30 agosto 2006

10 anni del Caseificio del Gottardo, Intervento di Gabriele Gendotti – Consigliere di Stato e Direttore del DECS - del 6 agosto 2006

Caro sindaco di Airolo (Mauro Chinotti),
Caro presidente del Consiglio di amministrazione del Caseificio del Gottardo (ing. Silvano Ceresa),
Ospiti eccellenti, come dice l’opuscolo commemorativo di questa festa di compleanno,
Gentili signore e signori,

Provo un piacere doppio a essere qui presente tra di voi, perché è una festa di compleanno che vivo dalla doppia prospettiva di uomo che da sempre respira l’aria di queste montagne e di politico attento alle vicende cantonali.

Provo il piacere del leventinese di trovarsi in mezzo alla gente della sua valle e di accogliere in queste contrade ospiti che ne condividono l’ebbrezza dei profumi che segnano il ritmo delle stagioni.

O di condividere la voglia di sapori primordiali che mi ricordano momenti felici della vita, luoghi e volti da sempre familiari e quei santéi du časéi di cui ricordi solo il particolare di uno scalino di roccia da superare, la radice in cui non inciampare, il filo d’acqua che lo attraversa, tanto era il peso che portavi sulle spalle da dimenticare il cielo sopra di te.

E bagnavi la čamísa quatru òut al dí come un vero časéi, tu, figlio suo che non sapevi ancora se saresti rimasto lassú o avresti imboccato altri sentieri, perché la tua vita era ancora tutta da disegnare.

Scrive il poeta di questa terra, Giovanni Orelli: “Dei nostri sensi chi ha memoria piú forte è l’olfatto, il gusto.” Ho gustato la sua bella pagina dell’opuscolo del giubileo. Sono i profumi che senti nell’aria quando varchi la soglia del Caseificio. Profumi di oggi, ma anche profumi della memoria. I mirtilli degli alpi, da Pesciúm a Crúina, profumano lo yogurt fatto in casa.

E provo il piacere del politico, attento e talvolta preoccupato per il futuro della nostra economia, nel prendere atto del successo di un’iniziativa che il vostro presidente definisce “coraggiosa” e che, superate le difficoltà di ogni inizio, si è trasformata in una presenza ormai consolidata qui ai piedi delle Alpi.

Anche se lo scetticismo fa parte del nostro DNA di ticinesi, i tempi in cui si facevano scommesse sul successo dell’iniziativa, quelli del fè sü na butèglia, sono finiti. La buona bottiglia si beve oggi non scommettendo ma gustando i formaggi che hanno nomi legati alla storia, al sudare di chi - avanzando come il gambero - ha posato un dado dopo l’altro sulla vecchia strada del passo o a discese sulla neve quando il ghiacciaio si allungava fino a lambire il torrente: Gottardo, Tremola, Lucendo.

Il Caseificio è un’attrazione per i turisti. Ma non solo per chi va e viene sull’asse stradale della A2. Ci sono sempre molte auto targate TI posteggiate qui fuori, perché molte sono le persone del nostro cantone che salgono apposta al Caseificio per comperare prodotti genuini o consumare un pasto altrettanto genuino. E’ dunque una struttura che attira gente ad Airolo, anche se qualcuno dall’altra parte del fiume potrebbe obiettare che quella gente si ferma quasi tutta da questa parte.

Il Caseificio è lavoro per chi resta in valle. E’ un esempio di attività che cresce e limita lo spopolamento della valle, anche se l’autostrada almeno un vantaggio ce l’ha: quello di avvicinare la città in cui sono concentrati i posti di lavoro al proprio domicilio. Mi permette di lavorare a Bellinzona e di tornare in valle ogni sera.

Auguro al Caseificio, a nome mio personale e dei colleghi del Consiglio di Stato, altri gustosi e profumati anni di successo e mi auguro anche che attorno ad esso, qui nell’alta valle, nascano e fioriscano altre iniziative – genuine, un invito a scoprire il territorio - ora che gli obici sparati dal forte non vanno piú a colpire le pietraie sotto il Pass di sass e che in un futuro non tanto lontano la traversata delle Alpi sarà solo un viaggio dentro un tubo.

Ci sono occasioni da non lasciarsi sfuggire. Un programma d’azione per le prossime legislature, caro signor sindaco!

Grazie dell’attenzione.