteino attorno al campo della cinematografia. E’ uno squarcio di futuro che potrebbe aprirsi. Penso concretamente all’ingresso di una nuova scienza – almeno per il Ticino – accanto a quelle recenti, appena riconosciute a livello politico, del teatro e della musica all’interno di un ambito formativo di livello universitario.

Da politico a politico e per concludere: auguro a Carla Speziali che il suo sogno prenda forma, che mantenga l’energia necessaria per condurre la nave in porto e che faccia gli scongiuri, per dirla con il vostro presidente della Regione[4], contro la “ricorsite” che – lui dice – affligge i locarnesi. Ma non solo loro – dico io.

Perché il progetto che dovrà essere elaborato e sviluppato non concerne infatti solo il Locarnese. Ma non ha senso ripetere qui cose ovvie. Si tratterà, in altre parole, di decidere a quale categoria apparterrà il “trenino” che non piú il bambino, ma gli organizzatori del Festival e la città si aspettano di veder sfrecciare sui binari verso il futuro. Sarà un superveloce e ultramoderno “Eurostar”? o una nuova composizione le cui fermate serviranno a guardarsi attorno e a riflettere su quello che si fa e a decidere la prossima tappa di un percorso che non sarà sempre in pianura?

Perché dev’essere chiaro che dalle decisioni che si prenderanno e dai tempi che occorreranno per prenderle dipenderà il futuro di questo Festival.

Monsieur le Conseiller fédéral,
Bismarck disait que la politique n’est pas une science exacte, mais un art. Je me demande : Est-elle aussi l’art de transformer un rêve en réalité ? Je fais le vœu au maire de Locarno que les personnages qui habitent son rêve – la Confédération, le Canton, le Tessin, sa ville de Locarno – lui montrent un sourire prometteur.
Merci encore d’être ici avec nous.

Grazie dell’attenzione.

[1] laRegione 29.07.06, pag. 11, Marco Solari
[2] laRegione 29.07.06, pag. 11, Frédéric Maire
[3] laRegione 29.07.06, pag. 11, Flavio Mazzoni
[4] laRegione 29.07.06, pag. 11, Claudio Suter